Lutto

È morto il sociologo Domenico De Masi

Domenico De Masi al Festival dell’economia di Trento nel 2018. © Niccolò Caranti – Wikimedia Commons

Il sociologo Domenico De Masi è morto a Roma sabato 9 settembre. Aveva 85 anni.

Poliedrico e cosmopolita, il sociologo aveva studiato a Parigi alla vigilia del ’68, dove aveva preso il dottorato in “Sociologia del Lavoro” studiando con Alain Touraine, direttore di ricerca all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, tra i massimi esponenti della sociologia contemporanea. Insieme al direttore Touraine, Masi entra in quella dimensione che non lascerà più: la sociologia applicata ai processi reali.

Negli ultimi venti anni, Masi in Brasile viene considerato un intellettuale di riferimento, dove diventa figura molto ascoltata dal Partito dei lavoratori e dallo stesso Lula. Masi in Brasile resta attratto da soprattutto dalla figura di Oscar Niemeyer, architetto di Brasilia, figura che paragona a Olivetti, e di cui teneva una celebre frase nel proprio studio: «Ciò che conta non è l’architettura, ma è la vita, gli amici e questo mondo ingiusto che dobbiamo modificare». Ciò che De Masi, con il proprio lavoro e la propria ricerca ha contribuito a fare.

Domenico De Masi ha sviluppato e diffuso uno dei paradigmi post-industriali, basato sull’idea che, a partire dalla metà Novecento, l’insieme di azioni quali il progresso tecnologico, lo sviluppo organizzativo, la globalizzazione e la scolarizzazione di massa, abbia prodotto una nuova società incentrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori, estetica. Questo processo, secondo il professore, ha determinato nuovi assetti economici, nuove forme di lavoro e di tempo libero, nuovi valori, nuovi soggetti sociali e nuove forme di convivenza. Con queste sue idee, il professore era stato ispiratore della necessità del lavoro agile e anche di molte battaglie politiche del Movimento 5 Stelle: su tutte, il reddito di cittadinanza.

In cima