Incontri

Dalla pandemia alla poesia. A “Chilometro zero” la raccolta di Katya Troise

La pandemia come risorsa per attingere a un senso di fratellanza inedito, ovvero per scoprire che «mi appartiene ogni storia umana mai vista e conosciuta» e che è possibile, con la spensieratezza di un bambino, «fare girotondi con coloro che non abbiamo mai conosciuto». La pandemia anche per intuire l’appartenenza di ciascuno a un destino buono, «a quella scintilla di luce che non si può smorzare», quel seme di speranza che neanche la coltre fumosa del lockdown ha potuto spegnere, quella vitalità inedita che anima i nostri progetti e il nostro sguardo sulla vita, quella capacità di sognare e lasciarsi stupire anche dal dettaglio più umile e apparentemente insignificante. Perché, in fondo, «stavi raccogliendo energia anche in quel tuo difficile inverno»: ti «sembrava che stessi per cadere», in realtà «ti stavi solo dondolando», in bilico su quello «spazio buio e denso di fiducia» che ci ricorda l’infanzia, e che dunque ci fa dire, attingendo ai nostri ricordi belli, «siamo già stati qui». È con parole lievi, nel suono e nei toni, ma al contempo di una graffiante profondità che Katya Troise ha scelto di raccontare nel suo ultimo libro di poesie – intitolato Visioni da una nuvola zuccherata

Il testo integrale dell'articolo è accessibile ai soli abbonati.
Effettui per cortesia l'accesso con i Suoi dati:

L'abbonamento per privati all'Osservatore costa CHF 35.--/anno
e può essere sottoscritto tramite l'apposito formulario.

In cima