Commento

Il viaggio nell’economia italiana di Salvatore Rossi

Il Breve racconto dell’Italia nel mondo attraverso i fatti dell’economia (il Mulino 2023) di Salvatore Rossi sembra più un paper che un libro. L’autore esplora, come da titolo, l’Italia di oggi alla luce dei dati economici, ma non va molto a fondo. Struttura il libro, piccolo, come fosse un lungo articolo accademico, lasciando una percezione di superficialità. Non c’è una tesi portante; vengono citati numeri, cifre. Difficile trovare un filo logico. Gli italiani sono sessanta milioni e gli stranieri svariati miliardi, esordisce l’autore, che tocca da principio tematiche come l’identità che s’intreccia con i fatti economici – «Mi ricordo di essere italiano quando leggo o vedo sui media che l’economia italiana è stata downgraded da un’agenzia di rating […]. Mi ricordo di essere italiano quando noto che una certa pizzeria ha assunto come cameriere un immigrato egiziano». Poi scatta, per forza di cose, il confronto con gli altri paesi.

Successivamente, si affrontano gli elementi socio-economici rilevanti per l’Italia, tra cui la popolazione in età lavorativa, l’occupazione, le ore di lavoro nell’economia, il PIL, la produttività del lavoro, la domanda interna e il risparmio. Si considerano anche le relazioni economiche con il resto del mondo, inclusi il saldo degli scambi economici e il debito o credito netto del paese. Salvatore Rossi sottolinea la peculiarità negativa dell’economia italiana nei livelli di produttività, ovvero la quantità di prodotto lavorata per ora. Riporta che la produttività dell’Italia è inferiore del 27 per cento rispetto a quella americana, del 20 per cento rispetto a quella tedesca e francese. Solo il Giappone ha un livello di produttività inferiore all’Italia. L’Italia ha un’economia orientata principalmente ai mercati esteri. La Cina ha un tasso di risparmio del 44 per cento, indicando timore del futuro, in quanto le persone si sentono meno “protette” dallo Stato.

A titolo di confronto, la Germania ha il 30 per cento, che è abbastanza alto per i paesi avanzati, mentre Francia e Italia si collocano al 24 per cento e al 23 per cento, rispettivamente. Tuttavia, in Italia la spesa pubblica corrente è stata più elevata rispetto ad altri paesi, risultando in una compressione della crescita degli investimenti. Sul fronte estero, l’Italia registra un credito netto verso il resto del mondo, ammontante a poco meno di 0,2 trilioni. Salvatore Rossi esamina anche l’incremento dell’inflazione, accentuato sia dalla pandemia di Covid-19 che dalla guerra russa in Ucraina. L’inflazione è ora in aumento in tutto il mondo, principalmente a seguito di un repentino aumento dei prezzi delle fonti energetiche. Viene menzionato un altro elemento diventato quasi un mito dagli anni successivi alla crisi del 2008: l’Italia ha un debito pubblico elevato, ma inferiore a quello giapponese e superiore a quello americano.

Tuttavia, Giappone e Stati Uniti sono considerati debitori estremamente affidabili, mentre l’Italia no. Inutile negare che i problemi non esistano. Ma sussistono anche sul piano europeo. «L’indubbia crisi della globalizzazione deve indurre a seri ripensamenti strategici sia i soggetti privati che operano sui mercati, sia gli enti pubblici di regolazione e supervisione, a livello nazionale e internazionale, sia i governi». Infine, alcune riflessioni sull’identità italiana, che «a volte solo intravista dagli italiani stessi, certamente riconosciuta dagli altri abitanti del pianeta, può essere intrisa di stereotipi. Ma ovunque è presente la sorprendente constatazione che in Italia si sa congiungere il bello, e il buon vivere, con la raffinatezza tecnologica. L’eleganza naturale con la creatività, a volte con il genio. Il mondo che si annuncia potrebbe chiedere al nostro paese di farlo meglio e di più, anche per indicare la via agli altri».

Amedeo Gasparini

www.amedeogasparini.com

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