Giornalismo

La libertà di stampa e le sue responsabilità

Oggi, è la giornata mondiale della libertà di stampa: è in questa data che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di evidenziare e ricordare anno dopo anno, l’importanza di tale autonomia. C’è però anche una grande responsabilità che ne deriva: non per nulla la stampa viene spesso identificata come il “quinto potere”.

STAMPA E POTERE…
Nel corso della storia, la stampa inizia pian piano a farsi strada attraverso “fogli di notizie”, utilizzati per informare sulle guerre e sul loro andamento. Nasce così quello che oggi possiamo definire come “cultura della notizia”, che colse l’utilità sociale delle informazioni. Ma è davvero solo dopo la rivoluzione industriale che la stampa inizia a svilupparsi maggiormente.

Si iniziò a far attenzione a ciò a cui i lettori fossero interessati, cercando di aumentarne il numero, già cosa difficile visto il tasso alto di analfabetismo. L’arte della comunicazione si avviò a essere vista come un’opportunità imprenditoriale da un lato ed un potere capace di penetrare nella mentalità della massa nell’altra. Quest’ultimo farà sì che il potere politico – che inizialmente sottovaluta il potere e il pericolo dell’informazione – cambiasse atteggiamento nei confronti della stampa. È proprio per questo che in passato diverse istituzioni monarchiche, così come diversi regimi hanno introdotto la censura preventiva: un metodo per non far sfuggire dal controllo quel medium inizialmente sottovalutato. Per molto tempo la stampa ha dovuto lottare contro un doppio pilastro del monopolio, controllato dall’autorità politica e dalla censura preventiva; e ha dovuto imparare a muoversi con cautela in un gioco di potere e intrigo. Quando finalmente la maggior parte dei Paesi riconoscono la libertà di stampa, ecco che si viene a creare una componente fondamentale: l’opinione pubblica, in grado così di controllare il comportamento del governo grazie ai watchdog, ossia i giornalisti che in piena libertà possono svolgere il proprio mestiere senza essere limitati dal potere politico; in quanto la loro unica responsabilità è verso il popolo.

ESSERE GIORNALISTI, COSA VUOL DIRE?
Essere un buon giornalista non vuol dire solo saper scrivere bene; bisogna prima di tutto avere passione, intesa non solo nel raccontare ma anche nello scovare, scoprire, indagare, ma soprattutto bisogna avere un po’ di faccia tosta.
È compito del giornalista verificare che ciò che scrive sia vero: tutto deve essere sottoposto a costante verifica. È chiaro quindi che per chi pratica questo mestiere ne deriva un carico importante di responsabilità nel fissare delle regole, dei criteri e dei codici di comportamento che prevengano, limitino e sanzionino gli abusi.
Scandali, intercettazioni lecite e non lecite, corruzione, politica, etica, morale, privacy, rappresentano solo una minima parte di quelle tematiche con cui ogni giorno i giornalisti si devono confrontare.

La verità è che spesso capita che chi ama il giornalismo e decide di praticare questo mestiere si trova catapultato in un sistema alla quale non ha il coraggio di contrattaccare: troppe distrazioni persuasive e tra queste sicuramente fama e soldi.

Non ci sono manuali ad indicare la strada giusta e ognuno deve chiedersi quale sia il senso e il limite della propria attività. Gli scandali come spesso accade, fanno riflettere e fanno maturare le persone, così come lo fanno anche gli errori. Un esempio è lo scandalo del settimanale britannico “News of the World”, dove diversi giornalisti hanno abusato della propria posizione per ottenere informazioni e distorcerle a propria convenienza per aumentare le vendite e la fama del giornale.

Nel giornalismo i cambiamenti culturali ed etici sono sempre scaturiti da eventi che hanno colpito la sensibilità dei cittadini e anche quella dei giornalisti. Il giornalismo ogni giorno è sottoposto a molte pressioni, la sua sopravvivenza come elemento indispensabile della democrazia è legata alla capacità di affrontare i suoi difetti, che sono molti ma non sono incurabili.

Bisogna stare molto attenti a non restare prigionieri dei gusti del pubblico, e oggi con l’infotaiment, questo accade spesso, ma un giornale non può permettersi di fare questo tipo di sbaglio, perché il suo ruolo non è quello di intrattenere ma è di informare. Non bisogna pubblicare solo quello che è “gradevole”, perché non è leale verso la professione giornalistica e soprattutto verso i lettori che devono essere informati e se per farlo servono immagini scioccanti e parole forti allora si ha il dovere e l’obbligo di pubblicarle.

Quando l’arte della notizia viene decontestualizzata e strumentalizzata questo provoca gravi danni, perché la stampa ha un grosso potere: dove oltre a testimoniare qualcosa può servire anche come promemoria per il futuro e questo va ad influenzare non solo il nostro modo di pensare, ma anche il nostro modo di agire. Questo è il motivo per cui il ruolo dei fotogiornalisti e dei giornalisti in generale diventa fondamentale: perché se si rispettano i principi di autenticità, verità e utilità sociale, si può contribuire alla maturazione di una società democratica.

MEA

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