Teatro

A settembre al via la XXVIII edizione del FIT: ecco le anticipazioni

IL FIT, Festival Internazionale del Teatro, si distingue da tutto ciò che in Ticino accade intorno al teatro. Si distingue per una scelta coerente, ormai da molti anni, che è quella di creare un contenitore che ha come necessità quella di porsi in una prospettiva di conoscenza, di elaborazione teorica e pratica intorno a quel che per semplicità, per convenzione, chiamiamo scena contemporanea. Si distingue perché un festival è anche e soprattutto, produzioni, laboratori, monitoraggio, incontri, progetti speciali e molte altre azioni ibride. Da ultimo, si distingue perché riesce ad avere uno sguardo plurale che promuove linguaggi e poetiche contemporanee, arrivando a modalità artistiche e progettuali al di fuori delle consuetudini e delle convenzioni, per proporlo ad un pubblico sempre più ampio e trasversale.

Il Festival si terrà quest’anno dal 24 settembre al 6 ottobre. Tra gli spettacoli proposti “Granma: Trombones from Havana”, dei Rimini Protokoll, il 29 settembre nella Sala Teatro del Lac alle 20.30.

Lo spettacolo è una coproduzione europea di LuganoInScena/LAC Lugano Arte e Cultura,che lo presenta a Lugano dopo il successo del debutto berlinese al Maxim Gorki Theater. È un lavoro dei Rimini Protokoll nuovo in tutti i sensi: l’ormai celeberrimo e celebrato collettivo (cosmopolita), tra i grandi protagonisti del teatro contemporaneo, con le sue performance urbane (alla Schauspielhaus di Amburgo anni fa hanno simulato una vera Conferenza mondiale sul clima) e il suo teatro partecipativo dove gli spettatori sono parte integrante della drammaturgia dello spettacolo,  adotta qui la forma del teatro-documentario. Si parte dalla “vita vera” dei protagonisti per interrogarsi su come la rivoluzione di Fidel Castro si è iscritta nelle loro vite e in quella delle loro famiglie e del loro Paese.

A seguire, il 1 ottobre, alle 20.30 sempre al Lac, “Cro No Lo Gi Cal”, di Jasmine Hugonnet. La danza della coreografa Yasmine Hugonnet è fatta di una serena e sensibile attenzione ai movimenti e a ciò che essi evocano. Si interessa al rapporto tra forma, immagine e sensazione, alla (de)costruzione del linguaggio coreografico, al processo di incarnazione e appropriazione. Sul palcoscenico i danzatori, lenti, calmi e tranquilli, sembrano leggere interiormente ogni gesto: cosa evoca in sé un movimento, il più semplice possibile, e quale segno rimanda verso l’altro? La massima concentrazione sul minimo movimento è qui un invito a un viaggio interiore.

Il 3 ottobre alle 20.30, invece, “Imitation of life”, di Kronél Mundruzco e Proton Theatre. Kornél Mundruczó è regista teatrale e cinematografico tra i più significativi nel panorama contemporaneo internazionale. Al FIT 2019 presenta quello che è considerato il suo capolavoro, un’opera intensa e coinvolgente, già ospite di teatri e festival in tutto il mondo, e vincitrice di numerosi e prestigiosi Premi internazionali. Imitation of Life è uno sguardo lucido sulle contraddizioni di una società – ungherese e non solo – in cui prevale ogni forma di discriminazione.

Quindi il 6 ottobre in prima nazionale “Cine”, de La Tristura, alle 20.30, sempre al Lac. CINE, (Kiné), etimologicamente si riferisce al movimento. Come lo definiscono i creatori dello spettacolo, questo nuovo lavorov affronta “il coraggio, il viaggio e il movimento.
La ricerca dell’identità, da un luogo assolutamente intimo, ma con conseguenze politiche”. Immaginiamo un giovane che, per anni, non è stato in grado di iniziare il suo viaggio. Forse per paura o semplice incapacità, forse perché non ha mai trovato il momento giusto. In questo viaggio cerca di trovare risposte sulla sua identità. L’identità di cui non c’è traccia in Spagna sin da quando è nato e fino alla fine degli anni ’70. Ora, quando inizia il road movie, è finalmente impegnato in questa ricerca. Lungo la strada si troverà in situazioni che riveleranno la sua storia e quella di questo paese L’argomento di CINE non è cosa da poco: attraverso la ricerca del protagonista che cerca di trovare i suoi veri genitori, i due registi, Itsaso Arana e Celso Giménez evocano la tragedia di circa 300mila bambini rubati in Spagna durante il franchismo.
Un ricordo doloroso e ampiamente ignorato che non cede al pathos o alla denuncia a senso unico. Non siamo reporters – dicono – né giudici, il nostro compito è quello di condividere questa storia, creando immagini e testi e amplificandola con il nostro linguaggio.

Per la prevendita visitare il sito del LAC.

 

 

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