Intervista

Ginzburg a Locarno e la lettura “lenta” della storia

È un volume molto eterogeneo, l’ultimo saggio pubblicato da Carlo Ginzburg, in cui trova tuttavia spazio, come fil rouge, la riflessione sulla microstoria: «La microstoria viene spesso identificata con una prospettiva analitica che cerca di strappare dall’oblio definitivo le vite dimenticate di individui marginali, o addirittura sconfitti». Si tratta dunque di «costruire dei casi, che potranno fondare delle generalizzazioni», afferma il suo autore, che in queste ore incontriamo in occasione del suo arrivo a Locarno, per “L’immagine e la parola”, il tradizionale appuntamento primaverile del Locarno Film Festival, al via oggi, sabato 11 marzo. Una edizione – la decima –  dedicata a “Le immagini della Storia”, tema sul quale Ginzburg è stato chiamato a esprimersi interloquendo con il regista rumeno Radu Jude, recente vincitore dell’Orso d’oro alla Berlinale.

Tra editi e inediti, il volume La lettera uccide ripropone la prospettiva, fonte di dibattito, di Ginzburg: «Nel corso delle mie ricerche – ribadisce – sono arrivato alla conclusione  che la nozione di prospettiva storica  si sia sviluppata a partire dall’idea del cristianesimo come verus Israel, che implica un atteggiamento ambivalente nei confronti del giudaismo».

Il testo integrale dell'articolo è accessibile ai soli abbonati.
Effettui per cortesia l'accesso con i Suoi dati:

L'abbonamento per privati all'Osservatore costa CHF 35.--/anno
e può essere sottoscritto tramite l'apposito formulario.

In cima