Teatro

Il Teatro Paravento e la crisi ambientale

Sarebbe più semplice dire cosa il venezuelano Arturo Uslar Pietri (1906-2001) non era. Scrittore di punta, esponente del “realismo magico” latino-americano, si espresse nella narrativa, poesia, saggistica, drammaturgia, fu insegnante e giornalista, diresse El Nacional, divulgatore televisivo, ambasciatore e politico con incarichi ministeriali in vari ambiti, ambientalista ante litteram… Insignito di numerosi premi e onorificenze nazionali e internazionali. Ad un suo racconto si ispira liberamente la nuova produzione della Compagnia Paravento che negli ultimi anni si dedica a sviluppare tematiche d’impegno sociale e civile. Dopo il debutto nella sua sede locarnese, la creazione è stata presentata ieri sera, in un venerdì di carnevale distratto, al Foce di Lugano.

Aspettando la pioggia incrocia motivi di ordinaria quotidianità, problematiche assillanti dei nostri tempi, ad una sorta di onirismo simbolico, proprio dell’autore al quale si attinge. Particolarmente efficace la scenografia (ideata da Deborah Erin Parini, realizzata insieme a Sergio Simona) che allude ad una sgangherata abitazione dove vive una coppia di contadini, assillata dalla povertà, solitudine, siccità dovuta a mesi senza pioggia che li ha privati di ogni risorsa, animali e prodotti dell’orto. Non resta loro che sfogare le proprie rabbie reciprocamente. In questo adattamento i figli come i vicini se ne sono andati e nulla può restituire loro qualche momento di gioia. Poi avviene qualcosa. L’Evento in grado di cambiare prospettiva. Come spuntato dal nulla, un ragazzino che non risponde a nessuna domanda, misterioso, non ha un nome, non si sa da dove viene né dove va, ma come un elfo sapiente ha l’aria di conoscere molte cose, canzoni e giochi. Porta l’allegria in quella casa, momenti di dolcezza, così tranquillo, così occupato a studiare gli insetti, con accenni di riti apotropaici. Il vecchio, che aveva proibito alla moglie di suonarla, ora le chiede di prendere la sua chitarrina. Pretesti per canzoni e musica com’è nello stile della Compagnia. Il ragazzino, enigmatica presenza, quasi soprannaturale, come è arrivato, scomparirà, ma lascerà qualcosa d’altro, finalmente, la pioggia.

Una specie di apologo nel quale viene sottolineato il cambiamento climatico, quando piove le catastrofi se non piove… Danni comunque per una natura che si ribella e ci fa riflettere. Miguel Àngel Cienfuegos, regista, è interprete accanto a Luisa Ferroni, sono sempre loro a cercare anche dei risvolti comici, buffi, mentre Simone Ferroni (buon sangue non mente) ricopre con disinvolta spontaneità il ruolo del ragazzo e cattura l’attenzione. Da tenere d’occhio. Simpatiche le musiche originali di Fabio Martino.

Un’operina semplice, non particolarmente esigente, ma che assolve il suo compito.

Si replica questa sera alle ore 20.30, sempre al Teatro Foce di Lugano.

Manuela Camponovo

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