Letteratura

La grande Russia portatile a Lugano

Arriva a Lugano Paolo Nori, uno dei più interessanti scrittori italiani contemporanei. L’appuntamento è per sabato 23 marzo, dalle 20, negli spazi dell’Associazione Turba di Lugano (via Cattedrale 11). Il tema della serata pubblica è dedicato a «La grande Russia portatile: Viaggio sentimentale nel paese degli zar e dei soviet, dei nuovi ricchi e nella più bella letteratura del mondo», titolo del suo ultimo libro pubblicato da Salani (2018).

L’occasione unica è data dalla presenza dello scrittore sulle rive del Ceresio. Autore che, proprio sabato, inizierà il workshop «Il repertorio dei matti del Canton Ticino» (https://bit.ly/2LOn8Pu); laboratorio a numero chiuso organizzato per l’appunto dall’Associazione Turba in collaborazione con la Photo Ma.Ma. Edition di Minusio. Da questo workshop nascerà un libro per i tipi di Marco y Marcos con i testi dei partecipanti. Gli organizzatori comunicano a tal proposito che, pur avendo raggiunto un buon numero di iscritti, ci sono liberi ancora 5 posti (al massimo). Essendo questo corso, più un «evento» unico che non un semplice laboratorio di scrittura – e infatti non si ripeterà più in Ticino – i responsabili hanno sciolto il termine di iscrizioni per dare la possibilità fino all’ultimo giorno e a tutti – poiché non ci sono prerequisiti necessari – di scegliere di partecipare (info@turba.xyz).

Se da una parte il corso è giocoforza a pagamento, l’ingresso alla serata pubblica è invece libero e aperto a tutti. Ma perché il tema verterà proprio sulla Russia? Risponde lo stesso Paolo Nori: «Ho cominciato a studiare russo nell’autunno del 1988, trent’anni fa, e, anche se ero già adulto, avevo venticinque anni, per me la Russia è stato il posto dove sono diventato grande. Ci sono arrivato nel 1991, quando era ancora Unione Sovietica, ero là durante la rivoluzione del 1993, con l’assalto alla Casa bianca, ci ho vissuto durante il coprifuoco che ne è seguito, ho fatto la fila per comprare il pane, ho comprato un orologio Raketa, ho vissuto a Mosca quando non si trovava la carta igienica, ho visto lo studio del più grande pittore russo contemporaneo, ho fatto una fotografia nella giacca di Sergej Dovlatov, ho partecipato al primo festival d’arte d’avanguardia e delle performance di San Pietroburgo, ho fatto tutta, senza mai scendere, la Transiberiana, da Mosca a Vladivostok, ho visto i soldi che distruggevano la rovina incantevole della piazza del Fieno di Dostoevskij, ho dormito su un banco del settore libri rari della biblioteca pubblica di Pietroburgo, ho pianto nella sala di lettura numero 4 della biblioteca Lenin di Mosca, ho trovato per la prima volta il coraggio di regalare dei fiori a una donna e ho scoperto, in Russia, come mi piace l’Italia, il suo odore, e mi sono accorto, studiando russo, di che lingua meravigliosa è l’italiano: in questo libro ci son queste cose, e qualche altra ancora, ci sono trent’anni che hanno ribaltato il più grande paese del mondo che, miracolosamente, è rimasto il posto stupefacente che era la prima volta che ci sono andato, nel 1991».

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