Impressioni di una crisi

Da Praga – Impressioni di una crisi

Pubblicata a puntate su L’Osservatore, dal 21 marzo al 14 maggio, “Da Praga – Impressioni di una crisi” è una rubrica diaristica che ripercorre la cronaca di un paese dell’Europa Centrale afflitto dal Covid-19. Nelle lunghe, ma produttive, settimane confinato a casa – la bellezza di sessantatré giorni (10 marzo-14 maggio), con cinque uscite da mezz’ora l’una – ho cercato di riportare storie, impressioni, valutazioni, notizie e dati che mi hanno accompagnato nell’avventura casalinga. Dal 16 marzo al 24 aprile la libera circolazione delle persone in Repubblica Ceca è stata interrotta, ma il “blocco casalingo” è durato ancora diversi giorni. E non finirà fino alla fine degli esami universitari, in giugno.

Nel piccolo “taccuino da appartamento”, pagine (web) della crisi vissuta nelle mura domestiche, ho tentato di vedere movimenti e abitudini dei praghesi durante le varie fasi della pandemia di coronavirus. Un piccolo diario nell’ambiente domestico, tra tentazioni da frigorifero, lunghe passeggiate nel salotto (media di 11.8 chilometri al giorno, per oltre due mesi), letture a più non posso, preparazione degli esami, scrittura, radio. Gestita dai cechi in maniera esemplare, la crisi del Covid-19 che ha tartassato l’Europa e il mondo intero, in Repubblica Ceca non ha falcidiato la popolazione.

Primi segnali di crisi in Boemia e Moravia – 21 marzo 2020

Il sudore si mischia al vapore contro il panno che copre naso e bocca: una sensazione umidiccia, che ricopre e avvolge la parte inferiore del volto. Ogni respiro è un’impresa: chissà come fanno “quelli con la mascherina”, si pensa. E non dev’essere un pensiero che fanno in pochi: la Repubblica Ceca di mascherine non ne ha molte a disposizione. Tanto vale stare a casa e non rischiare: I “copri-faccia” che erano disponibili fino a pochi giorni fa ora sono esauriti. Quelle semplici coperture elastiche, flessibili, sono altresì un lusso che i più prudenti e lungimiranti (specialmente gli anziani) hanno acquistato giorni fa, prima dell’entrata prepotente del virus nel piccolo Stato dell’Europa Centrale. Questa, non toccata eccessivamente dal Covid-19, se comparata ad alcuni drammatici scenari ad Ovest.

In Repubblica Ceca – dove da giorni le barriere si sono alzate e il passaggio delle frontiere è diventato complesso e sconsigliato – sono oltre novecento gli infettati di coronavirus, meno di diecimila i tamponi effettuati. Questi, scarsi o quantomeno insufficienti per fronteggiare lo stadio avanzato del contagio, in un paese di dieci milioni di persone. Il virus non è razzista e non guarda al passaporto. Getta il suo contagio anche sulla rigogliosa Praga – epicentro della malattia – che negli ultimi anni ha accumulato notevoli successi economici. I primi casi di Covid-19 nella capitale ceca sono stati registrati diverse settimane fa, quando operatori di taxi hanno iniziato ad avvertire i sintomi del grande flagellatore.

Minaccia al boom economico ceco – 23 marzo 2020

La capitale ceca è cresciuta molto negli ultimi dieci-quindici anni e non solo a livello economico. Attratti dalle possibilità concrete di fare business, molti imprenditori si sono recati nelle terre ceche per far fruttare i loro investimenti in un paese che, del post-crollo del Muro nel 1989. Anche se al momento Praga non sta soffrendo la drammatica sorte del Nord Italia, nuovi contagi da Covid-19 si registrano ogni giorno. Oltre mille contagi, un morto. Il virus si abbatterà potentemente sull’economia del paese, il cui mercato del lavoro è florido, la disoccupazione è al tre per cento circa su scala nazionale. E rispetto al 2017 c’è stato un incremento del sette per cento del reddito netto delle famiglie.

L’inflazione è ad un livello contenuto; negli ultimi due-tre anni a Praga c’è stato un boom dei prezzi di case e appartamenti. La Repubblica Ceca cresce, ma a fronte dell’emergenza-virus alcuni sindacati hanno previsto che se il contagio dovesse continuare per tre mesi a ritmi intensi il PIL potrebbe segnare meno cinque-meno sette per cento quest’anno. La bella Praga, dal canto suo, non si è ancora fermata del tutto. Certo, anche andare a fare la spesa potrebbe creare disagio. La maggioranza dei cechi non ha sottovalutato il virus e si è attrezzata di conseguenza e disciplina. Sono molti, troppi, i cittadini che tengono ai progressi economici di cui sopra. Seguire diligentemente le misure di contenimento del morbo è un modo per non buttare tutto alle ortiche.

Sofferenza nel secondario, tra dibattiti e carenze – 25 marzo 2020

Il governo di Praga ha riconosciuto che il sistema sanitario ceco è messo a dura prova dal virus: diverse le carenze materiali. Gli ospedali hanno già rinviato molte operazioni chirurgiche non essenziali. La penuria di mascherine è visibile: anche i respiratori non sono molti. L’esecutivo si sta mobilitando e contatta la Cina per un afflusso massiccio di forniture: stretti i legami tra Praga e Pechino. L’economia ceca sarà toccata non poco dalla pandemia di Covid-19: è solo una questione di tempo e il picco di infettati verrà raggiunto anche a Praga. Essendo basata essenzialmente sul secondario l’economia ceca avrebbe gravi ripercussioni se il virus si protraesse a lungo nel tessuto sociale del paese. Nel ramo secondario i danni potrebbero essere notevoli.

