Scultura

Dall’idea alla materia: i modelli in gesso di Vincenzo Vela

Veduta della sala I, il “Pantheon del Risorgimento”, con l’odierno allestimento dei modelli originali in gesso. © Museo Vincenzo Vela – Foto Mauro Zeni.

Il notevole impatto di Vincenzo Vela sulla pratica della scultura nell’Ottocento è stato affrontato in letteratura dal punto di vista storico e storico-artistico, ma non i materiali e le tecniche impiegate per realizzare i suoi modelli e il ruolo che hanno avuto nella sua opera, nonostante la grande varietà dei metodi di lavorazione e dei calchi da forme naturali che egli ha spesso utilizzato. Finalizzato a colmare questa lacuna è il progetto di ricerca finanziato dal Fondo nazionale svizzero, dal titolo Il segno dello scultore: modelli in gesso nell’eredità di Vincenzo Vela. Avviato nel dicembre 2020 dall’Istituto materiali e costruzioni (IMC) della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), in collaborazione con il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto, il progetto è volto ad ampliare le conoscenze su Vincenzo Vela e sul suo modo di “affrontare” la scultura.

Nel corso della sua vita, lo scultore ticinese attivo tra Milano, Torino e il Canton Ticino, ha conservato quasi tutto il corpus dei suoi modelli originali in gesso (per un totale di quasi 200 pezzi) e a partire dal 1867 ne ha curato l’allestimento nella sua casa-museo di Ligornetto. La preziosa collezione, lasciata in eredità alla Confederazione svizzera, rappresenta un’importante testimonianza per lo studio della storia dell’arte e uno strumento di grande valore didattico. Ai tempi di Vela, i modelli in gesso occupavano una posizione importante nel processo creativo di uno scultore. L’artista iniziava a produrre disegni e piccoli bozzetti tridimensionali, procedeva poi con la creazione di un modello in creta in scala reale che, una volta completato, veniva riprodotto in gesso. Il modello in gesso rappresentava quindi il riferimento finale per la composizione, prima che l’opera venisse trasferita in un blocco di pietra o venisse fusa in una scultura in metallo. Per la sua posizione chiave in questo processo di traduzione di un’idea in una realtà materiale, il modello in gesso rappresenta l'”interfaccia” tra l’aspetto progettuale e gli aspetti più tecnici della creazione di una scultura. I segni sulla sua superficie sono la testimonianza delle fasi di questo complesso processo e rappresentano quindi un documento “fisico” importante di un periodo in cui molti aspetti delle pratiche di laboratorio di un artista non erano altrimenti documentati.

Durante il progetto di ricerca, diretto da Alberto Felici e della durata di quattro anni, verranno esaminate le fonti scritte che possono aiutare a fare luce sul modus operandi di Vincenzo Vela e sarà condotto uno studio interdisciplinare diretto delle superfici, per capire i materiali e i metodi di costruzione utilizzati per creare i modelli, sviluppare una comprensione più completa delle loro caratteristiche fisiche e materiali e esplorare il ruolo del modello in gesso nel processo di lavoro nelle diverse fasi di concezione e di realizzazione di una scultura. Collaborano al progetto un team interdisciplinare di studiosi composto da ricercatori della SUPSI (Elisabeth Manship, Giovanni Nicoli e Pierre Jaccard, specializzati nella conservazione degli stucchi e dei modelli in gesso) ed esperti scientifici dell’IMC per lo svolgimento e il coordinamento delle indagini sui materiali. Il loro lavoro sarà affiancato da Gianna A. Mina, direttrice del Museo Vincenzo Vela, da Marc-Joachim Wasmer, docente di storia dell’arte all’università di Zurigo e autore della monografia sul Museo Vincenzo Vela del 2020, e da Mauro Zeni per lo svolgimento di una campagna fotografica che aiuti ad apprezzare la qualità materiale di queste opere.

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