Intervista

Benedicta Froehlich sui Diari di Patricia Highsmith

Sono stati ritrovati come in uno dei suoi più celebri film: in un cassetto della sua casa a Tegna, nascosti sotto pile di vestiti, sconosciuti ai più, tranne ai ricercatori che si sono messi sulle loro tracce, convinti che un’anima schiva come quella di Patricia Highsmith (1921-1995) potesse avere l’abitudine di confidarsi e raccontarsi alla carta. Così, i Diari della celebre giallista americana sono riaffiorati alla luce: carte che in tutto raccolgono confidenze e pensieri lungo tutta una vita, e che nei mesi scorsi sono stati infine presentati alla stampa, non mancando con il loro fascino e i loro contenuti di suscitare dibattito, su una figura di scrittrice controversa, ma entrata nel cuore di chi, a Tegna, si era ormai abituato alla sua presenza discreta, silenziosa: persino un’amica con cui a volte assaporare un buon tè – come ci raccontano alcuni abitanti, con tanto di foto ricordo – oppure chiacchierare amabilmente di sé, della vita di paese, dei propri cari. Ne parliamo con la dott.ssa Bendicta Froehlich, che nei mesi scorsi si è occupata di presentare questi Diari in Ticino.

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