Spenta la produzione, come si sosterranno le piccole medie aziende? Il telelavoro – praticabile solo da poco più di un terzo dei lavoratori cechi – è un “lusso” da Paesi in cui il terziario è avanzato. Aiuti di Stato ad imprese e ristoranti sono già stati intavolati dal governo di Praga. Diversi i miliardi di corone previsti dall’esecutivo per aiutare le piccole-medie imprese. Il debito pubblico, basso in Repubblica Ceca, salirà di conseguenza, ma il dibattito sui media è un altro. Sono abbastanza i soldi stanziati per fronteggiare la crisi sanitaria? Alcuni critici hanno già fatto presente che le misure governative sono timide. Crisi o non crisi, anche in Cechia, gli economisti si scontrano in merito alle ripercussioni di una spesa pubblica massiccia.

Mascherine: quando la protezione è un obbligo – 27 marzo 2020

La penuria di mascherine chirurgiche ha indotto pochi giorni fa il governo ceco a concedere la riapertura delle mercerie, in modo che i più abili e fantasiosi, con ago e filo, potessero fabbricarsi una protezione “fai da te” per naso e bocca. Al momento, ancora, in Repubblica Ceca sciarpe e maglioncini a collo alto sono gli escamotage più comuni per fronteggiare la scarsità di mascherine. In tempo di crisi, si dice, tutto fa brodo: anche una semplice sciarpa o uno scialle possono salvare la vita. A causa del virus, molti cittadini lo sciarpino non se lo sono tolto da mesi, visto che l’inverno ceco inizia presto e finisce tardi. E appena c’è stato uno spiraglio di primavera, è arrivato il virus che ha imposto il “rinnovo” della protezione collo-mento, con estensione fin sopra il dorso del naso.

Protezione di cui molti negozi non sono ancora munito i loro impiegati (in alcune carceri ceche i detenuti sono al lavoro per ovviare alla penuria di mascherine). L’obbligo di protezione delle vie aeree è obbligatorio in Repubblica Ceca. Che, a differenza di diversi stati europei, ha già predisposto una multa di diecimila corone a chi è in giro senza panno in volto o mascherina. Questa, oggetto al centro di un piccolo scandalo praghese successo qualche giorno fa. Diversi pacchi di mascherine, provenienti dalla Cina e destinati all’Italia, sono stati trattenuti in Repubblica Ceca. Panico nella penisola per qualche istante. Il tutto si è risolto nel giro di qualche giorno con l’arrivo nel Belpaese dei noti pacchetti cinesi passati alle cronache in quanto targati “Forza Italia”.

Vita in strada, tra colonne umane e deserto – 29 marzo 2020

Oramai non fanno neppure più notizia le lunghe code fuori dai supermercati. Molti cittadini per tutta l’Europa si sono abituati a mantenere una distanza ragionevole tra di loro, nei rari momenti di libertà fuori dalle mura domestiche. A Praga, tuttavia, di code di fronte ad ogni negozio non se ne vedono tante al momento. Non serpeggia il panico nelle strade praghesi, ma i passanti sono pochi e spesso con il cane al guinzaglio. Talvolta, anche nella capitale ceca si vedono i “corridori della domenica”. Cioè gli aggiratori professionisti dei controlli polizieschi che si improvvisano sportivi pur di uscire di casa.

Anche le auto in circolazione sono pochissime. Le lunghe colonne di Škoda che nei giorni lavorativi, in tempi “normali”, si ammucchiano ordinatamente al semaforo, sono scomparse. Škoda sta alla Repubblica Ceca come Fiat sta(va) all’Italia: è “l’auto nazionale”. Oggi non sono tante quelle che spavaldamente corrono sul manto stradale. Molte riposano silenziosamente nei parcheggi all’aperto sotto i palazzi del centro; così come i taxi. Le strade vengono disertate da praticamente tutti i cittadini. E ogni uscita è una “toccata e fuga” verso un luogo preciso. Non c’è ancora il deserto totale tra le strade praghesi, ma lo scenario romano, piuttosto che parigino o newyorchese, è probabile che sia prossimo.

Medicine (e code) alle “Lékárny” – 31 marzo 2020

Ad oggi, la Repubblica Ceca presenta meno di tremila casi, sedici morti e undici guariti. Come in molti degli altri paesi europei, le attività commerciali sono state ridotte all’osso, ma ci sono segnali apertura. Le attività di prima necessità rimangono sempre aperte e tra di esse le farmacie, ben fornite e dove un buon flaconcino di disinfettante non manca mai. Le lékárny, così si dice “farmacie” in ceco, obbligano i clienti a fare a fila fuori dal negozio, onde evitare sovraffollamenti. Nel freddo praghese di marzo, i clienti aspettano ordinati e in silenzio fuori dalla farmacia: al telefono. Si guardano intorno. Nessuno si vergogna di indossare la mascherina; questa, ritenuta uno stigma sociale quando ad indossarla sono quelli che tutti identifichiamo come “cinesi”.

Nel caso delle farmacie praghesi è direttamente il commesso che esce dal negozio e fa segno al primo della fila di entrare. Solo così si ha poi accesso al “tempio della cura”, della consolazione, del risanamento. Alle eleganti corone ceche – il cui valore rispetto al franco elvetico è crollato da 0.42 medio a 0.38 negli ultimi giorni – si preferisce la carta di credito. Preferibilmente, contactless. Il beep emesso dalla macchinetta delle transazioni rassicura il cliente. Che, il più delle volte, torna immediatamente a casa, dove si disinfetta per bene.

