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Avevano già fatto il primo pasto dopo che la nonna si era alzata alle luci dell’alba, però il loro momento di follia si svolgeva quando scendeva dal letto anche il resto della famiglia, radunandosi intorno al tavolo per la colazione. Era il loro momento e il divertimento circense per la bambina: dal pavimento al divano, al bracciolo della poltrona, allo schienale della sedia, al piano del buffet, senza più toccare terra e alla fine del cerchio aereo planando sulla tovaglia, facendo traboccare il caffè dalle tazze… “Giù, dal tavolo!”. Al grido della mamma, qualcuno scendeva immediatamente spaventato, ma c’era sempre chi assumeva un’aria di sfida, a muso duro. E l’unico modo per toglierselo dal tavolo era riempirgli un piattino di latte e posarlo a terra. Ma anche se non era il massimo dell’igiene, alla bambina piaceva condividere la colazione con il suo quattrozampe, lei beveva, lui slappava.
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Quando volevano uscire, si piantavano davanti alla porta. Quando volevano rientrare, dato che la casetta era ad un solo piano, saltavano sul davanzale della finestra del salotto per farsi vedere. Ma c’era anche un altro modo: la porta finestra della cucina che aveva una zanzariera, ora piena di strappi, perché i gatti per farsi sentire (mica si era sempre in cucina!) si arrampicavano, i più timidi solo poco da terra, ma i più intraprendenti arrivavano quasi in cima, con le quattro zampe appese e spalancate come se fossero in croce, il rumore era inequivocabile, non rimanevano molto in quella posizione prima che qualcuno venisse ad aprirgli. Quando pioveva uscivano comunque per i loro bisogni e al momento di rientrare…: “gatto zuppo in arrivo!”. La bambina era pronta ad accoglierlo con un asciugamano di spugna e con una certa perfida soddisfazione avvolgeva e strofinava il felino, nonostante le sue proteste per cercare di asciugarlo un po’, prima che bagnasse e spruzzasse ovunque in casa, scrollandosi e rotolandosi sui tappeti e sul divano…
Manuela Camponovo
(9. Continua)
