Teatro

La settimana di LuganoInScena

Una settimana densa di appuntamenti con LuganoInScena: al LAC Valter Malosti dirige e interpreta un Misantropo inedito, Gabriele Pignotta ci farà divertire con Che disastro di commedia; al Teatro Foce Io non sono un gabbiano di Stefano Cordella omaggia Cechov, mentre Cappuccetto Rosso apre la stagione del Teatro per Famiglie.

Il primo appuntamento con la rassegna di LuganoInScena al Teatro Foce è per lunedì 19 novembre alle ore 20:30 con uno spettacolo di Stefano Cordella, Io non sono un gabbiano, rivisitazione del classico cechoviano. La pièce si apre sulla scena della cerimonia funebre di Arkadina, celebre attrice cui la comunità rende omaggio. Ben presto, le orazioni di amici e parenti assumono l’aspetto di performance artistiche, visto che quasi tutti i partecipanti sono artisti o aspiranti tali. Sembra che i personaggi di questa commedia facciano di tutto per non essere felici, come se ci fosse un’inesorabile tensione al fallimento. I pochi che provano a togliersi la morte di dosso risultano patetici, ridicoli o si scoprono già morti. Non sarà né il successo né l’illusione di una vita migliore a salvarli bensì forse la consapevolezza, la capacità di sopportare una vita infelice, mettendo da parte i sogni di gloria così tremendamente vivi in gioventù. Un quadro spietatamente tragicomico di una società senza speranza.

Invece, per il Focus LIS Factory, Valter Malosti torna ad affrontare Molière, e lo fa proponendo al pubblico Il Misantropo (ovvero il nevrotico in amore), spettacolo del tutto inedito e diverso, coprodotto da LuganoInScena, TPE Teatro Piemonte Europa, Teatro Carcano Centro d’Arte Contemporanea, che debutterà al LAC martedì 20 e mercoledì 21 novembre alle ore 20:30.

L’Alceste di Malosti è un filosofo, un nero buffone, un folle estremista del pensiero, che assume in sé anche le risonanze più intime e strazianti del dramma molieriano, senza rinunciare alla sottile linea comica, al fuoco farsesco che innerva il protagonista. Accanto a lui, nella parte di un’inedita Célimène, Anna Della Rosa, una fra le attrici più talentuose della sua generazione, che alcuni ricorderanno tra le interpreti de La grande bellezza di Paolo Sorrentino, insieme a un cast di altissimo livello tra cui Sara Bertelà, Edoardo Ribatto, Roberta Lanave e Paolo Giangrasso. Il testo classico viene qui messo a confronto con un altro grande capolavoro molieriano, quel Don Giovanni di cui il Misantropo diventa la tavola rovesciata e complementare, l’immaginario prologo della dissoluzione: Alceste e Don Giovanni diventano i due volti di una lotta totale e disperata contro l’ipocrisia e il compromesso su cui è costruita la civiltà. Lo spettacolo nel suo farsi si propone come un lucido saggio sul desiderio e l’impossibilità di esaudirlo, sul conflitto tra uomo e donna, uomo e società, uomo e cosmo. Il rapporto di Alceste e Célimène diventa quindi un violentissimo agone, una resa dei conti la cui posta in gioco è – per citare Lacan – la Verità come “ciò che sempre resiste all’intelligenza”.

Una serata tutta da ridere è invece quella che aspetta il pubblico del LAC sabato 24 novembre alle 20:30 con Che disastro di commedia, di Henry Lewis, Jonathan Sayer, Henry Shields, qui diretta da Gabriele Pignotta. Premiata agli Olivier Awards 2015 come miglior commedia dell’anno nonché vincitrice del Premio Molière 2016, la pièce evidenzia tutte le paure e gli errori che un attore sul palco non vorrebbe né dovrebbe mai commettere, coinvolgendo il pubblico in un crescendo di risate.

Dopo aver ereditato improvvisamente un’ingente somma di denaro, una compagnia teatrale amatoriale tenta di produrre un ambizioso spettacolo che ruota intorno a un misterioso omicidio perpetrato negli anni ’20 nel West End. La produzione si rivela una catastrofe e gli attori cominciano ad accusare la pressione andando nel panico. Il racconto prende forma tra una scenografia che implode a poco a poco su se stessa e attori strampalati che, goffamente, tentano di parare i colpi degli svariati tragicomici inconvenienti che, con estro e inventiva, si intromettono tra loro ed il copione, tanto da non lasciare spazio a nient’altro che a incontenibili risate e divertimento travolgente. Tra paradossi e colpi di scena, gli attori non si ricordano le battute, le porte non si aprono, le scene crollano, gli oggetti scompaiono e ricompaiono altrove. Il ritmo incessante dello spettacolo, se da un lato coinvolge il pubblico in un vortice impetuoso di ilarità, dall’altro palesa la grandissima fatica fisica che i protagonisti mettono in gioco per rappresentare i disastri che si accumulano in un crescendo senza controllo.

Al Teatro Foce domenica 25 novembre alle ore 16:00 appuntamento per le famiglie con Cappuccetto Rosso (età dai 3 ai 7 anni), spettacolo realizzato in collaborazione con LAC edu e Rassegna Senza confini – Teatro Pan. Un lupo e una bambina o una lupa e un bambino? Cosa importa, l’importante è vivere la storia che tutti noi conosciamo e che ci sorprende sempre. Una storia piena di luoghi misteriosi, dove la paura e il coraggio corrono insieme. Due attori in scena si raccontano la celebre fiaba, giocando ad interpretarne i personaggi e litigandosi il ruolo più ambito: quello del lupo. Con “C’era una volta una piccola, dolce bimba di campagna…” inizia un gioco di narrazione nel quale i protagonisti diventano lupo o lupa, bambino o bambina, entrando ed uscendo dal racconto più volte, proprio come fanno i bambini quando insieme giocano al “facciamo che io ero…”. Una sequenza di scene che, tra corse, rincorse e tante risate, ricostruisce il percorso di Cappuccetto Rosso nel bosco. In un susseguirsi di azioni rapide e divertenti, i due attori si rincorrono fino ad arrivare alla pancia del lupo, dalla quale usciranno con la voglia di rivivere nuovamente la storia – così come ogni bambino, alla fine del libro, chiede alla sua mamma di rileggerlo ancora una volta.

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