Supermercati: l’impresa di fare la spesa (per un anziano) – 2 aprile 2020

I supermercati sono ancora pieni: non c’è stata la ressa per “sfondare” le vetrine di BILLA o Tesco, come accaduto in altri paesi del continente. Certo, rispetto all’Europa dell’Ovest la Repubblica Ceca è stata meno toccata dal Covid-19. La quarantena imposta a partire dal 12 marzo scorso sembra aver dato i suoi frutti. In altri termini, le autorità non hanno perso tempo e hanno operato uno shutdown prematuro delle attività: il caso italiano ha fatto scuola. E i cechi hanno imparato. Al supermercato pane, pizzette, panini e baguette devono essere imbustati nella plastica trasparente. Fino ad un mese fa, le colonne di donut à-la-Homer Simpson erano esposti al respiro dei passanti. In Repubblica Ceca l’assalto ai forni non c’è stato: il pane si trova; non è (più) merce rara (lo era sotto il Comunismo).

Alcuni “buchi” negli scaffali della pasta o del riso ci sono anche a Praga. Cosa normale per gli alimenti a medio-lunga conservazione. Agli anziani il governo ha chiesto di non uscire sin dall’inizio dei primi casi di virus in Cechia. I più agés che s’incontrano al supermercato fanno un semplice ed innocuo spesino; protetti dalla mascherina e dalle “coccole” a distanza dei commessi empatici che tentano in qualche modo di aiutarli nel trasporto della merce alla cassa. Fanno un po’ di compassione gli anziani che debbono recarsi più volte al supermercato, visto che non possono fare lo “spesone” che peserebbe troppo nel tragitto verso casa. Al supermercato, gli anziani sono gli unici che in questo periodo di pandemia usano ancora massicciamente i contanti.

Praga spenta: il sole che c’è, il turismo che manca – 4 aprile 2020

È tornato l’inverno a livello di temperature, ma il sole non vuol saperne di andare via. Provocatore, con i suoi raggi che si abbattono sui palazzi multicolori di Praga, sembra prendere in giro i “reclusi” dietro i vetri di casa. Insopportabile l’aria domestica per tutte quelle ore; ore riempite da ogni genere di attività e che lasciano spazio all’evolversi della fantasia. Mentre i “ghiacci” cechi si stanno sciogliendo tutti sono meticolosamente a casa. E nessun contrordine da parte del governo. La quarantena sarà ancora lunga. Qualche giorno il l’esecutivo ipotizzava un ritorno alla “normalità” verso inizio giugno. Chiusi i castelli, i musei, le pinacoteche: che peccato sprecare la bellezza dietro ad un portone chiuso o una saracinesca spiegata.

Praga è spenta: non è scintillante, non è dinamica: è buia, nonostante il sole brilli. Nella capitale ceca i mezzi di trasporto oltre le 22 hanno registrato una diminuzione di poco meno dell’ottanta per cento dei passeggeri. Le poste continuano ad operare: anche in Repubblica Ceca è aumentato il traffico postale, così come quello telefonico, per non parlare di quello Internet. Si fa quel che si può per togliersi dalla testa la martellante omogeneità mediatica nel raccontare ogni singola dinamica sociale, politica, economica, culturale del Covid-19. Elemento di paura, anche nei media cechi esso è l’oggetto di attenzione mediatica spasmodica quasi senza precedenti. Altro che Brexit, nell’autunno 2019.

Studenti in quarantena: svago o studio? – 6 aprile 2020

Pare che in Repubblica Ceca le scuole riapriranno in settembre, ma non c’è ancora nulla di ufficiale. Agli studenti che pensavano: bene, la scuola è finita (pronti a spararsi quella serie tv che non erano riusciti a vedere su Netflix per via del grave dello studio) c’è una brutta notizia. Quella riguardante i compiti aggiuntivi. A tutti i livelli, dalle elementari alle medie, dal liceo all’università, gli studenti si trovano confrontati con una mole notevole di lavoro. I seminari e le lezioni universitarie che dovevano svolgersi in forma orale sono stati sostituiti da file .pdf che riempiono i già intasatissimi desktop del computer. Doppio lavoro quindi: regolari letture di contorno previste per le lezioni e ora anche quelle di ripiego.

Gli esami ci saranno, ma la confusione dettata dall’averli preparati senza essere andati a lezione non è proprio confortante. Da sommare poi il fatto che alcuni studenti avvertono quasi una sorta di disagio a contattare il docente per chiedere chiarimenti. La quarantena che tutti viviamo da settimane è anche una prova di maturità, specialmente gli studenti. Come useranno il loro tempo a disposizione? Si porteranno avanti per la resa dei conti in giugno (gli esami) oppure daranno il via ad un intenso programma di fatti propri? In altri termini, saranno responsabili verso le mansioni scolastiche o spalancheranno le porte al divertente cazzeggio?

Docenti e Covid-19: l’insegnamento sull’insegnamento del futuro? – 8 aprile 2020

Anche i docenti di scuole e università hanno dovuto attrezzarsi per dirigere le lezioni da remoto a causa del Covid-19. Per la gioia di alcuni studenti, che hanno creduto i loro insegnati “razza estinta”, le lezioni continueranno in altri formati, diversi da quelli tradizionali. Come si fa lezione in tempo di quarantena? Alcuni docenti mandano audio compressi e slides Power Point via e-mail agli studenti (che fino all’ultimo hanno confidato in una soppressione totale del corso). Altri hanno rimediato con una sorta di “Skype” di gruppo, mentre quelli più volenterosi, addirittura video-lezioni artigianali su YouTube.

Caratteristica di certi atenei cechi è la bassa età media del corpo insegnati. Per i quali non è stato poi così difficile conformarsi alle tecnologie che hanno sostituito le scritte in gesso alla lavagna o la voce squillante di chi ha imparato a memoria la slide della lezione. “Adobe connect”, “ZOOM”, “loom”, “Meet” di Google sono i sistemi più comuni per continuare a intrattenere il filo diretto con gli allievi. Le lezioni continuano in un formato diverso. Insegnare tramite queste tecnologie potrebbe essere utile in futuro. Sarà questo il prossimo formato d’interazione professore-studente?

