Impressioni di una crisi

All’insegna della libertà

Il mondo dei cosiddetti no vax è variegato, molto di più di quello di coloro che si vaccinano, le cui risposte sono più o meno simili, per e/o responsabilità civile, per la propria sicurezza, per essere più liberi di frequentare eventi… Almeno qui in Svizzera certe derive politiche sono state evitate.

Tra coloro che invece non vogliono sentir parlare di vaccino, esistono gli arroganti e prepotenti, quelli che insultano e aggrediscono, perché non solo non vogliono vaccinarsi, ma nemmeno usare ogni altra precauzione, né mascherina, né distanziamenti, né igiene, perché ancora non credono al Covid e affermano comunque che loro non si sono mai ammalati e non conoscono nessuno che si è ammalato (che è come dire che non esiste la Groenlandia se non ci si è mai stati).

Poi ci sono coloro che hanno paura, paura dell’ago, del vaccino “perché non si sa cosa c’è dentro” e preferiscono un rischio ad un altro. C’è chi teme i ragni o non va in aereo e contro le fobie irrazionali non si può fare nulla. Tra questi ci sono persone assolutamente miti che dichiarano di stare per conto loro e di non disturbare nessuno. Lo si può capire.

Ci sono anche medici, infermieri che, contro ogni dimostrazione logica (e le statistiche dei contagi) rifiutano di vaccinarsi e c’è comunque una minoranza che ha deciso di curarsi già da molto tempo solo con prodotti naturali o omeopatici. Si possono anche rispettare queste scelte.

Fino a prova contraria esiste il diritto a non vaccinarsi, ma non si può dire che il pass richiesto (e lo sarà sempre più) è un’obbligatorietà mascherata, che provoca discriminazione, perché si può ottenere non solo con la vaccinazione o con l’immunizzazione avendo già fatto la malattia, ma anche con il tampone. Visto che vaccinarsi non è una passeggiata per persone che non vogliono assumersene il rischio, l’alternativa, il tampone, è un piccolo sacrificio richiesto. Resta il problema se la parte che si vaccina deve pagare i tamponi per chi non lo vuole fare. Si potrebbe, voltairianamente, decidere che la comunità deve difendere la libertà di non vaccinarsi, pagando anche per loro.

Ma la libertà, di cui si continua a sbandierare il vessillo e che sarebbe degna di miglior causa (perché non manifestare per quei diritti civili calpestati in molti paesi del mondo?), ha sempre dei limiti anche nelle nazioni più democratiche. Nessuno può fare esattamente quello che vuole. Si può guidare ma esiste un codice zeppo d’indicazioni; si può fumare ma solo in certi luoghi, si può bere alcool ma solo a certe condizioni; siamo circondati da divieti: sui mezzi pubblici, per la strada, nelle convenzioni sociali. Quindi c’è sì la libertà di non vaccinarsi, ancora, però solo fino a quando non si mette a rischio la salute dell’altro. Altrimenti finiremo tutti per essere prigionieri della pandemia. Di nuovo.

Manuela Camponovo

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