Commento

Cronache dalla guerra di Putin

Jonathan Littell ha raccolto i suoi articoli dall’assalto di Vladimir Putin in Ucraina in un piccolo volume, L’aggressione russa (Einaudi 2023), parlando di guerra di Putin. Perché è bene sottolineare che si tratta della sua esplicita volontà di destabilizzare il continente. Una guerra non necessaria, criminale, devastante. Secondo l’autore, il presidente russo arrivò al potere oltre venti anni fa grazie alla guerra, che da allora è rimasta uno dei suoi strumenti preferiti. Littell è esplicito: «Putin esiste grazie alla guerra, e grazie alla guerra ha prosperato». Però questa guerra potrebbe declararne la fine. Sinteticamente, l’autore ripercorre la carriera del “genio militare”. Un oscuro funzionario del KGB «ottuso operativo» assurto al ruolo di Primo Ministro. Che si è dimostrato brillate a sfruttare le debolezze dell’Occidente. Ha impiegato anni, ma alla fine ha messo il suo governo fantoccio in Cecenia. Ha invaso la Georgia. Si è preso la Crimea.

Ha usato la Siria come terreno di prova del suo esercito, migliorandone il coordinamento. Tramite Wagner in Repubblica Centroafricana e in Libia ha creato deliberatamente instabilità nelle regioni africane attigue. Poi l’Ucraina, il grande boccone. L’autore evidenzia che Putin, durante l’isolamento causato dal Covid, è diventato sempre più paranoico e impregnato dalla sua ideologia panslavista, neoimperialista, ortodossa. Che mira a conferire una patina di legittimità al suo regime corrotto; e attualmente sembra credere alla propaganda che diffonde contro gli ucraini. Ucraini che combattono nonostante siano inferiori in termini di uomini e mezzi. Persone di tutte le categorie, compresi insegnanti, impiegati, casalinghe, artisti, studenti, dj e drag queen, hanno preso le armi per difendere la loro terra. E Putin ha trasformato l’Ucraina orientale in un cimitero, seguendo l’esempio di Groznyj e Aleppo.

In un altro articolo, Littell si rivolge ai russi. Negli anni Novanta, avete sperimentato una certa dose di libertà e democrazia, anche se incasinata, ma autentica, scrive. Tuttavia, il 1991 si è rivelato simile al 1917. Ogni volta che i russi intraprendono una rivoluzione si finisce sempre nel “periodo dei torbidi”. L’autore non ha peli sulla lingua e cerca di immedesimarsi nella mente dei russi in ambito di guerra di Putin. «Che cosa avremmo potuto fare?», si sente dire. «Lo Stato è così forte e noi siamo così deboli» … Paure legittime … Eppure, basta guardare quello che hanno fatto gli ucraini. Che hanno occupato Maidan e hanno obbligato Viktor Janukovyč a scappare. La determinazione degli ucraini è un pericolo per Putin. Essi dimostrano che può essere contrastato con motivazione e coraggio.

«Siete in molti, siete milioni», insiste l’autore. «La polizia di Mosca può gestire trentamila persone in strada, o anche centomila. Ma con più di trecentomila sarebbe sopraffatta». Littell esamina anche il “da farsi” da parte dell’Occidente. Auspica le sanzioni a Gazprom, Rusal e altre entità russe di cui l’Occidente deve liberarsi. «La Russia deve perdere questa guerra». Inoltre, «Putin è un uomo che nel XXI secolo fa una guerra del XX secolo per raggiungere obiettivi del XIX». L’Accademia russa delle scienze definisce il fascismo come «un’ideologia e una pratica che affermano l’esclusiva superiorità di una data razza o nazione e mirano a fomentare l’odio interetnico, giustificare la discriminazione contro i membri di altri popoli, negare la democrazia, instaurare il culto del capo, utilizzare la violenza e il terrore contro gli oppositori politici e ogni forma di dissidenza, giustificare la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali».

Difficile non applicare questa definizione a Putin. In conclusione, Littell avverte che oggi non stiamo vivendo il 1919, ma il 1939. Con il rischio di ampliare ulteriormente il conflitto. «Il compromesso è spesso necessario; ma in questa situazione sarebbe solo una catastrofe per il sogno europeo, e getterebbe benzina sul fuoco delle ambizioni di Putin. Solo una completa disfatta delle forze russe in Ucraina potrà ripristinare nel continente una parvenza di sicurezza». Il presidente russo è un giocatore di poker, ma non sempre si è rivelato in grado di capire l’avversario – «non ha mai capito niente degli occidentali che odia e disprezza». Per Putin la guerra ha un costo importante: la carriera e la vita. La corruzione e la repressione in Russia sono palpabili: Putin non sa come reagire. Dal febbraio 2022 si è incastrato in una serie di errori. Forse non sopravviverà alla sconfitta delle armate russe in Ucraina.

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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