Frigorifero: non aprire quella porta! – 10 aprile 2020

Le lunghe ore casalinghe, sui libri fanno inevitabilmente sorgere una tentazione pericolosa: quella di aggrapparsi alla maniglia del frigorifero. E così, dopo giornate lunghe in casa, negli stessi metri quadrati c’è quasi la necessità di un buon dolcino. Peccato, dicono i più golosi, non poter uscire e andare per le vie di Praga a comprarsi un buon Trdelník, manicotto alla cannella ungherese, scippato dai praghesi. Pazienza, si può ovviare altrimenti: di ritorno dal supermercato, è quasi d’obbligo rincasare con una potente fornitura dolciaria. Cioccolato, caramelle, biscotti di ogni tipo sono la tentazione che bussa alla testa ad ogni ora quando si sta troppo tempo in casa. La permanenza forzata entro il perimetro domestico è altresì una battaglia contro la dispensa, una guerra contro il frigo.

La quarantena obbliga a prestare più attenzione alla nostra attitudine verso le vivande. Le date di scadenza vengono controllate più spesso, si cerca di consumare tutto e buttare via nulla. Il segreto che accomuna fantasia ed etica del consumo è quello di saper mischiare vari gusti e cibi, dato che l’accesso al supermercato è diventato più “complesso”. E chi diceva: voglio dimagrire dopo le feste natalizie, si ritrova in aprile confinato a casa, con lui. Quell’armadio bianco, stimolatore di desideri nutrizionali. Dieta addio: è quasi impossibile resistere al richiamo della torta al cioccolato, del biscottino alla vaniglia, dello yogurt alla frutta. Ed è così che, tra le piccole privazioni di libertà quotidiane dovute alla quarantena, i programmi per mostrarsi tonici e in forma al momento della “prova costume” saltano

La tradizione ceca della lettura – 12 aprile 2020

Tutti a casa davanti a Internet o con un libro in mano. Nel primo caso, il traffico è aumentato notevolmente in Repubblica Ceca. Quanto al secondo device – quello analogico – si può dire che i cechi sono un popolo che legge molto a prescindere dal Covid-19. Oggi è un mese esatto dal cosiddetto lockdown, ma fino ad un mese fa, le carrozze della metropolitana di Praga erano piene di gente, di tutte le età, con un libro in mano. Quasi tutti. Il pendolarismo dei più veniva dunque allietato dalla lettura di un bel libro di carta. Spettacolo che non si vede più nelle capitali europee d’Occidente: non che i cechi non abbiano gli smartphone, ma culturalmente sono affezionati ai loro libri. Leggono molto: a differenza di altre culture, non è dunque un “sacrificio” imbracciarli per più ore al giorno.

La pandemia è anche un’ottima occasione per riscoprire antichi e dimenticati autori e poeti seppelliti nel frenetico ritmo della vita degli anni Venti del Duemila. Troppo di corsa per rileggere attentamente la letteratura boema e morava. La permanenza forzata “chez soi” è l’ultima chance per leggere quei tomi che mai, nella frenesia della vita quotidiana in condizioni normali, verrebbero letti. La quarantena induce il lettore paziente ad impugnare gli enormi volumi che altrimenti non verrebbero mai letti. E mentre le librerie e i librai soffrono anche in Repubblica Ceca, in molti hanno previsto che non ci sarà una ripresa prima di Natale, periodo tradizionalmente piuttosto florido per il settore editoriale.

Igiene e dormitori: vita da cani o di comunità? – 14 aprile 2020

Si parla poco dei dormitori studenteschi, potenziali veicoli di diffusione del Covid-19. Certo, le hall of residence dei giovani universitari non sono l’unico spazio comune dove molti individui passano lunghe ore di quarantena. A Praga, i dormitori che ospitano gli studenti si contano sulle dita di una mano: molti ricordano l’epoca sovietica. Disposti in vari punti della città (metropolitana), sono considerati non confortevoli dalla comunità giovanile. E lo squallore non può che aumentare quando nell’aria c’è il “nemico invisibile”. Negli spazi comuni, sarebbe doveroso mantenere rigide norme d’igiene per il bene di tutta la popolazione che ne fa uso.

Gli spazi comuni devono essere sistematicamente disinfettati. L’Università Carlo IV ha di recente diramato un comunicato in merito. Nelle sale comuni ci si presenta solo con la mascherina protettiva, ma anche quando l’emergenza da Covid-19 passerà sarebbe responsabile mantenere ordine e pulizia nelle “hall of residence” studentesche. Lo spazio comune è di tutti, dunque non “non di nessuno”. Preservandolo si fa in primis un favore a se stessi. La vita di comunità si basa sulla tolleranza reciproca e bilaterale: senza igiene, si pratica più una vita da cani, che da umani. E sebbene molti giovani (studenti e non) credano di essere come i cani – largamente immuni al Covid-19 – la prudenza, anche nei dormitori, non è mai troppa.

Food & Travelling: due industrie in difficoltà – 16 aprile 2020

Secondo le previsioni dell’Associazione ristoranti della Repubblica Ceca, il settore della ristorazione perderà circa il quaranta per cento del fatturato rispetto all’anno scorso. A remare a favore del Covid-19, sembrerebbero esserci inoltre anche le temperature. Sia in Boemia che Moravia queste hanno fatto su e giù per settimane, compromettendo diverse tipologie di frutti. In Boemia meridionale, albicocche e mele hanno risentito dell’improvviso raffreddamento di qualche giorno fa, cosa che ha già danneggiato molti agricoltori e rivenditori. Brutte notizie anche per gli amanti della birra. La produzione di pivo è crollata da giorni. Di pari passo, è aumentato il consumo di quella in bottiglia di plastica del supermercato.

