Incontri

Il valore del popolarismo e le derive del populismo

© Eventi e Congressi, Città di Lugano.

La democrazia non è senza presupposti: chi la confonde con un meccanismo per costruire, nel modo più veloce possibile, una maggioranza esaltando le masse (e, a tal fine, si utilizzano oggi in modo massiccio i social media e le nuove tecnologie digitali) non ascolta e non rispetta il vero protagonista, ossia il popolo. Il popolo, però, non è un corpo collettivo privo della possibilità di dissentire, di essere minoranza, di includere diversità. Tuttavia, è precisamente questa tentazione del potere, ossia “rivendicare” il popolo contro presunti nemici, all’interno o all’esterno, contro la disgregazione o la sua alienazione da parte della “casta” politica, che ha costituito, in tutti i tempi, l’essenza del “populismo”. Pertanto, il populismo non si identifica soltanto con alcuni partiti o tendenze, ma rappresenta un rischio latente in ogni democrazia.

L’idea politica opposta al populismo è, nonostante il nome sia simile, il “popolarismo”, il quale, non a caso, è nato in un momento storico in cui sono emersi populismi pericolosi in Europa, poi diventati totalitarismi. Il 18 gennaio 1919, Luigi Sturzo si rivolse – attenzione – non ai cattolici, ma ai «liberi e forti», perché soltanto «uomini [e donne] moralmente liberi e socialmente evoluti» possono costruire una vera democrazia e collaborare per realizzare i «fini superiori [cioè non quelli ideologici o materialistici] della Patria». Sono infatti i cittadini e le cittadine liberi da ideologie e strumentalizzazioni, che hanno valori morali fondamentali e non sono preda del materialismo, quelli capaci di collaborare, nonostante tutte le differenze che li caratterizzano, per un fine comune.

Come si vede, Sturzo intese, con il termine popolarismo, una cultura democratica, che per lui certamente veniva dai valori universali del cristianesimo – la dignità della persona, la solidarietà universale e il principio della sussidiarietà –, senza però essere indirizzata soltanto ai cristiani. In questa prospettiva, traspare la visione della società civile di Antonio Rosmini, i cui scritti Sturzo aveva intensamente studiato e che esercitò un notevole influsso sulla cultura ticinese. Presi sul serio, questi valori contribuiscono ad una vera cultura democratica della laicità, che non si ferma ai confini della propria nazione, ma cerca collaboratori ovunque si possano trovare; per cui, nel popolarismo, gli «interessi nazionali» si conciliano con un «sano internazionalismo».

Non a caso, due anni dopo aver costituito, nella «grave ora» politica del 1919, il Partito popolare italiano, Sturzo si recò in Germania per incontrare esponenti del Zentrum (il partito dei cattolici tedeschi) a Monaco, Berlino e Colonia, con una delegazione di cui fece parte non soltanto Alcide De Gasperi, il futuro fondatore della Democrazia cristiana, ma anche Stefano Jacini, che, nel 1943/44, si sarebbe rifugiato proprio a Lugano per sfuggire al fascismo. L’intenzione era, infatti, quella di creare una “Internazionale cristiana”, nello stesso spirito laico del Partito popolare e del Zentrum, aperto anche ai non cattolici. E anche Giuseppe Motta, cinque volte presidente della Confederazione, si è ispirato, nella sua azione politica, al Zentrum. De Gasperi scrisse in tal occasione, su Il nuovo Trentino, che «esiste in Germania una corrente nuova, la quale […] si muove lentamente e inevitabilmente verso una concezione di solidarietà e fratellanza europea. Risvegliare quest’elemento, renderlo più cosciente […] è opera di saggia politica internazionale; ed è questo il tentativo del Partito popolare».

Contribuire, nello spirito del cristianesimo, alla cultura dei valori laici della democrazia e della solidarietà, per superare ogni chiusura ideologica e populista interna e verso gli altri popoli, è un compito che, oggi, in un’altra «grave ora» per l’Europa nel contesto globale, risulta di nuovo urgente. Così, nello stesso spirito dell’incontro del 1921, e in occasione della conferenza di Olaf Wientzek (Direttore della Rappresentanza della Fondazione Konrad Adenauer a Ginevra), dal titolo Sfide attuali e prospettive future per la Democrazia Cristiana in Europa, saremo lieti di assistere ad un altro incontro: quello tra esponenti del Centro del Ticino, con rappresentanti della Fondazione Konrad Adenauer, del Partito democratico cristiano di San Marino, e dei Popolari italiani. Come si evince dal programma, anche le rispettive organizzazioni giovanili saranno protagoniste dell’incontro, al quale prenderanno parte anche due think tank ticinesi, l’Osservatore Democratico (Massagno) e l’Incontro (Mendrisio). L’appuntamento di martedì 31 gennaio è alle ore 17 presso il Palazzo dei Congressi di Lugano.

Markus Krienke

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