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Festeggiata Cristina Castrillo

Cristina Castrillo

©Irene Zucchinelli.

Molti visi noti, amici, colleghi, allievi, collaboratori, attori del gruppo storico o di anni più recenti, in una trasversalità generazionale, che ha visto anche la presenza di figli e nipoti, tutti intervenuti ieri per festeggiare i suoi cinquant’anni di carriera. E lei, Cristina Castrillo, ha ringraziato, nella sala del Teatro delle Radici di Lugano, come sa fare, con Divenire, una folgorante e intensa mini-rappresentazione di circa un quarto d’ora in cui è riuscita a condensare e addensare i temi, i fili di quel discorso scenico che l’hanno portata fin qui e oltre. Gli oggetti, il fantoccio bianco, alter ego, presenza ineludibile del suo “solo” cult, Sul cuore della terra; l’immancabile valigia che sempre l’accompagna nei suoi viaggi reali e metaforici. La mela, il nutrimento; la sabbia che riempie la valigia e che forma, in un cerchio, il personale mandala, rituale. Portata da lontano, che attraversa i paesi, e poi coltivata qui, che qui ha messo radici. Disperazione e ironia, morte, vita, nascita, quel filo, legame ombelicale che mai si spezza. Sangue, violenza che copre il viso, una sofferenza e una fuga da cui scaturisce un meraviglioso piccolo ma preziosissimo dono che non smette di illuminare, di produrre la scintilla della poesia, in cui si racchiude quel presente che viene da un antico passato, personale ma anche dei padri, per transitare verso il futuro, lasciato lì come un palpito che non si spegne. Poche parole, la musica che da sempre l’accompagna. Concentrato sui valori e la gestualità che chi la segue nel suo percorso ben conosce, corpo a corpo simbolico ma che non smette mai di essere anche fisico in quella passione che abbraccia la collettività ma anche le singole individualità.  Nessun discorso paludato, solo un pudico ringraziare evocando più volte l’aperitivo atteso, gesto apotropaico nei confronti di un rischio retorico che questi momenti potrebbero assumere. Non con lei. Il viaggio continua, aspettando i festeggiamenti del prossimo anno, quarant’anni di Teatro delle Radici, ma ancora prima il nuovo spettacolo, Graffio sul bianco, per ora.

Manuela Camponovo

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