Sempre a livello di consumi, circa un quinto dei cechi non avrebbe sufficienti risparmi per coprire un mese senza lavoro, cosa che tocca in particolar modo l’industria del food. Questa, gravemente azzoppata in tutto il paese, nonostante a Praga ci sia un boom del cosiddetto delivering, la spedizione di cibo a casa. E se il settore alimentare non procede bene, quello del travelling va ancora peggio: un duro colpo è previsto anche per il settore della mobilità aerea. A inizio aprile l’aeroporto Václav Havel ha segnato meno ottantasei per cento rispetto ai voli dell’anno scorso. Un settore molto esposto, dal momento che la quarantena ha ridotto una libertà che da anni abbiamo dato per scontata: quella di viaggiare.

Piccoli ricordi praghesi dal sapore antico – 18 aprile 2020

Sembrano lontani i giorni in cui si usciva di casa e si osservavano i bei palazzi di Praga 2, dove l’Art nouveau d’inizio Novecento svetta sulla grisaglia da Politburo erede di quasi mezzo secolo di Comunismo. E quei cantieri che davano tanto fastidio improvvisamente mancano. Come fanno molti anziani, in tanti volentieri andrebbero a fissare i buchi in strada e le gru in azione, col cappello in testa, il giornale in mano e un leggero accenno di gobba. La birra artigianale è un gusto oramai sconosciuto: quella ceca è come l’espresso italiano; va bene quasi a tutte le ore del giorno, perché diventa costume. La birrata con gli amici, lo schiocco del vetro dei boccali al bar durante il brindisi, un cartoccio di patatine fritte belle unte mentre si passeggia al Můstek … Ricordi sbiaditi. E pensare che siamo solo alla quinta settimana di quarantena.

Al termine dell’emergenza sanitaria molte piccole azioni che davamo per scontato subiranno un cambiamento quasi radicale a livello di percezione individuale. Anche a Praga. Tollereremo meglio il cingolare dei tram, gli uccelli che rovinano le foto sul Ponte Carlo, il cane del vicino che abbaia per uscire a fare una passeggiata. Tutti segnali di vita, di una vita che ancora oggi è malinconicamente repressa nelle case. Mentre il sole ci guarda, oltre i vetri della finestra. Finita la quarantena riprenderemo il nostro “quotidiano”, ma con una percezione diversa. Avremo sperimentato il taglio dei legami sociali e altro non vorremmo che ri-entrare in contatto con gli altri. Per quanto solitari si possa essere, l’isolamento perpetuo non è sano.

Ottimismo: le storielle di una Praga che si adatta – 20 aprile 2020

Sono molte le modifiche comportamentali che la pandemia ha imposto a tutti i cittadini del mondo. Ognuno ha dovuto adattarsi come ha potuto a questa nuova sfida. E i cittadini della Repubblica Ceca hanno reagito nel complesso bene. Si sono attenuti alle regole previste dall’esecutivo, le hanno fatte proprie e questo ha consentito un livello di infezioni e di morti molto basso. Sono tante le storielle di un paese che ha reagito efficacemente alla sfida del coronavirus. A Praga, ad esempio, i vagoni della metropolitana sono stati disinfettati e puliti con speciali anti-batteri e antivirus in grado di scrostare anche le muffe. Un trattamento che durerà due anni. Nelle newsletter che le università mandano agli studenti, c’è l’invito esplicito di prendersi una piccola passeggiata.

Alcune aziende produttrici di birra si sono coalizzate online per vendere buoni ai clienti che, dopo la fine della quarantena, potranno andare ad acquistare al negozio. Piano piano i ghiacci si stanno sciogliendo. Il governo rinnova ogni giorno i permessi di apertura ad alcune categorie, specialmente nel mondo della fornitura, visto che il paese non può stare chiuso in eterno. Il Ministero delle Finanze già prevede un calo del 5.6 per cento del PIL per quest’anno. E a Malá Strana anche il celebre e pasticciatissimo Lennon Wall si è adattato al Covid-19. Qualche giorno fa sul volto dell’ex leader dei Beatles è stata dipinta una mascherina. Let it be.

Praga apripista: ritorno alla “normalità”? – 22.04.2020

Pur con diverse barriere e limiti, il ritorno alla cosiddetta normalità in Repubblica Ceca avviene molto prima rispetto ad altri paesi dell’Europa occidentale alle prese con il virus. Praga è stata una delle città europee in cui il contagio di Covid-19 è stato gestito in maniera quasi esemplare. Certo, molti settori economici hanno pagato per mesi la chiusura forzata, ma il sacrificio ha risparmiato i lutti e le lacrime dei più. Alimentari e farmacie non sono mai stati chiusi- Pian piano, il governo ha deciso di aprire diverse attività. Cartolerie, negozi di biciclette: ritorna nei giardini dei cechi anche la mania del bricolage, attività aiutata dalla sole raggiante che, in queste settimane non ha smesso di dare forza agli abitanti rinchiusi a casa.

Anche le attività sportive riprendono. Molti hanno scoperto una vocazione da maratoneti, sepolta nel profondo dell’animo ed emersa nei giorni della quarantena forzata. Ci auguriamo, siamo sicuri, che i nuovi Usain Bolt de noantri continueranno a fare jogging e lunghe corse nei parchi anche dopo il lockdown. Riprende, per molti, quella “voglia di stare insieme”, quel senso di comunità che, contrariamente all’individualismo ceco, è mancato a molti ed è stato sopportato da alcuni. Il ritorno alla cosiddetta normalità è ancora lontano, ma Praga reagisce aprendo attività e tenta con prudenza di ricominciare a correre.

