Arte

La mostra “Blu Orizon” di Mario Vespasiani al One Lab Contemporary di Ascoli Piceno

Dal 21 dicembre 2019 al 26 gennaio 2020 presso lo spazio One Lab Contemporary nelle Marche è in corso “Blu Orizon”, una mostra d’arte contemporanea dell’artista Mario Vespasiani, che pone l’attenzione sulla componente intellettuale e simbolica della pittura, che descrive la discesa nel profondo, mediante l’uso di un unico colore, il Blu.

Mario Vespasiani (1978), che negli anni ha elaborato opere e tematiche di notevole spessore, maturando la propria ricerca senza rimaner imbrigliato nel proprio stile, svela un ulteriore fase creativa, accostando le tonalità dei blu, presenti in differenti opere realizzate in vari periodi della sua carriera.

Un percorso progressivo, che si comprende pienamente osservando il sentimento di totale fusione con la vita, che ha guidato l’artista durante ciascun ciclo pittorico. Molti studiosi hanno fatto riferimento alla pittura di Vespasiani come una pratica Zen e per il suo interessamento alle discipline orientali è stato spesso paragonato a un samurai, nel vestire con naturalezza i panni di un monaco-guerriero dell’arte, che sa alternare pratica e meditazione, azione e contemplazione.

Dello Zen Vespasiani adotta la metodologia dello spirito e della coscienza della mente che conduce all’aderenza con la realtà, al qui ed ora, per agire attimo per attimo e dunque evolvere il proprio sé con naturalezza. Tra i grandi maestri del novecento che hanno seguito un percorso analogo, quello del francese Yves Klein (1928-1962) rappresenta un caso emblematico, per essersi dedicato prestissimo all’arte e per aver intrapreso la disciplina del judo, che si è rivelata fondamentale nell’affinare la sia la sua facoltà di concentrazione che la sensibilità. In Klein pervade un culto dell’invisibile, una sublimazione del colore totale, mentre in Vespasiani il colore diventa ipnotico, suadente e musicale. Il timbro monocromatico di Klein in Vespasiani deflagra in più punti, come a evidenziare i tocchi e i dettagli. Entrambi fanno riferimento alla condizione di un uomo che aspira all’eterno, a una dimensione sovrastorica. Il blu di Klein è un abbraccio cosmico, vellutato, che impregna l’atmosfera, assorbe e calma. Richiama cielo ed acqua senza raffigurarli e trasporta in un “nulla” insondabile, pregno di una tinta oceanico e della vertiginosa profondità del cosmo.

Risulta interessante notare come entrambi gli artisti considerino il blu come una figura e non solo colore, e dato che sa invadere con potenza e forza sia i confini del reale che quelli psicologici, richiama puntualmente quel concetto descritto di fusione di arte e vita. Con questo progetto Vespasiani mette in risalto la componente emotiva e concettuale che si cela dietro ogni quadro, mediante la relazione che si instaura con tutte le altre sfumature presenti nelle due sale, che attingono alle più varie scale tonali, in un percorso che consente di sperimentare l’effetto della cromoterapia insita nell’energia del colore. Tuttavia se per Klein la celebrazione del blu ha rappresentato il vertice sublime della sua carriera, la scelta di Vespasiani non deriva da una preferenza sugli altri colori, bensì dall’aspetto simbolico ad esso collegato, che più rappresenta il suo sentire, nel riferimento allo spirituale. La mostra Blue Horizon è dunque un’esperienza sensoriale di esplorazione di uno spazio vivo, che tocca l’epidermide di una pittura spaziale, capace di rigenerarsi come sfiora le acque, per poi palpitare di tutti i toni degli spazi siderali. Avverando così la previsione del francese quando dice: “il pittore del futuro sarà un colorista come non se ne sono ancora mai visti”.

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