Commento

Bombardata anche la cultura

Tra gli effetti devastanti della guerra in Ucraina

Il direttore d’orchestra Valery Gergiev, uno dei più importanti ambasciatori culturali della Russia, è finito nell’occhio del ciclone per i legami con Vladimir Putin, amico e benefattore. Aveva prestigiosi contratti in Europa, tutti annullati. La celebre soprano Anna Netrebko annuncia che non salirà sul palcoscenico della Scala di Milano il 9 marzo per Adriana Lecouvreur e si schiera platealmente al fianco di Gergiev. Per contro Elena Kovalskaya, direttrice del Centro culturale e teatrale statale Vsevolod Meyerhold di Mosca, ha dato le dimissioni perché «non si può lavorare per un assassino», e sa quel che rischia. Magnifico esempio di resistenza in un tempo come questo, che non può che essere quello del coraggio. In prima linea ma anche, come noi, in retrovia: ad esempio non svuotando di significato concetti importanti come quello di neutralità.

Da noi il LAC ha annunciato l’adesione a Light for Peace, iniziativa dell’Unione dei Teatri Svizzeri «fortemente scioccati per quanto sta accadendo in Ucraina». Ma la guerra continua, tremenda, con distruzioni anche di musei (come quello storico di Ivankiv, a nordest di Kiev) e danneggiamenti al memoriale di Babyn Yar a Kiev, che ricorda l’eccidio del settembre 1941 in cui i nazisti uccisero più di 33mila ebrei. La situazione peggiora di giorno in giorno con rischi letali anche per le opere d’arte, considerando che l’Ucraina è da sempre culla di grandi artisti. Uno per tutti, Kazimir Malevich, pioniere dell’astrattismo geometrico e delle avanguardie russe, nato nel 1879 proprio a Kiev. Basti pensare al suo Quadrato nero per avere un’immagine dell’abisso in cui si sta precipitando. Anche lui, come altri artisti ucraini prima e dopo, da una parte guardava alle avanguardie occidentali, soprattutto francesi, e dall’altra alla grande tradizione popolare russa. Non agli ambienti del potere zarista e poi bolscevico, ma all’anima russa, ad una tradizione possente da cui sono usciti per dire Tolstoj e Dostoevskij, interpretandola con straordinari slanci d’avanguardia.

Mentre un po’ in tutto il mondo della cultura si vanno alzando voci e iniziative di sostegno e solidarietà, i musei di Kiev, a cominciare dal Museo nazionale d’arte ucraina, sono impegnati nel proteggere le opere d’arte, da straordinarie collezioni di icone sino ai cubisti-futuristi e oltre. Basterà?

Il memoriale ebreo di Babyn Yar

Il memoriale ebreo di Babyn Yar

Per accompagnare l’articolo mi son chiesto quale immagine fosse più efficace. L’imbarazzo della scelta: dal terribile Le conseguenze della guerra, 1637-38 di Rubens, al Quadrato nero di Malevich fino alla cattedrale ortodossa di Santa Sofia con le sue cupole in oro e verde, simbolo della millenaria capitale ucraina e dell’unità del Paese, anch’essa dicono nel mirino degli invasori anche per i dissensi con la sinora silente chiesa ortodossa russa. Scelgo questa forte immagine del memoriale ebreo di Babyn Yar perché le bombe russe le ha già conosciute e perché è impossibile non accostare l’attuale invasione a quella nazista.

Dalmazio Ambrosioni

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