Teatro

Il FIT quest’anno è donna…

FIT 2022 - Tatiana Julien / Interscribo - Uprising

Tatiana Julien in “Uprising” (Foto: Hervé Goluza)

Si è puntato molto e innanzitutto sul tema delle sinergie e collaborazioni, rovesciando l’abituale schema di presentazione, nella conferenza stampa di questa mattina tenuta da Carmelo Rifici e Paola Tripoli per illustrare l’edizione numero 31 del Festival Internazionale del Teatro e della Scena contemporanea, FIT (28 settembre – 11 ottobre). Sinergia a livello organizzativo, consolidata nei sette anni di lavoro insieme tra LAC e Festival nelle persone appunto di Rifici e Tripoli, nel rispetto di indipendenza e idee. E apertura al territorio, all’arte e alla società tra produzioni, coproduzioni, iniziative, eventi collaterali e progetti. Il concetto ribadito è che si tratta di un lavoro e di risultati collettivi. È stata richiamata l’attenzione sul biglietto sospeso (dal modello “napoletano” di caffè sospeso). Le donazioni volontarie riposte in una scatola saranno convertite in biglietti che verranno consegnati a quattro istituzioni: Soccorso d’inverno, Casa Astra, SOS Ticino, Croce Rossa. Al biglietto sospeso contribuisce lo sponsor AIL.

Un risvolto di inclusione sociale lo ha anche il nuovo Progetto Restez FIT!, con anziani in primo piano. Articolato su due anni, intende “rafforzare la partecipazione culturale dell’anziano dandogli un ruolo di protagonista nella realtà sociale, attraverso un tandem intergenerazionale e una creazione artistica”. Un progetto dentro un progetto già avviato come la redazione radiofonica di Keep FIT with Radio, aperto alle nuove generazioni di giurati e critici in erba, a cui quest’anno si affianca una decina di anziani che con i ragazzi formeranno un tandem intergenerazionale: Giuria dei Saggi accanto a Giuria dei Giovani per discutere e valutare insieme gli spettacoli, scambiando opinioni e confrontandosi. L’anno prossimo per gli anziani si prevede anche un lavoro artistico. Il progetto ha ricevuto il sostegno dell’Ufficio Federale della Cultura e di quattro fondazioni svizzere.

FIT 2022 - Tabea Martin

Tabea Martin in Geh nicht in den Wald im Wald ist der Wald (Foto: Rio Basel / Helen Ree)

Tra le diverse collaborazioni, si ripresenta per il secondo anno TIB meets FIT 2.0, rete di artisti ticinese vicino al Festival: Francesca Sproccati, Simon Waldvogel, Camilla Parini, Elena Boillat che questa volta non offriranno un incontro solo per addetti ai lavori, ma una sorta di serata festosa, evento/performance Dancing till disappearance – un invito a muoversi insieme. Sempre come apertura con il territorio, si segnalano le collaborazioni con Luminanza, il cui nuovo bando drammaturgico sarà aperto anche ad autori non di madre lingua italiana e laboratori di formazione come Awaken the sleeping giants del Trickster_p che intende investigare sul rapporto umano e non-umano; un altro workshop è riservato a giovani artisti.

Come sempre ci saranno incontri con il pubblico e il concorso Young&Kids per spettatori giovani e scuole con quattro proposte dedicate a diverse fasce d’età, tra cui al suo debutto il teatro documentario From Syria: is this a child? di Fieno/Di Chio, dai 12 anni, due storie che s’incrociano, quella di una bambina italiana che vive il dramma della separazione dei genitori e quella di una giovane in fuga dalla guerra; per i più piccoli è Quadrotto, tondino e la Luna che racconta di un quadrato bambino; di convivenza tra un uccello e un fantasma narra la danza/teatro di Fréquence Moteur, infine un invito alla risata sarà Ha ha ha.

Prima di passare alla programmazione, ecco il nuovo libretto, non più Quaderni, ma primo della collana Sguardi sul contemporaneo, “Scena d’amore” il primo titolo riferito alla tematica del 2021.

Una scena da "Chasing A Ghost" di Alexandra Bachzetsis

Una scena da Chasing A Ghost di Alexandra Bachzetsis

E in questa edizione, altra sorpresa, non ci sarà un filo conduttore argomentativo, ma al centro sarà posto l’universo femminile, una Lingua/donna, attraverso scrittura, regia, interpretazione… partendo dal fatto della difficoltà di reperimento, dice Paola Tripoli, rimandando all’“assenza di artiste o piuttosto la loro invisibilità”. Per il momento, non risposte ma una serie di domande, tra cui: “C’è una questione femminile nell’arte?”. Tripoli chiude il suo editoriale così: “per parlare una lingua/donna al FIT 2022 saranno tredici ‘cattive ragazze’ che diranno non tanto cosa, ma come”.

FIT 2022 - Marina Otero - Love me

Marina Otero in Love Me (Foto: Mariano Barrientos)

La provenienza è da sette paesi, Argentina, Belgio, Cile, Francia, Italia, Olanda e Svizzera. I nomi: Alexandra Bachzetsis che segna anche la sinergia con il MASI, dati i suoi interessi nei confronti della storia dell’arte, oltre che di musica, cinema e cultura in generale. Poi c’è la collaborazione con Anahì Traversi e il Collettivo Treppenwitz, in scena nel terzo capitolo della loro ricerca sull’amore come motore delle/nelle relazioni umane: Amor fugge restando (Loving Kills). Marina Otero finalmente, dopo rimandi vari, è qui con la provocatoria performance Love me. Applauditissima l’anno scorso la coreografa e danzatrice Ruth Childs/Scarlett’s ritorna proponendo Blast! Che, dice, “è basata sulle mie osservazioni su come gli esseri umani si esprimono”. Seguirà la serata, già annunciata, di TIB. Ancora danza con Tatiana Julien / Interscribo: Uprising è definito al confine tra concerto pop dal vivo, una sfilata di moda e un incontro di boxe. Performance di danza è anche quella offerta da Tabea Martin su razzismo ed esclusione (Geh nicht in den Wald im Wald ist der Wald), mentre uno sguardo scettico sulle tradizioni svizzere è quello lanciato da Johanna Heusser con Dr Churz, DR Schlungg und DR Böös. Manuela Infante, Cómo convertirse en piedra, si pone il compito di immaginare un teatro non antropocentrico e non umanista. Il collettivo olandese Wunderbaum ricostruisce una battaglia di idee come un incubo tragicomico: sostenitori radicali della libertà infiltrati in una idilliaca cittadina statunitense, per affermare ogni potere all’individuo… poi arrivano gli orsi… Questo è Bears. Sul paradosso del centro si concentra Kristien de Proost con In the middle of nowhere, per finire con Catherine Bertoni De Laet in Bogdaproste – Che Dio perdoni le tue morti, un debutto alla regia su una tragedia familiare che riflette questioni di identità e appartenenza.

Solo da questo sguardo si può evincere l’attualità delle tematiche con il motto, preso in prestito dal festival: “Bisogna essere cattive ragazze e fregarsene del paradiso”. Date, orari e biglietti sul sito.

Manuela Camponovo

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