Letteratura

Domenica in biblioteca per menti sempre aperte

“Menti sempre aperte… anche di domenica” è il motto che ha contraddistinto l’iniziativa di ieri “Domenica in biblioteca”, voluta dal Sistema Bibliotecario Ticinese e dall’associazione Bibliotecari Archivisti e Documentaristi della Svizzera Italiana, con il coinvolgimento di 16 Biblioteche del Cantone, tra pubbliche e private. Oltre all’apertura festiva straordinaria, esse hanno accolto gli interessati per presentare i propri servizi e un programma appositamente concepito per l’iniziativa.

Alla Biblioteca cantonale di Bellinzona, in particolare, la giornata è stata scandita dall’Ora della poesia, durante la quale si sono alternate le voci, fino alle 16 del pomeriggio, di ben 11 poeti ticinesi. Ad aprire le danze Margherita Coldesina e Daniele Bernardi, due poeti amici nella vita fin dall’adolescenza. Due personalità poliedriche: Coldesina, che vive tra Milano e Lugano, oltre ad essere poetessa ha messo in piedi come attrice la sua Compagnia “Femme théâtrale”; poeticamente, è stata scoperta da Manuela Camponovo, che le consigliò di pubblicare la sua prima raccolta. Bernardi, anch’egli poeta e attore, classe 1981, è invece voce nota di Rete Due.

Per l’occasione Coldesina ha scelto di regalare ai convenuti alla Biblioteca la lettura di brani destinati al suo prossimo spettacolo teatrale, in cui esce tutta la verve dell’autrice, per la quale la poesia è un “cavallo non molto ben pettinato che mi dorme nel costato”, con “zoccoli morbidi”, che l’ha sorpresa a 20 anni e a tratti la fagocita.

Bernardi, invece, ha rievocato quello che è per lui il senso generale della cultura, “l’estrarre delle idee che abbiano la forza della fame; bisogna insistere sull’idea di cultura come respiro secondo. Separare la civiltà dalla cultura è un artificio”. Se per la Coldesina “bisognerebbe chiedere agli uccelli come è l’Infinito” – secondo una sua celebre poesia – per Bernardi “i versi sono come sassi”.

Interrogati in modo ancora più puntuale su cosa sia la poesia per loro, i due poeti hanno risposto ciascuno secondo il loro personale sentire, dimostrando quanto sia vario e complesso il concetto di poesia: per Bernardi, che non sa cos’è la poesia ma “sa quello che provoca”, la poesia riesce a far sentire le cose, si precipita nella sensazione; per Coldesina, invece, è un modo, la poesia, di saltare i passaggi e arrivare subito al dunque, un modo che non dissipa ma concentra. Una cosa che deve avvenire, come “far piovere”.

 

Nel secondo momento dell’ Ora della poesia, invece, il microfono è passato a Linda Baranzini, già finalista del Premio Campiello giovani, e Andrea Bianchetti, ciascuno dei quali ha saputo tradurre in poesia le proprie esperienze personali vissute nel quotidiano, Baranzini parlando dei suoi molti viaggi (le mie “migrazioni”, come le definisce lei), mentre Bianchetti del suo rapporto con gli studenti a cui insegna nella vita, senza mancare di divertire il pubblico con la sua “Storia di un amore triste”. Per Bianchetti, che è in attesa della pubblicazione del suo prossimo libro, la poesia è il tentativo di “imprimere un ritmo personale sulla carta”, mentre per Baranzini una sorta di “meditazione che arriva come un temporale estivo”.

Alle 13, Laura di Corcia e Mercure Martini hanno quindi dato spazio a una poesia dello “spreco”, secondo il titolo della raccolta di Corcia, “una poesia che rispecchia la nostra società, che ha perso i suoi punti di riferimento e in cui tutto è dunque labile, flessibile, precario, soprattutto per i giovani”. Non ci rimane, dice la poetessa, che essere come “gelatine”.

La giornata si è poi avviata alla conclusione con Marko Miladinovic e Lia Galli. Quest’ultima, in particolare, ha commosso il pubblico con una toccante poesia dedicata agli ultimi istanti di vita di Virginia Wolf, morta suicida e alle sue “parole d’amore e di resa”. In risposta a Laura di Corcia, ha anche citato l’immagine della ginestra, “che cresce alle pendici di un vulcano eppure sopravvive”, esattamente quello cui siamo chiamati a fare in una società che non ci permette di esprimerci. Miladonovic ha invece sviluppato un ragionamento sull’arte di essere gentili e sul significato della gentilezza, tenendo conto che la poesia è davvero poiesis, “creazione dal nulla, la produzione dal non essere all’essere”, forza creatrice che rivela la grandezza umana. Quando faccio poesia, dice il poeta, “il cielo mi si spalanca e c’è la rivelazione”.

In conclusione, spazio invece a tre ulteriori poeti, Noé Albergati, Jonathan Lupi e Fabio Jermini, le cui produzioni sono attualmente riunite nell’antologia “Non era soltanto passione”, edita da Alla chiara fonte. Selezionando alcune loro poesie, hanno proposto al pubblico un percorso nella natura, nella fluidità delle cose, fino a giungere al trambusto delle città, per scoprire “l’esotico che è ancora in fondo a noi”. Ma proprio per riflettere sul rischio che il poeta si arroghi il diritto di detenere lui solo le verità ultime, la giornata si è conclusa con la lettura della poesia di Albergati “Il profeta”, monito ed incoraggiamento al contempo ad essere poeti.

La Biblioteca Cantonale di Bellinzona, proprio per continuare ad essere, secondo un’antica vocazione, luogo di riscoperta della poesia, proporrà il 15 novembre alle 19 lo spettacolo “Poetica-mente-cuore”, un viaggio poetico tra le poesie di Antonella Anedda, Franco Loi, Vivian Lamarque, Remo Fasani, Giorgio Orelli, Ida Travi, Giovanni Orelli e altri ancora.

Informazioni su: https://www.agendalugano.ch/events/50724/poetica-mente-cuore-2018

Laura Quadri

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