Teatro

In Italia si celebra a sipari abbassati la Giornata Mondiale del Teatro

Da quando venne istituita, nel 1961 a Vienna su iniziativa dell’Istituto Internazionale del Teatro, mai era accaduto di festeggiarla a sipari abbassati e platee vuote in quasi tutto il mondo. Ma in tempi di Coronavirus, si vive d’eccezionalità. E allora è così che il 27 marzo, forse un po’ in sordina, anche per i palcoscenici italiani è la Giornata mondiale del teatro, celebrata quest’anno con un messaggio all’autore pakistano Shahid Mahmood Nadeem. «Le sale sono ferme, è vero, ma il Teatro è vivo. Non è una chiusura, ma un’attesa», assicura all’ANSA Giorgio Barberio Corsetti, regista e direttore del Teatro di Roma, tra i molti in questi giorni a puntare su una nuova platea, quella di web e social, per la quale si costruiscono cartelloni, appuntamenti, letture, streaming di spettacoli delle passate stagioni. «Dalla prossima settimana debutteremo anche con Radio India – dice – Certo, il teatro è fatto dagli artisti e dal pubblico. Un teatro vuoto è come se smettesse di esistere. E il mio pensiero è per tutti coloro che in questo momento non possono lavorare. Ma il web in questo momento ci permette di lasciare teso quel filo di partecipazione con la città». «Noi abbiamo lanciato anche i Cantieri del Biondo – racconta Pamela Villoresi, alla guida del palcoscenico palermitano -Condividiamo con la città tutta la fase creativa dello spettacolo. Ad esempio per Aulularia, la commedia di Plauto, stiamo coinvolgendo i ragazzi nella traduzione dal latino. Poi ci sarà una fase dedicata alle scenografie e un’altra per i costumi. Così che quando si arriverà allo spettacolo dal vivo, sarà una festa collettiva. Sinceramente mi chiedo perché non abbiamo cominciato a farlo prima».

«Il teatro è uno dei modi più antichi attraverso cui l’uomo si dà risposte ai grandi temi dello stare al mondo, ai misteri, ai conflitti, alle paure, allo stupore», riflette Roberto Andò, in veste di direttore dello Stabile di Napoli, che per la Giornata mondiale del teatro arricchirà la sua sezione #teatroacasa di contributi e riflessioni di artisti e registi, da Emma Dante a Ruggero Cappuccio, Imma Villa, Carlo Cerciello, Claudio Di Palma. «Andare a teatro – spiega – significa sedere accanto a degli sconosciuti, al buio, sentire e vedere qualcuno in scena che parla alla nostra coscienza. Il proliferare di tutti questi interventi in rete è un tentativo di rompere la distanza ed esorcizzare il vuoto. A volte appare maldestro, altre inutile. Ma è comunque ‘necessario». C’è, però, anche chi non è d’accordo. «Il Teatro è dal vivo. È parola, fiato, respiro, odore – dice Massimo Romeo Piparo dal Sistina di Roma – Ogni quindici giorni scrivo ai nostri spettatori, per rassicurarli, sui loro biglietti e abbonamenti. Ma guai a far passare il messaggio che il teatro dal vivo o in video sia uguale. O che tanto si può vedere gratis». Lo sguardo è al “dopo”, al come si potrà ripartire. «Nulla sarà uguale e purtroppo – prosegue Piparo – siamo stati i primi a pagare le conseguenze e saremo gli ultimi a ripartire. Dovremo fare i conti la nostra stessa essenza: lo stare vicini». «In questo momento – prosegue Corsetti – avremmo avuto in scena Carlo Cecchi con Sik Sik di Eduardo. Poi Misericordia di Emma Dante. Stiamo lavorando per proporli più avanti. Ma quando? Si potrà aprire quest’estate? E avrà senso programmare spettacoli ad agosto? Mi vengono in mente le Metamorfosi di Kafka, quando il protagonista si risveglia completamente trasformato…».

«Primo compito del Teatro – rilancia la Villoresi – sarà ricostruire una convivenza sociale. Subiremo le conseguenze di questo periodo anche nella prossima stagione. Ma intanto – conclude – speriamo di poter proporre all’aperto Bengala a Palermo con la regia di Marco Carniti, l’ultimo spettacolo del cartellone. A giugno, luglio. O anche settembre». Purché si torni in scena. (ANSA)

 

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