Cultura

Italia, cambiamenti per il settore lirico sinfoniche e cinema con il decreto Bonisoli

In Italia il Consiglio dei Ministri approva il decreto-legge, su proposta del premier Giuseppe Conte e del ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli, il cui obiettivo è il rilancio delle fondazioni lirico sinfoniche, sostegno del settore del cinema e audiovisivo e finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali.

La decisione è stata presa mercoledì 26 giugno dal Consiglio dei Ministri, e tra le novità introdotte c’è quella di una maggiore tutela per i lavoratori, oltre che un maggiore sostegno verso il settore del cinema e quello audiovisivo.

L’ANSA annuncia:

Norme più stringenti per i contratti precari nelle Fondazioni Liriche e meccanismi che incoraggiano i responsabili dei teatri ad assumere, per concorso, personale in pianta stabile con dotazioni di organico certe. Punta a mettere ordine nel settore, «primo step di una complessa operazione di rilancio», sottolinea il ministro della cultura Bonisoli, il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri. Che sblocca anche circa 35 milioni per il finanziamento delle attività del ministero.
Nell’ultima parte interviene con tre norme importanti per il cinema e l’audiovisivo, che in parte ridimensionano e in parte rendono applicabili alcuni punti della Legge Cinema varata dal governo Renzi. Nato anche sulla scia di due sentenze, una della Corte Costituzionale l’altro della Corte di Giustizia Europea, il provvedimento, applaudito con convinzione dall’associazione nazionale dei sovrintendenti (Anfols), parte proprio dalla questione del precariato nella lirica, stabilendo una serie di limiti per l’applicazione dei contratti a tempo determinato (al massimo 48 mesi, anche non continuativi) imponendo tutele per i lavoratori dello spettacolo con sanzioni severe per gli amministratori che le infrangono. Tutte norme «che mirano ad assicurare diritti e tutele, ponendo un freno al ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato, che per decenni sono stati applicati ai lavoratori dello spettacolo in deroga rispetto alle norme vigenti – fa notare Bonisoli, che poi ribadisce – Pur salvaguardando le specificità tipiche del settore, abbiamo posto un argine ad abusi e discriminazioni prevedendo un tetto massimo di 48 mesi per il ricorso ai contratti a tempo determinato, secondo le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione europea, che si prestava a creare discriminazioni e una mole di contenziosi».

Di “sostanza” per l’attività del ministero fondato nel ’75 da Spadolini e afflitto negli ultimi anni da una costante crisi finanziaria, anche il secondo articolo del decreto che autorizza la spesa di 15 milioni 410 mila 145 euro per il 2019, soldi – precisano i tecnici nella relazione illustrativa – che «serviranno a supportare l’intera struttura ministeriale sia a livello amministrativo sia nella gestione di musei, aree archeologiche, biblioteche, archivi, nonché nelle attività di comunicazione e promozione in tutte le sue forme, anche attraverso la realizzazione di eventi culturali per una maggiore al pubblico». Mentre altri 19 milioni 400 mila euro derivati dagli utili del Lotto potranno essere destinati alla tutela e la conservazione del patrimonio.
Per il cinema, invece, l’intervento, venendo incontro (dopo un lungo lavoro di concertazione con i protagonisti del settore) alle critiche che accolsero a suo tempo il decreto Franceschini, ridimensiona le percentuali di titoli italiani che le emittenti private sono obbligate a programmare. E in parte anche le aliquote relative agli obblighi di investimento sulla produzione italiana. Confermate le severe sanzioni per chi si sottrae.
Mentre nuovi paletti rivedono gli obblighi degli operatori on demand, come Netflix, disciplinandone la presenza in Italia. Un intervento riguarda infine la “censura” con una modifica della commissione che era stata prevista dalla legge Franceschini (vengono aumentati i componenti e tolta la figura del sociologo). Confindustria Radio Tv applaude: «rende nel complesso più funzionali, graduali e flessibili le modalità con cui i fornitori di servizi media audiovisivi devono promuovere le opere europee e italiane».
Positivo il commento del presidente dell’Anica Francesco Rutelli: «Le misure varate dal governo vanno accolte positivamente – dice all’ANSA l’ex ministro dei beni culturali e vicepresidente del consiglio; e critica il fatto che – L’entrata in vigore degli obblighi di investimenti e programmazione di broadcaster e piattaforme slitta di un anno (a gennaio 2020)”, ma assicura: «l’insieme delle norme può consentire una programmazione per industrie e settori creativi che sono sfidati da enormi trasformazioni globali».

 

 

 

 

In cima