Teatro

FIT nel segno dell’Amore

Proprio così, giunta a quota Trenta, senza particolari atti celebrativi come richiede il momento, la rassegna autunnale ha scelto il filo rosso del sentimento. A contraltare della scorsa edizione che, incastratasi in un fortunato momento di quasi sospensione pandemica, era stata dedicata alla “perdita”, alla “morte”, alla distruzione. La direttrice artistica, Paola Tripoli, rivendica questa decisione “fuori moda” e controcorrente (ma cosa c’è di più universale ed eterno, nell’anno dantesco, poi?). Forse guardando a quello che vorrebbe essere un palcoscenico impegnato sui motivi dibattuti (la questione di genere, ambientalista, femminista…). Si prendono anche le distanze da atteggiamenti estremi e così si diventa anticonformisti. Sentimento che non è evidentemente dolciastro, edulcorato, sentimentalismo. Ma una passione che muove il mondo anche nelle sue derive più crudeli, forti, perverse.

“Fedra” di Leonardo Lidi. © LAC – Foto Studio Pagi

Complesso e articolato, come sempre il programma che vede il sostegno di Lugano (la Città a quanto pare, nelle parole di Luigi Maria Di Corato, Direttore Divisione Attività Culturali, intende occuparsi di aiuti concreti alle produzioni locali, ad esempio per le prove e la logistica in generale: ma se ne sente parlare da decenni…) e naturalmente quello incondizionato e collaborativo del LAC. Come illustrato da Carmelo Rifici, si avrà infatti un preludio alla dieci giorni (1-10 ottobre) con la Fedra di Leonardo Lidi che rivisiterà il classico a modo suo (nella Sala Teatro, il 28 e 29 settembre).

L’apertura vera e propria avverrà il primo e 2 ottobre con la coreografa Francesca Sproccati che lavora al suo progetto almeno dal 2019, Out of me, inside you e per favore non dite che è una performance sulla pandemia, si raccomanda l’artista che la definisce “un party sulla malinconia”. Nella sala 4 del LAC è anche allestito un “salotto cinematografico” per Lingua Madre, questo sì effetto creativo del confinamento; insignito del prestigioso premio Hystrio sarà fruibile con la presenza fisica degli spettatori. A flusso continuo, a orari fissi, tutti i giorni in video e audio; mentre ad altre tre proposte web live si potrà accedere liberamente nella hall dove si troveranno altrettante postazioni.

“Goodbye” di Michikazu Matsune, © Foto  Maximilian Pramatarov

Ci saranno eventi molto particolari come quello al Padiglione Conza con gli svizzeri Cie Moost / Marc Oosterhoff, Lab Rats “racconto degli infiniti aggiustamenti che un incontro tra due persone richiede” (primo ottobre). Sempre qui, in questo spazio teatralmente complesso ma ricco di possibilità logistiche, gli avventurosi, l’8, potranno fare l’esperienza dello Sleeping Concert, dalle 23 alle 8 di mattina, per ascoltare, dormire, sognare con Simon Grab, sacco a pelo e materassino al seguito. Al risveglio, in dolcezza, caffè e lo yoga sciallo di Angelica Verga. Un giapponese che vive in Europa (un limite geografico esiste ancora causa Covid e quindi si deve restare sul Continente, per gli ospiti) è Michikazu Matsune che porta due produzioni, Mitsouko & Mitsuko (2 ottobre), relazioni e ambivalenza al femminile, mentre Goodbye (3 ottobre) è “pieno di parole d’addio”, raccontate attraverso lettere, scritte da persone e luoghi diversissimi tra loro. Il lavoro About the museum of fiction I. Imperio di Matías Umpierrez, sarà la proiezione di una installazione in forma filmica con introduzione dello stesso artista (4, 5, 7) e anche cinema è Movidas raras, una mini serie per il web realizzata da Rodrigo García durante il confinamento (ogni artista ha lavorato per conto suo) e ora proposta in versione lungometraggio (4, 6, 7). Due performance, una di seguito all’altra vengono proposte da Pedro Penim e Filipe Pereira il 4 ottobre. Ma il 5 arriva un habitué ormai del FIT, il sudcoreano Jaha Koo che a Lugano ha già presentato due parti della sua trilogia Hamartia, adesso, a ritroso, porta il suo primo lavoro, Lolling Rolling del 2015, riallestito per l’occasione. Partendo da un’operazione chirurgica che permette di pronunciare la “r” in inglese, affronta il discorso dell’imperialismo linguistico nel suo paese d’origine.

“Bros” di Romeo Castellucci. © Stephan Glagla

Anche Sergio Blanco con il suo monologo “autofinzionale” torna e dopo la morte il conferenziere beffardo, trasgressivo, filosofico, ci parlerà della Divina Invencíon o la celebración del amor (6). Nipote di tanta zia (Lucinda) la danzatrice Ruth Childs si esibisce in Fantasia di ricordi musicali (8). Torna anche il losannese Simon Senn con il suo doppio digitale (dSimon, 9/10). Romeo Castellucci con Bros è l’evento a sorpresa sul tema della legge, dell’ordine, della polizia, sceglierà 24 persone, uomini e un bambino del territorio che, senza sapere nulla, verranno muniti di divise da poliziotto e riceveranno ordini tramite un’auricolare, ai quali dovranno ubbidire in tempo reale, come in una sorta di esperimento antropologico. Anche l’eventuale ribellione è prevista (9 e 10).

Non mancherà la rassegna per ragazzi e bambini Young & Kids, con una versione di Cenerentola (Zaches Teatro), due spettacoli per bimbi piccolissimi e la produzione del Teatro Pan, compagnia di casa, Il libro di tutte le cose. Diverse le collaborazioni: con Luminanza, Reattore per la drammaturgia contemporanea che presenterà stralci dai testi selezionati della nuova edizione del concorso; Tib meets FIT propone una riflessione sul ruolo dell’artista e il rapporto con le istituzioni, soprattutto in relazione al resto della Svizzera; Keep FIT with radio si riferisce al gruppo di giovani coinvolti nella critica e nel giornalismo, seguiranno il festival e lo racconteranno a modo loro attraverso radio e web. E ancora laboratori, i Quaderni del FIT che lasciano tracce su stampa, le conversazioni con gli artisti che incontrano il pubblico, le cene tematiche, la giornata dei programmatori, un sito rinnovato…

Per ora le regole sono mascherina e distanziamento, solo al concerto in notturna sarà richiesto il certificato Covid.

Per abbonamenti e informazioni: www.fitfestival.ch

Manuela Camponovo

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