Le vitamine di frutta, verdura e libri – 24.04.2020

Vitamine per tutti? Pochi giorni fa in Repubblica Ceca è ricominciata la vendita di frutta e verdura fresca, dunque la riapertura dei mercati all’aperto. Un passo importante che aiuterà i piccoli commercianti e lenirà il fatturato in questo campo dei supermercati. A beneficiare dall’apertura dei mercati saranno anche i contadini. Il settore agricolo-primario ceco ha registrato gravi perdite economiche a causa del Covid-19 nelle ultime settimane. I gestori dei mercati hanno promosso la vendita al dettaglio per i cittadini, che contattavano i rivenditori chiedendo loro di riservare frutta e verdura al momento della riapertura. In questo modo la produzione agricola continuava, i fornitori lavoravano, i venditori erano remunerati. E adesso i clienti passano all’incasso: vitamine dopo settimane di verdura surgelata!

Ma a dar contenuto nutriente, potremmo dire all’anima, sono anche i libri. Dopo aver letto e riletto i “compagni cartacei” di casa c’è quasi la necessità di nutrirsi di nuove pubblicazioni. A Praga le librerie non hanno ottenuto alcun trattamento di favore durante il lockdown. A differenza di molti paesi, queste nella capitale ceca Praga sarebbero state discretamente affollate. Il mercato editoriale ceco, già in difficoltà come altrove (i libri in ceco sono letti da poco più di undici milioni di persone al mondo), subirà importanti cali a livello di fatturato. Molte associazioni di librai prevedono un calo del trenta per cento rispetto all’anno scorso e hanno pertanto chiesto al governo circa un miliardo di corone per aiutare il settore.

Debito e mascherine del futuro – 26.04.2020

Si è parlato molto di solidarietà in questi mesi. Alcuni paesi l’hanno scambiata con il diritto di fare ancora più debito da scaricare sulle generazioni future. Altri, invece, hanno dato e promosso un significato diverso della parola. È il caso della Repubblica Ceca. In questo senso, in nome del gemellaggio Praga-Taipei, i taiwanesi hanno donato venticinque ventilatori al paese dell’Europa Centrale. Secondariamente, una recente comunicazione del ministero degli Esteri ceco ha spiegato che prossimamente Praga aprirà i cordoni della borsa per aiutare i paesi affetti da Covid-19 in Europa. I paesi destinatari di venticinque milioni di corone ceche saranno principalmente Bosnia ed Erzegovina, Moldavia, Ucraina, ma anche Cambogia.

Con il rilassamento delle misure governative di confinamento (e lo si sente dai cantieri che pian piano stanno riaprendo sotto il cielo azzurro primaverile), anche in Repubblica Ceca c’è stato un generale incremento di violazione dell’utilizzo di mascherine per coprire naso e bocca. Desiderosi di tornare in fretta alla cosiddetta normalità, tanti continuano a credere che la mascherina non sarà un tratto distintivo del genere umano per i prossimi mesi. Si sbagliano: il presidio di protezione delle vie orali dovrà restare attaccato ai nostri volti ancora per un bel po’. Molte case di moda hanno già progettato modelli permanenti in questo campo e hanno incluso le mascherine con il loro marchio chic come indumento nelle prossime collezioni, anche se è abbastanza improbabile che con l’innalzamento della calura estiva si vedranno folle di umani con mascherine di Gucci piuttosto che di Vuitton.

Mobilità e ritorno alla libera circolazione – 28.04.2020

Fine delle misure ristrettive sulla libera circolazione. Cittadini, residenti e lavoratori transfrontalieri possono da oggi entrare e uscire liberamente in Repubblica Ceca. Ai turisti è ancora imposto il fermo alla frontiera. In caso di positività al test del coronavirus, sarà comunque necessario trattenersi presso il proprio domicilio per due settimane in quarantena. In caso di negatività la libera circolazione è garantita. Lo stato di emergenza doveva concludersi il 25 maggio, ma il governo ceco ha anticipato il tutto al 30 aprile. Da ieri la gran parte dei negozi ha già aperto. Praga torna a risplendere, a fiorire: i rumori dei motori, risate, bambini che urlano; brusio di sottofondo da città.

Libertà di movimento dunque: dopo sei settimane sono in molti a reagire in maniera euforica. Sebbene apriranno tutte le categorie commerciali, i danni al tessuto economico sono notevoli. Il segno negativo nella prima metà del 2020 sarà la norma non solo per la Repubblica Ceca. Il settore automobilistico ha sofferto molto durante i mesi di chiusura forzata delle attività. All’undici per cento i crolli delle produzioni automobilistiche nel primo trimestre 2020 rispetto al 2019. Piano piano le aziende stanno riaprendo e nelle catene di montaggio sono già state predisposte misure igienico-sanitarie. Ancora scarse le notizie circa il movimento tramite aereo. D’altronde, la libertà – riacquisita – ha un prezzo.

Salute e democrazia: i rischi del post-Covid-19 – 30.04.2020

Ad uscire rafforzati dal periodo di lockdown saranno i regimi autoritari. Questi sfoggeranno e manipoleranno i bassi bilanci di morti di Covid-19, dovuti alla gestione brutale dell’infezione virale, efficace per via della sospensione dei diritti individuali. Bilanci contraffatti, censure, falsificazioni di ogni genere saranno all’ordine del giorno. Quanto alle democrazie, molte usciranno dal periodo di pandemia con le ossa rotte e una ricostruzione da avviare al più presto come negli scenari post-bellici. Ma una terza categoria di stati è quella di coloro che stanno abbracciando l’autoritarismo strisciante e ammirano i regimi che fanno uso di metodi pre-tirannici nella gestione della cosa pubblica.

