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Pilsner Urquell Experience: museo, degustazione e rito della birra boema

Situato in un elegante edificio Art Nouveau che una volta ospitava una banca, proprio alla base di Piazza San Venceslao – tra i marchi cechi celebri e forse concorrenti nell’immaginario collettivo, Bata e Becherovka – la Pilsner Urquell Experience nel centro di Praga è un museo interattivo pensato per coinvolgere, intrattenere e, naturalmente, far assaporare la birra più famosa di Boemia diventata un biglietto da visita del paese mitteleuropeo a livello mondiale. L’attrazione si estende in un edificio protetto, l’ex Prague Credit Bank costruito nel 1902. Ed è diventata una delle cinque attrazioni turistiche più visitate di Praga, accogliendo visitatori da oltre centotrenta nazioni che vogliono sperimentare la tradizione birraria ceca. La Pilsner Urquell Experience propone infatti un percorso che mescola storia, tecnologia e cultura popolare. La visita si snoda attraverso stanze multimediali con proiezioni, effetti di luce e video, uno spettacolo visivo che aiuta a contestualizzare la nascita della birra Pilsner.

Inventata nel 1842 a Plzeň, Pilsner Urquell fa parte della categoria delle birre pilsner – i settanta per cento e passa delle birre prodotte appartiene a questo stile. Si sale dunque al primo piano e con l’headset si torna indietro nel tempo alle origini della fabbricazione della birra. Il percorso non si limita a celebrare la birra come prodotto commerciale. Ma si sofferma anche sulle difficoltà storiche, i cambiamenti sociali e la cultura legata alla bevanda. Non mancano dettagli tecnici sulle materie prime – acqua, orzo, luppolo – e sul processo di fermentazione, spiegati in modo semplice, avvincente, ma non superficiale. Va detto che chi si aspetta un tour “scientifico” potrebbe trovarsi un po’ spaesato tra gli effetti speciali e le installazioni immersive, più adatte a chi cerca un’esperienza divertente e multisensoriale. La storia, dunque; narrata con tono avvincente, con suoni e voci fuori campo.

Per i popoli antichi la trasformazione del grano in alcol era ritenuta magica. Quella della birra è una tradizione che risale a 7mila anni fa. I “birrifici” dall’Egitto alla Mesopotamia producevano birra cuocendo impasti a base di cereali macinati e germinati. Mettevano questi pani, con lievito, in vasi d’acqua, dove diventavano una sorta di “birra di pane” – o “pane liquido”, termine ancora oggi usato dai cechi per descrivere la birra. Al tempo, la birra era nota come “liquido d’oro”, simbolo del piacere e della fertilità. La più antica testimonianza della produzione di birra in Boemia è del 993 d.C., nel monastero di Břevnov a Praga, che aveva la garanzia di un profitto grazie al monopolio sulla birra concesso da un decreto papale. I monaci la servivano ai viaggiatori e ai pellegrini. L’ospitalità è una tradizione ceca che continua fino ai giorni nostri e iniziò proprio allora.

Nel 1250 d.C., re Venceslao I incoraggiò Papa Innocenzo IV ad abolire il divieto sulla produzione di birra non monastica – rendendola un’attività popolare. Le birrerie sorsero rapidamente nelle città e nei paesi che ottennero i diritti di produzione: Svitavy nel 1256, České Budějovice nel 1265 e Plzeň nel 1295. Il primo re di Boemia – poi imperatore del Sacro Romano Impero germanico – Carlo IV fu un feroce protettore dell’“oro verde”: il luppolo. E lo fece proteggere tramite leggi; ancora oggi ha un certificato di origine. Ma il “santo patrono” della Pilsner Urquell è Venceslao II. Espansore dell’Impero boemo, fondò Nuova Pilsen come città reale e concesse il diritto di produrre birra alle duecentosessanta famiglie fondatrici, che si misero al lavoro. Raccolsero il grano dai campi, attinsero l’acqua pura, assaggiarono il luppolo della regione e iniziarono a produrre birra. Pilsen vide nascere una tradizione birraria ben organizzata.

