I viaggi di Manuela

Un incontro a Vladivostok

Russky

Il ponte Russky.

16 luglio – Spesso un viaggiatore fa incontri strani ma utili. È stato il caso di una coppia di russi, lei medico, lui che per vent’anni ha lavorato al porto, ha fatto carriera e si è potuto permettere di comprare tre case, una per viverci, le altre da affittare. La figlia vive in Germania, doveva essere una residenza di studio e poi ha sposato un tedesco e da là non si è più mossa. Li conosco in banca, sono appena tornati dalla visita famigliare e si sono offerti di accompagnarmi all’isola di Russky, interessante con le sue fortezze, i sotterranei, i punti strategici nascosti nel folto della vegetazione, per capire i baluardi di difesa dei russi. Sede di un presidio militare è stata aperta agli stranieri solo nei primi anni 2000, ben più tardi della città. L’isola o si raggiunge in battello oppure in auto, come nel mio caso, così i ponti, oltre ad averli visti dalla costa ed esserci passata sotto con la gita per il golfo, li attraverso anche. Ed è allora che constato da vicino questa tecnologia. Prima il ponte del Corno d’oro, perché questi s’immaginano di essere sul Bosforo con le medesime sfrenate ambizioni edili; e poi il Russky, il ponte dei record e delle polemiche, il più lungo tra quelli “strallati”, cioè sospesi con dei cavi ancorati a piloni, 3100 m. di lunghezza, 1800 di ponte effettivo, 1104 di campata, nel punto più alto, 80 m sopra il mare, a sfidare qualsiasi tipo d’intemperie. Ambizione giudicata spropositata, mentre il rilancio economico che doveva seguire per ora non si vede. Ma la periferia dell’Impero non può più sostenere che Mosca è lontana. I piloni hanno i colori bianco, blu e rosso, quelli della bandiera, un perfetto simbolo patriottico.

Il guidatore è un fiume in piena di informazioni sull’isola, ma anche sulla città e il suo paese, non mancano le contraddizioni, ma anche l’orgoglio dell’essere russo ed un certo scetticismo nei confronti dell’Europa. Con l’aiuto del mio traduttore, vengo a sapere che gli abitanti dell’isola sono 3000 circa, che le infrastrutture turistiche sono ancora poche ma probabilmente questo è il destino sul quale s’investe per il futuro. Lui avrebbe preferito che rimanesse una riserva naturale, protetta. Ci parla anche della corruzione che ha portato il sindaco in prigione. E dell’Università spostata qui, con 10.000 posti letto, riservati però solo agli studenti da fuori città. Gli altri si dovranno arrangiare a percorrere le strade intasate ogni giorno. Passiamo davanti al luogo dove si è tenuto il famoso incontro tra Putin e Kim Jong-Un.

E poi c’è la strada asfaltata a quattro corsie che finisce in un vicolo cieco, mentre le vie che conducono alle abitazioni sono sterrate, fangose e accidentate. Però dice che il mare è pulito, che si vuole rilanciare anche la pesca. Chiedo delle bottiglie di plastica che vedo galleggiare, risponde che sono le reti dei bracconieri. E se sono così a vista perché mai nessuno le rimuove? Perché chi lo dovrebbe fare è chiuso negli uffici con i suoi computer. Ad un epigono di Gogol non mancherebbe l’ispirazione.

Diversi sono i punti panoramici e poi visto che il forte principale oggi è chiuso (l’isola come Vladivostok è disseminata di fortilizi costruiti tra ‘800 e ‘900 per respingere eventuali attacchi giapponesi o americani) ne vediamo un altro il numero 11, con la sua entrata che porta nelle viscere della terra, si possono scorgere dall’altra parte della riva aperture di gallerie che probabilmente costituivano un unico corridoio che permetteva di muoversi in tutta segretezza per l’isola. Tutto costruito da gente del popolo non da prigionieri, una volta tanto.

Il discorso scivola anche su aspetti sociali del vivere russo: si sta bene, afferma, i poveri sono quelli che non hanno voglia di lavorare, ma pare che le attività più faticose siano riservate ai nordcoreani mandati qui dal loro governo a lavorare come schiavi, sono pagati bene, ma devono dare quasi tutto ai loro capi. La maggior parte dei residenti ha casa di proprietà, subito un 25% in contanti e poi un mutuo da estinguere in due anni, certamente meglio di quando dovevano aspettare quarant’anni per avere un’abitazione propria. Il servizio militare è un po’ meno obbligatorio di una volta, c’è un ufficio apposito a cui si può richiedere un biglietto per l’esenzione. In cambio di cosa? Non indaghiamo oltre. Il mio ospite è ricco di aneddoti che svelano i paradossi dell’animo russo. Ad esempio, prima nessuno metteva le cinture di sicurezza, solo gli ubriachi, per evidenti ragioni, così la polizia li beccava subito. Oggi le multe sono severe. Per quanto riguarda l’assistenza medica si afferma che è buona, che chi va all’estero torna poi da un medico russo.

Si stupisce che non gli chieda nulla della Crimea e questo è rivelatore semmai dei pregiudizi che i russi nutrono nei confronti dei cittadini europei. Un tipico russo obbediente e ligio al suo governo, persino all’aumento dell’età pensionabile, con qualche contraddizione. Se si accenna alla questione della libertà di stampa, la libertà di criticare anche il proprio governo, arriva serafica la risposta: e perché mai si dovrebbe? Già perché, nel migliore dei mondi possibili?

2. Continua

P.S.: Al momento non so quando continuerò miei racconti, domani prenderò il battello per il Giappone e avrò sempre l’incognita della connessione. Come si dice, chi vivrà, vedrà…

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