Commento

Allo specchio di Joan Didion, con un diario sull’alcolismo

Nel 2021, poco dopo la scomparsa di Joan Didion, è stato rinvenuto in una cartellina portadocumenti un fascicolo di circa centocinquanta pagine non numerate. Nel novembre del 1999, Didion iniziò a vedere uno psichiatra, il dottor Roger MacKinnon, cercando sostegno in quello che lei stessa, in una lettera a un’amica, definì come un periodo difficile. Diario per John (Il Saggiatore 2025) raccoglie le memorie che la scrittrice tenne in quel tempo, scritto per suo marito John Gregory Dunne. Il volume ripercorre con dovizia di particolari, quasi fosse stenografato, il resoconto delle sedute fatte con lo psichiatra, gran parte nel 2000. E termina poco più di un anno dopo l’inizio della terapia. Per mesi, con attenzione e rigore, Didion annotò i colloqui, aprendo uno sguardo profondo e inedito sulla propria interiorità e affrontando tematiche dolorose come depressione, ansia, senso di colpa.

Incontro dopo incontro, si delinea il ritratto di una donna che riflette sul proprio passato, sulle difficoltà familiari e sull’infanzia, sulla fatica del lavoro intellettuale e sulla sua inclinazione a immaginare il peggio. Diverse le riflessioni sul mondo che sta cambiando. Ma il tema principale è l’alcolismo, protagonista della vita di Didion. Le pagine del diario sono ordinate, i capitoletti della stessa lunghezza, quasi come se la scrittrice volesse lasciare un libro a partire dagli appunti. «La dipendenza dall’alcol, come qualsiasi altra dipendenza, è straordinariamente refrattaria a ogni genere di cura. Alcuni ne escono, ma alla fin fine nessuno sa perché». E poi: «Gli alcolizzati bevono per ubriacarsi. Puntano all’oblio. L’alcol però non fa che portarli dritto dall’ansia alla depressione e alla rabbia. Non traggono piacere dalle tappe intermedie. Quindi vanno fino in fondo». «Non è l’alcol. È la personalità. L’alcol entra in gioco come rimedio al disturbo della personalità».

Ma Didion parla anche di auto accettazione, definita come la capacità di sentirsi a proprio agio con se stessi. Poi la tematica dei genitori e dell’educazione dei figli in casa; le amicizie, che «se casuali divertono da giovani, non si sa dove possono condurre, sono misteri. Ma i misteri perdono il loro fascino». Mentre «la timidezza è una forma di paranoia. Si presume di essere il centro dell’attenzione», afferma la scrittrice. «Dietro c’è sempre altro, al di là dei soldi. Amore e odio. Il processo della crescita consiste nell’imparare ad accettare questa ambivalenza». Didion s’interroga sul senso della vita e sull’impronta che si lascia. Il diario mantiene, come ogni suo testo, l’acume, l’accuratezza e la finezza stilistica che la contraddistinguono come autrice. Tuttavia, si distingue per l’intensità emotiva e la vulnerabilità con cui ci permette di ascoltare la sua voce, lucida e forte, anche dentro il dolore più profondo.

Amedeo Gasparini

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