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Antonio Riva, uomo di proposta e mediazione

Direttore generale della SSR dal 1988 al 1996, ha delineato quel modello di servizio pubblico radiotelevisivo che continua tuttora.

Antonio Riva con il suo predecessore alla SSR, Leo Schürmann

Antonio Riva (a destra) con il suo predecessore alla SSR, Leo Schürmann.

È morto nei giorni scorsi Antonio Riva, direttore generale della SSR dal 1. gennaio 1988 al settembre 1996.
Nato a Lugano il 27 dicembre 1935, aveva conseguito la maturità liceale a Engelberg e poi studiato diritto a Berna. Nel 1966 era entrato a far parte della Radiotelevisione della Svizzera italiana, allora TSI, ora RSI. Fino al 1975 era stato capo del Dipartimento Informazione, poi responsabile dell’informazione sul programma e dal 1982 direttore dei servizi del programma alla Direzione generale della SSR a Berna. Nel contempo si era occupato delle questioni giuridiche che sempre più interessavano una radiotelevisione di servizio pubblico confrontata con una regolamentazione sempre più definita degli spazi di trasmissione e ricezione.

Si concludeva l’era, prima di Radio Monteceneri e poi della RTSI, di poter trasmettere ben oltre i confini nazionali. Le trasmissioni attraverso l’etere erano sempre più ambite sia dalle entità pubbliche che da quelle private allora in fortissima espansione. Cosicché quando, nell’aprile 1987 è stato nominato direttore generale della SSR succedendo a Leo Schürmann, Riva s’è trovato confrontato a scenari in rapidissimo movimento. Si trattava in pratica non solo di difendere lo spazio dall’invadenza dei network stranieri, ma nel contempo di dare un’identità alla nozione ed all’applicazione del principio di servizio pubblico, che molti cominciavano a ritenere non più necessario. Ha saputo difendere questo principio non subendo la forza di televisioni sempre più agguerrite, ricche e possiamo aggiungere anche invadenti, ma varando una serie di iniziative, alcune delle quali tuttora in vita. Durante il suo mandato è stata creata l’Unità aziendale Radiotelevisiun Svizra Rumantscha (RTR), è stata lanciata “S Plus”, ha preso il via la liberalizzazione del panorama mediatico svizzero, è stato consolidato il ruolo della SSR nella rete internazionale, è stato attivato l’accesso a Eurosport, Euronews e Arte. Inoltre è stato rilanciato il ruolo della SSR sulla scena internazionale attraverso il rafforzamento del servizio estero di quella che si chiamava Radio Svizzera Internazionale (SRI), e con il forte posizionamento dell’allora Teletext SA. In particolare nel 1990 la SSR viene sottoposta a una profonda riforma strutturale: l’azienda si organizza come associazione di diritto privato e assume la struttura di una società per azioni ispirata al modello di holding. L’anno dopo entra in vigore la nuova legge federale sulla radiotelevisione, grazie alla quale il mandato culturale della SSR viene sancito nella legge e nella Concessione; nell’ambito della riorganizzazione della SSR, Radio Rumantsch diventa un’unità aziendale indipendente. Nel 1993 viene lanciato il quarto canale televisivo, che dal 1995 sarà trasmesso a livello nazionale con il nome di Svizzera 4, destinato a completare le programmazioni regionali e sgravarle in particolare delle trasmissioni sportive. Dalle sue ceneri quattro anni dopo nasceranno i secondi canali televisivi, tra cui l’attuale RSI La 2. Nel 1995, in collaborazione con altre istituzioni la SSR fonda l’Associazione Memoriav per conservare e sviluppare il patrimonio culturale audiovisivo svizzero, anche preservando i propri archivi e rendendoli accessibili al pubblico.

Antonio Riva ha vissuto e interpretato gli anni del grande cambiamento della scena radiotelevisiva riuscendo – come ha ricordato l’attuale direttore generale Gilles Marchand – a sviluppare la SSR quale azienda di servizio pubblico.
Lo si ricorda per le sue capacità diplomatiche come grande, verrebbe da dire insuperabile uomo di mediazione. Quindi uomo di dialogo, di trattativa, di proposta. Di ricerca di quel punto d’incontro che non intaccasse il principio fondamentale della SSR sul fronte del servizio pubblico, forgiando quel modello svizzero che in sostanza dura tuttora.

Dalmazio Ambrosioni

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