Stregati dai modelli autoritari apparentemente vincenti, molte democrazie hanno approfittato o approfitteranno delle misure eccezionali dei poteri di emergenza per dirigersi verso un sistema illiberale. A Praga ci si ricorda troppo bene cosa sono i “poteri speciali”. Essi sospendono lo Stato di diritto, la democrazia e le libertà fondamentali. Il pretesto della salvaguardia della salute dei propri cittadini può e potrà trasformarsi in un annichilimento delle libertà individuali nei regimi già allergici alla democrazia e dunque portare alla costituzione di un “comitato di salute pubblica” in stile periodo del Terrore francese. Altrimenti detto, di un sistema a gestione autoritaria della nazione. Questo è uno dei temi del periodo post-Covid 19. Ed è uno scenario che va evitato. Per la nostra salute. Per la nostra democrazia. Per la salute della democrazia.

Silenzio (che manca) e riaperture a gradi – 02.05.2020

Il mercato del lavoro ceco sarà segnato dagli effetti del Covid-19. Nelle scorse settimane molte catene commerciali hanno assunto diverse migliaia di persone, molte delle quali erano state licenziate da bar e ristoranti oggi ancora sigillati. Si tratta di lavori precari: i contratti sono tutti a breve termine; il futuro è dunque aperto a nuovi licenziamenti. La certezza del posto fisso è diventata rara. D’altra parte, non è chiaro quando riapriranno diverse attività. Bar e ristoranti dovrebbero farlo prima della stagione estiva; le scuole a metà maggio. A premere per un’anticipazione della riapertura totale è il settore alberghiero, gravemente colpito dal mancato afflusso turistico proveniente dall’estero.

Praga sta resuscitando, ma è come se fosse stata addormentata per anni: la chiusura delle attività aveva imposto un silenzio a cui non si era abituati. Conseguentemente, la percezione del silenzio cittadino in pieno giorno è cambiata. Da una parte, la pace per le orecchie; dall’altra, il disagio non solo di non potere uscire e godersi quell’“udibile nulla”. La riapertura graduale delle attività commerciali in Repubblica Ceca comporta inevitabilmente una sorta di nostalgia paradossale. Dopo averlo maledetto per sei settimane, ironicamente oggi – a fronte di martellate sui sampietrini, betoniere e gru in azione, urla degli operai edili e dei bambini, ragazzotti che sghignazzano – il silenzio cittadino a cui ci si era abituati è tornato ad essere merce rara.

Rinascita ceca: buone notizie da un lungo disgelo – 04.05.2020

Lentamente la tanto agognata “normalità” cittadina sta catturando ogni strada e attività commerciale e sociale. Va da sé che le abitudini di tutti i cittadini dovranno mutare, ma nel complesso la popolazione ceca ha reagito piuttosto bene alla pandemia di Covid-19, con una gestione quasi esemplare. Bravi cechi, che oggi raccolgono i meritati frutti, con pochissimi decessi. Diverse le recenti buone notizie post-lockdown. Già verso l’ultimo terzo del mese di marzo ai cittadini cechi era stato consentito di andare in merceria per fabbricarsi mascherine fai da te, un fenomeno ripreso persino da CNN. Assieme alla rinascita del paese, è “rinato” anche il concetto di nascita. Un gioco di parole per dire che da metà marzo a metà aprile i padri non erano ammessi nelle sale parto.

Oggi invece, con le dovute precauzioni, essi possono assistere allo schiudersi degli occhi del proprio piccolo e condividere la gioia di essere diventati papà. Quasi fosse un premio dopo gli ultimi mesi di angosciante gestazione. Un altro effetto positivo del post-quarantena lo nota la sezione praghese del sito web della Polizia: in Repubblica Ceca le rapine sono crollate di un quarto rispetto al marzo dell’anno scorso. Va da sé che con meno gente in giro i ladrocini domestici sono complessi per i ladri, dal momento che a presidiare case e appartamenti sono proprio i proprietari.

Ma la cura siamo noi! – 06.05.2020

Non sarà mai un decreto governativo, la riapertura di un negozio, il riavvio delle scuole o del proprio impiego o una data che decreterà la morte del Covid-19. Non sarà una combinazione di giorno e mese che disattiverà il carico virale che turba il mondo intero. Molti governi hanno predisposto aiuti alle imprese e alle famiglie, ma tocca a tutti i cittadini continuare a fare la propria parte anche nel post-lockdown. Ogni singolo individuo dovrà impegnarsi a convivere con una malattia di cui per ora non esiste vaccino e di cui non è stato sviluppato un enorme tasso di immunità. Ognuno di noi può fare la differenza. In questo periodo più che mai se davvero si tiene a se stessi, ci si protegge e si adotta con le necessarie misure di protezione quando si è a contatto con gli altri.

Non è ancora chiaro se sarà la mascherina il device sanitario più idoneo da adottarsi al “vivere civile” nel medio-lungo periodo. I contatti sociali e tutta la fisicità a cui molti sono affezionati anche in pubblico dovranno saltare ancora per un bel po’. Passeggiate per mano, sbaciucchiamenti o strusciamenti nei centri cittadini potrebbero diventare più rari proprio come conseguenza della necessità di “stare lontani”. Ed è proprio quella distanziazione sociale che, ancora per un po’ di tempo, potrà scongiurare l’arrivo di una nuova ondata del nemico invisibile. Lui, che non rispetta le date imposte dai governi o le tanto celebrate frontiere e barriere internazionali. La soluzione siamo noi: ognuno, come sempre nella vita, ogni singolo, ogni individuo farà la differenza. La nostra cura siamo noi.

Cinema al chiaro di luna: il ritorno del drive-in – 08.05.2020

Le terre ceche hanno una lunga tradizione cinematografica. La dittatura comunista perseguitava gli artisti non in linea con il regime, ma d’altra parte ne assoldava altri per spargere il virus totalitario nella popolazione. La cultura cinematografica ceca è di pregio, specialmente quella del secolo scorso. Oggi, il crollo in tutto il mondo del settore cinematografico, ha toccato anche Praga. Come altrove, l’industria degli eventi culturali è in grave crisi, ma un ritorno al passato è possibile. No, non al passato recente (quando eravamo liberi di andare al cinema senza curarci del respiro altrui), ma quello quasi remoto.

