Teatro

Il Pinocchio che è in ciascuno di noi al FIT

Io Pinocchio

Penultimo dei cinque spettacoli della rassegna Young & Kids del FIT, oggi pomeriggio al Teatro Foce. Una produzione ticinese, Teatrodanzabile, Io Pinocchio, con parti coreografate, musica e parole, quelle di Daniele Zanella che è anche in scena, regia di Emanuel Rosenberg; tronchi di legno, una postazione di batteria (suonata da Brian Quinn), pochi altri elementi scenografici, un fondale-muro che muta le sfumature di colore a seconda delle situazioni. Un bambino che deve riconoscere se stesso pezzo per pezzo (come nella ripetuta mimica iniziale che allude alla ricerca di identità), ma che trascorre abbastanza tranquillamente la prima infanzia; solo una volta iniziata la scuola si sente e viene percepito un po’ come un “pezzo di legno” (da qui il paragonarsi alla “diversità” del burattino). Il racconto autobiografico del protagonista, prima con voce registrata, poi diretta, viene inframmezzato dai giudizi riportati di insegnanti, educatori. In sostanza, un buon bambino a cui piace socializzare, sempre un po’ infantile, che ha difficoltà di apprendimento, legge, scrive, fa di calcolo lentamente, con numerosi errori, però in fin dei conti riesce a risolvere abbastanza bene. Dopo la scuola, arriva l’istituto i cui ambienti opprimenti, costrittivi certamente rispetto alla libertà fino allora goduta, sono descritti con una precisione disarmante, dagli effetti comici. L’ingenua, ma anche genuina purezza dei pensieri espressi suggeriscono empatia. Qui siamo comunque nel campo dove una verità diviene finzione per tornare al dato realistico. Ha doti artistiche manuali il ragazzo e queste vengono valorizzate nell’apprendistato da ceramista; poi ci sono le sue passioni per la tv e i personaggi dei fumetti, dei cartoni animati, dei videogiochi anche se in questo non è certo un gran emulatore. C’è anche una canzone rap su Pinocchio. Nella parte conclusiva, sia lui, sia le due comprimarie che con gesti di danza hanno interpretato le sue sensazioni e altre figure del suo mondo, Viviana Gysin e Cristiana Zenari, narrano esperienze del passato di bambini e ragazzi, la cui minuziosità incompiuta assurge quasi all’assurdità enigmatica e alla risibilità metafisica di aneddoti Zen. piccoli furti non riusciti o risolti a metà o l’invadenza in una casa altrui, storie minime per spiegare che in fondo tutti, in un modo o nell’altro, siamo “diversi” rispetto ad una supposta ed inesistente “normalità” ed abbiamo derogato dalla “retta via” almeno una volta, come Pinocchio che alla fine conquista la nostra simpatia perché i primi della classe sono piuttosto noiosi e non è detto che siano quelli a riuscire meglio nella vita. Amici, parenti, simpatizzanti hanno invaso, come sempre in queste occasioni, la platea del Foce applaudendo entusiasticamente alla prima.

Manuela Camponovo

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