Le leggi medievali che proteggevano i mercati della birra cittadini furono abolite e cominciarono ad apparire taverne indipendenti. I loro proprietari erano liberi di vendere qualsiasi birra volessero, proveniente dai borghesi, da altri birrai, prodotta a basso costo o dalla nobiltà. Giunti a questo punto della Storia – e dell’esibizione – si entra in una sala allestita a taverna, dove si può gustare un primo assaggio di birra. A furia di parlarne, è venuta sete! Ed è freschissima, densa, schiumosa, intensa. Si “interloquisce” qui anche con Josef Groll, ritratto alla parete e considerato il creatore della Pilsner. Verso la fine degli anni Trenta del XIX secolo, a Plzeň, la popolazione cominciò a preferire le birre a bassa fermentazione, spesso importate e più economiche, rispetto a quelle locali ad alta fermentazione. Questa tendenza causò gravi problemi ai produttori locali: la birra rimaneva invenduta, andava a male e i fusti dovevano essere eliminati.

Nel 1839, i cittadini con il diritto di produrre vollero costruire un birrificio innovativo, per birre a bassa fermentazione, resistenti nel tempo. E chiamarono Groll, esperto birraio bavarese noto per le sue competenze nella lager. Nativo di Vilshofen an der Donau, vicino a Passavia, il 5 ottobre 1842 Groll produsse il primo lotto della futura Pilsner Urquell. Grazie all’acqua leggera di Plzeň, al malto d’orzo tostato in forni in stile inglese e all’uso del luppolo Saaz, la birra ottenne un colore chiaro e brillante, con aromi erbacei e floreali. Un mese dopo, la nuova birra fu servita per la prima volta: fu un successo immediato. La Pilsner divenne molto richiesta; e con essa lievitò anche l’export verso altri paesi – arrivò prima Pilsner Urquell a New York della Statua della Libertà! Al termine del tour storico, si passa per la sala gaming, che conferma l’elemento ludico della Pilsner Urquell Experience.

La Tapster Academy – un minicorso di spillatura da prenotare – e la Beer Sommelier Dinner sono riservate solo agli adulti. Che, come i piccoli, qui comprendono che la birra bionda non è tutta uguale. E non solo a livello di sapore, ma di schiuma. Esistono, difatti, almeno tre modi tradizionali di servire la Pilsner, con diversi livelli di schiuma: “mlíko”, “snýt”, “hladinka”. È curioso pensare che l’arte di versare una birra sia così “codificata” e considerata parte integrante dell’esperienza di fruizione di un boccale di birra, possibilmente fresca in queste temperature estive. Dunque, non si tratta solo di “bere”, ma seguire un rito. La degustazione finale nella Beer Hall al secondo piano corona l’esperienza con due boccali da birra spillata da 0,3 litri l’uno. Non ci si aspetti la semplice birretta da pub: la nostra bella Pilsner sembra abbia un sapore persino migliore.

Dal punto di vista gastronomico, la Pilsner Urquell Experience offre un servizio ristorativo che tra arredamento e pietanze conferisce qualcosa di profondamente tradizionale, forse medievale, ma assolutamente boemo. La cucina proposta è essenziale, ma efficace: piatti come il gulasch o il formaggio fritto si sposano bene con la birra e offrono un assaggio della regione. Il menu include anche tartare di manzo fresca con pane tostato, cavolfiore fritto. E per chi preferisce qualcosa di dolce, strudel con caffè e dolci tradizionali cechi con crema alla vaniglia, da consumare anche in piazza, sotto gli ombrelloni verdi, rossi e bianchi. La Pilsner Urquell Experience è pensata per turisti e appassionati di birra: un percorso studiato per essere divertente e “instagrammabile”. Apprezzabile, ma non eccessiva, la teatralità nel percorso. Tuttavia, ciò non toglie che questo sia un ottimo modo per capire perché questa birra ha lasciato un segno nella storia europea.

Amedeo Gasparini

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