Teatro

Locarno, “La felicità di Emma” con Rita Pelusio

Rita Pelusio in La felicità di Emma. © Gianni Giacovelli

Mercoledì 11 e giovedì 12 gennaio alle ore 20.30, va in scena al Teatro di Locarno La felicità di Emma, diretto da Enrico Messina e prodotto da PEM – Habitat Teatrali, Piazzato Bianco. Rita Pelusio, tra le voci più originali dell’arte comica contemporanea, interpreta questa storia tratta da un romanzo dell’autrice tedesca Claudia Schreiber. Emma è una donna forte, libera e rude, abituata e costretta dalla vita all’assenza di un amore; Max è un uomo prigioniero di se stesso e delle sue abitudini, timoroso, che non ha mai trovato il coraggio di amare e che di vita davanti sa di non averne più. Lo racconta, col sorriso appena accennato e la voce leggera, una spaventapasseri, che altri non è che lo sguardo di Rita stessa con i suoi amori, i suoi dolori, i suoi dubbi, i suoi timori, il suo sguardo sulla vita.

Enrico Messina: «Questo spettacolo risponde ad un’urgenza profonda dell’attrice che lo porta in scena. Rita desiderava intensamente affrontare il tema del fine vita, consapevole del rischio che questo porta con sé. L’incontro con il libro delicatissimo di Claudia Schreiber è stato la scintilla che ha innescato il processo perché è proprio vero che per arrivare a toccare il cuore e la mente degli spettatori non basta avere una buona storia, ma bisogna avere un buon motivo per raccontarla. Nella riscrittura del testo, con lei e Domenico Ferrari, e poi nella messa in scena ho allora cercato di tracciare un percorso che, nel districarsi tra le tantissime e letterarie immagini dell’autrice tedesca, riuscisse a comporre una narrazione che aiutasse Rita a conservare la “leggerezza” della fiaba senza fuggire la profondità del tema affrontato. Abbiamo scelto di lavorare sulle fragilità, piuttosto che sui suoi punti di forza di attrice. Ci siamo sbilanciati alla ricerca di un disequilibrio che è stato prezioso alimento per nutrire la scena di intensità e verità, sempre muovendoci su un crinale sottile per evitare la retorica e fuggire rischiosi patetismi; e componendo una partitura fisica e gestuale, oltre che testuale, che disegna, in uno spazio contenuto e chiaramente definito, un’atmosfera rarefatta, lenta, luminosa e densa, scandita dal cinguettio degli uccelli, che si dilata nei silenzi del tempo e del campo intorno alla fattoria, e si comprime fino ad esplodere quando nella storia di Emma e Max irrompe il mondo esterno, rumoroso, inconsapevole».

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