L’idea di vedere i film “al cinema” in modalità drive-in riporta a molti la mente indietro alla propria giovinezza, quando guardavano le proiezioni su tela dai sedili dell’auto spesso sgangherata. È dunque così che da fine aprile anche a Praga, al mercato di Holešovice e alla stazione merci di Žizkov sarà possibile assistere a diverse proiezioni cinematografiche. C’è voluta la pandemia globale per riportare indietro l’orologio di diversi decenni e guardarsi un bel film al chiaro di luna. Se molti cresciuti oltre la cortina di ferro potevano solo immaginare sbaciucchiamenti in macchina come avveniva nell’America di un tempo, oggi molti cechi possono rifarsi di quell’esperienza.

Nuvole grigie in cielo e sull’economia – 10.05.2020

Dopo lunghe giornate “estive” trascorse in casa e ad invidiare qualunque forma di vita che potesse stare sotto il sole caldo di un cielo azzurro senza nuvole, al cadere delle misure restrittive sulla mobilità personale il cielo si è tinto di grigio. E quando c’è il sole, è un via-vai di nuvole. Sono giorni che a Praga dopo la fine del lockdown pochi si godono un lento ritorno alla cosiddetta normalità. Purtroppo, sotto le nuvole e non sotto i raggi del sole. Nel frattempo, lo zoo ha riaperto e la gratuità delle zone di parcheggio centrali è conclusa. L’ora di fare i conti con le nuvole nere che stazionano sull’economia ceca è arrivata. Nel 2020 questa potrebbe vedere una contrazione del PIL del 6.2 per cento; la media europea è stimata a 7.4% rispetto all’anno scorso (fonte: La Pagina).

Il ministero del Lavoro ha attestato un mezzo punto percentuale d’incremento della disoccupazione, in febbraio al tre per cento su scala nazionale. Relativamente bassa sin dall’inizio della crisi, questa è destinata ad aumentare, ma senza creare scenari apocalittici all’americana. Secondariamente, il debito pubblico salirà entro il 2021 da poco più del trenta per cento (2019) al quaranta per cento. Un debito relativamente basso, cosa che è servita nel periodo di emergenza. Questo a dimostrare che il governo di Praga, non spendaccione in passato, nel momento del bisogno ha avuto le risorse di cui necessitava, senza devastare l’economia.

Il virus totalitario e le reazioni dei cechi – 12.05.2020

La Repubblica Ceca ha una storia travagliata. Non sono passati così tanti anni dalla fine del sistema totalitario comunista, ma i danni della dittatura hanno lasciato segni permanente visibili e invisibili sulla pelle dei boemi e dei moravi. Lo spirito patriottico e il ripudio dell’estremismo politico fanno oggi parte del patrimonio culturale comune dei cechi. E se si guarda come hanno reagito nel complesso i cittadini di fronte all’emergenza del Covid-19, la reazione e la disciplina dei cechi è stata nel complesso notevole. Certo, i furbetti che hanno arginato le regole, altri per ripudio dell’ordine ci sono stati, ma si tratta di una scarsissima minoranza.

Si potrebbe azzardare un paragone tra il virus e il sistema totalitario. Entrambi hanno colpito la Repubblica Ceca, sono stati mal sopportati dai cittadini, hanno aiutato a creare gli anticorpi sociali e uno spirito di resistenza. Il virus, come il Comunismo finito nel dicembre 1989, ruba l’anima, corrompe il fisico, installa la paura dell’altro. Diventa sempre più irrespirabile. E può uccidere. In questo senso, la pandemia di Covid-19 non è stata una novità per il popolo ceco. Da entrambi i virus si può imparare. La differenza è che il primo ha fatto danni difficili da cicatrizzare e con cui fare i conti per generazioni. Il secondo, con forza e volontà, apertura di menti e frontiere, sprigionamento del libero mercato e della forza dell’individuo, riporterà il benessere che a Praga iniziò trent’anni fa con la Rivoluzione di velluto.

La libertà e la fine, quindi l’inizio, del virus – 14.05.2020

Il Covid-19 si è esteso in tutto il pianeta ad una rapidità impressionante. Ha certificato le diverse reazioni di diversi popoli di fronte all’emergenza, ha punito maggiormente chi non ha rispettato le regole della convivenza civile, ha dimostrato che se c’è un obiettivo comune è possibile fare sforzi straordinari per fronteggiare il grande nemico. In Repubblica Ceca il settore secondario ha sofferto e soffrirà molto, ma l’idea di aver un malessere economico nel lungo termine anziché nel breve, ha spinto l’ultra maggioranza dei cittadini a rispettare le misure del governo. Libertà di movimento sospesa e ripristinata in tempi rapidi. Il rispetto delle regole è quantomeno dovuto per puro egoismo e spirito di sopravvivenza. Prima si rispettano le regole, prima il virus verrà arginato, prima si tornerà al lavoro e l’economia, piano piano, ripartirà.

Non sarà mai un decreto governativo a stabilire l’inizio o la fine della pandemia. Nelle scorse settimane molti paesi hanno visto rinnovarsi periodicamente i periodi di isolamento dei propri cittadini, nonché strette sui controlli, chiusure e limitazioni. Non è una data e un bollo del ministero che sancisce la morte del virus. Questi non conosce confini o frontiere: acchiappa potenzialmente tutti, dai malati ai sani, dai ricchi ai poveri, dai religiosi agli atei, dagli sciocchi ai savi. Il virus è uguaglianza e ciò che impone l’uguaglianza dall’alto d’imperio o per decreto, alla fine non fa altro che eliminare la libertà individuale. Il bene più prezioso che abbiamo, l’ossigeno che ci è mancato in questi mesi.

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