Musica

Leonard Bernstein e la sua gioia di far musica

Nel centenario della nascita (è scomparso nel 1990) il Saggiatore propone un affascinante volume di scritti di Leonard Bernstein, a cura di Giovanni Gavazzeni. Bernstein appartiene alla categoria preclara ma anche oscura degli intellettuali e artisti ebraici: preclara per la fama, l’intelligenza, la duttilità, la capacità sintetica, oscura perché non molti sanno che lui e molti altri vengono dal mondo migrante e complesso della cultura yiddish.

A scorrere la biografia artistica di questo pianista, compositore, direttore d’orchestra e brillante animatore dell’universo musicale, c’è da rimanere stupefatti, abituati come siamo a vedere il farsi della musica nei comparti separati – seppur con qualche contatto – della classica, del jazz, del pop, del folk. Per Bernstein i comparti non esistevano, esisteva il concetto di “gioia” del far musica, intesa ahimè talora in senso opposto nelle scuole europee.

Un’idea molto americana, figlia di una terra di mescolanze ed intrecci, un’idea che Bernstein deve aver probabilmente mutuato dall’esempio di un altro illustre yiddish, George Gershwin. Gershwin si era misurato, come autore, con tutti i generi, eccellendo nel songwriting, Bernstein li ha abbracciati altrettanto soprattutto come interprete, ma vanno ricordate alcune musiche di suo pugno, talora memorabili, come quelle per il film-musical West Side Story o per altre celebrate musical comedies, o ancora le opere della fase finale della sua carriera, quali Candide o Kaddish.

Tra l’altro, è stato anche brillante divulgatore musicale in televisione, nella prima decade importante del piccolo schermo, i lontani anni Cinquanta.

Leonard Bernstein, Scoperte, Il Saggiatore 2018.

Luca Cerchiari
Università IULM-Milano

In cima