Impressioni di una crisi

In Lombardia morti 161 tra preti, suore e religiosi

Covid-19 ha fatto sentire la sua tragica virulenza anche tra tanti membri delle Chiese lombarde.
La Lombardia in questi due mesi a causa del Coronavirus ha pagato (e continua a pagare, purtroppo) un prezzo molto alto in numero di vittime. Ogni giorno i lombardi assistono impotenti all’aggiornamento dell’elenco dei morti. Tra questi, oltre a medici, infermieri, operatori sanitari spicca anche quella porzione di società che, in silenzio, ha vissuto al servizio di tante anime spesso rincuorandole e sostenendole in momenti dolorosi della loro esistenza, come la perdita di una persona cara.

La regione lombarda, terra conosciuta per la sua operosità e creatività, in questi ultimi due mesi a causa di un male così insidioso e subdolo è stata colpita al cuore e s’è vista depauperata di tante guide spirituali.

Nell’intero Paese il numero di preti e suore colpiti da Covid-19 ha raggiunto le tre cifre e ci si augura che il triste dato si arresti al più presto.
Il virus della malattia Covid-19 è un virus al quale tutti si sentono esposti, tutti si sentono minacciati, soprattutto gli anziani perché spesso sono affetti da altre patologie.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini di bare trasportate da carri militari e lo strazio di testimoni che, in lacrime, lamentavano di non avere potuto dare l’ultimo saluto ad un proprio congiunto deceduto in totale solitudine perché contagiato.
Accanto a quelle persone, oltre ai sanitari, ci sono stati spesso dei sacerdoti che, pur di amministrare l’unzione degli infermi, hanno, in qualche caso, contratto il virus. Altri, soprattutto agli inizi della pandemia, sono stati contagiati per avere portato l’Eucarestia o un cristiano conforto nelle famiglie a persone ammalate o per avere amministrato il sacramento della riconciliazione in confessionali (che ovviamente non s’immaginava avrebbero dovuto essere sanificati).

Ancora impresse nella nostra memoria ci sono pure le immagini di sacerdoti che, mestamente, impartivano la benedizione a file di bare allineate in luoghi che non sempre erano quelli destinati al culto della nostra fede. Certo la pietà cristiana non è mancata, ma l’assenza del rito funebre con cui congedarsi da una persona cara è stata una prova atroce quanto quella di non poter essere stati vicini a tanti nel momento del trapasso.

Sono stati tantissimi i gesti compiuti dai sacerdoti in questi mesi così difficili. Sarà un lavoro meritevole raccogliere le loro vite e soprattutto l’epilogo delle loro esistenze generose, come quella di don Casali, che quest’anno, nel suo cinquantesimo di sacerdozio, prima di morire a causa del virus, s’era attrezzato a diffondere la Messa via Facebook per non farla mancare ai propri parrocchiani.

Non è possibile in un articolo documentare i tanti episodi di cristallino esempio cristiano dato da preti, suore e religiosi. Qui ci preme solo ricordare che da duemila anni la Chiesa è sempre presente dove l’umanità è più in travaglio. Nei lazzaretti – chi incontra Renzo tra gli appestati? Fra Cristoforo – a confortare i moribondi ci sono stati sempre i religiosi della Chiesa cattolica; e anche in questa pandemia, coerentemente, sono stati presenti, tantissimi donando la loro vita.

Donatella Salambat, Alpi Media Group

In cima