Commento

Anche poeta: Joan Baez e l’intimo in lirica

Una carriera musicale durata oltre sessant’anni e un incrollabile attivismo nel sociale e nelle arti: è anche poeta, Joan Baez. Che con Quando vedi mia madre, chiedile di ballare (La nave di Teseo 2025) – dall’ultimo verso dell’ultima poesia della raccolta – esordisce anche nel campo della lirica. Il volume si apre con la genesi del libro. Nel corso degli anni, la cantante ha annotato i ricordi in forma poetica su quaderni e fogli. Ora ha scelto di raccontare per la prima volta la sua storia attraverso la poesia. Si tratta, grossomodo, di versi che includono dediche o lettere ad artisti. Bob Dylan: «Robert Zimmerman / figlio dagli occhi azzurri di Duluth / scribacchiava / sogni pensati». Jimi Hendrix: «Io suonai / nella tua scia / che ancora / balenava / nei riflettori». Leonard Cohen: «E Suzanne, quel fantasma sbadato, pura come le nostre convinzioni giovanili, bella come la nuova era».

Ma anche riflessioni intime sull’infanzia, pensieri personali e memorie familiari. Sono poesie che parlano dell’esistenza, dei legami affettivi, della passione per la natura e l’arte. Un diario profondo, se vogliamo, costruito attorno a persone, luoghi ed episodi che hanno lasciato un’impronta significativa nella sua esperienza di donna, figlia, sorella e artista. Alcuni versi sono nati come lampi improvvisi, confessa Joan Baez. Altri sono affiorati lentamente. Le prime stesure poetiche risalgono al periodo tra il 1991 e il 1997, quando la cantautrice scriveva con urgenza quasi compulsiva. Una parte significativa delle poesie è influenzata da alcune delle voci interiori che l’hanno abitata. Protagonisti sono lacrime e nebbia, fattorie e bambini, cani e campane. Luce e paura, laghi e tempo, pinete e giunchiglie. Ma anche un pescatore, un astemio, un corvo, un airone, le galline, un capitano che sonnecchia e cinque angeli.

A determinare l’opera è anche il concetto di sfogo della propria intimità ed interiorità («pensavo in bianco e nero») e ai sentimenti («Ero perennemente ansiosa, insonne, / promiscua, multifobica, depressa»). L’amore è al primo posto della concezione intima di Joan Baez («Non mi pento / di averti baciato / la primissima sera / quando non c’erano giusto o / sbagliato / solo un mondo a parte / e il battito sconsiderato / del mio cuore agitato»). Ma c’è spazio anche per la sofferenza («La sofferenza è un oceano»), la dolce nostalgia («Avevamo sempre saputo, / e nonostante tutto, / che il nostro posto / era fra le braccia della nostra bella mamma»), il tema della maternità («Mio figlio sono mille figli in uno»), la fredda malinconia («Era un marito assente. / Amava mia madre / in modo disperato / fanatico / adorante / cieco / ma non lo faceva bene»).

Amedeo Gasparini

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