I viaggi di Manuela

La surreale macchia gialla del post-Festival

Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco. (Josef Koudelka)

La musica è finita, gli amici se ne vanno…  Cantava Ornella Vanoni. C’era un tempo che all’agosto in città corrispondeva una sorta di desertificazione di indigeni, sostituiti semmai, nei luoghi d’arte, dai turisti, soprattutto in Italia dove in quel periodo chiudevano all’unisono tutte le fabbriche. Poi, nel tempo, a vacanze più articolate, ha corrisposto anche l’organizzazione di eventi e manifestazioni in loco, invenzioni di spiagge e motivi balneari che rendessero gradevole pure il restare.

Da noi il mito del Ferragosto è stato sempre meno incisivo. Le ferie magari si prendono in luglio e dopo c’è il Festival di Locarno… Anche se ho notato che a Lugano molti negozianti, farmacie, alimentari, bar, librerie… a cavallo dell’Assunta, preferiscono chiudere… E alcuni quartieri, ma anche il centro cittadino che dimentica la tanto sbandierata vocazione turistica, decidono di andare in letargo per qualche giorno, come hanno rivelato recenti polemiche.

Io, domenica, proprio appena dopo la chiusura con la cerimonia dei pardi, ho fatto un viaggetto in quel di Locarno, appunto, per respirare in tutta rilassatezza l’atmosfera irreale e rarefatta del post-Festival… Nessuna ressa tra cui cercare di farsi largo, radi passanti anche sotto i portici, alcuni trascinando una valigia per partenze ma anche arrivi di chi ha aspettato un momento più tranquillo e a prezzi più bassi.

Le tracce leopardate ancora ben visibili nella cartellonistica, vetrine, sulle tovagliette di qualche ristorante alla cui soglia camerieri sfaccendati chiacchieravano tra di loro, godendosi infine un po’ di pace. E nei gadget, abiti, borse…

E che dire di quell’infilata di sedie vuote, alcune impilate, un’ampia macchia gialla ad occupare ancora la Piazza Grande, in un clima surreale, evocativo di silenzi disabitati all’Antonioni? Qualcuno fotografava il luogo cult tanto chiacchierato per una decina di giorni. Non subito verrà smontato lo schermo, ancora qualche proiezione offerta per famiglie. Ma si poteva assistere ad una smobilitazione generale, camioncini, tecnici….

Certo ad ognuno la sua folla e ben venga, anche se quest’anno pare che si sia esagerato. Ma insomma, lo sapete, non amo recarmi nei luoghi più popolati e dove vanno tutti nello stesso momento. E quindi posso anche godermi la Piazza del “dopo”, quella che i festivalieri non vedono.

Tra l’altro vi devo dire che viaggiare in zone esotiche e lontane, quando si ritorna, comporta anche un’acquisizione di uno sguardo rinnovato sulla nostrana quotidianità. Così fu che, dopo aver visto il panorama transiberiano e quello giapponese dal finestrino, mi sono goduta con più sorpresa attenzione lo scorrere del paesaggio tra Lugano e Locarno, con tappa a Giubiasco… Torrenti, casette, fabbriche, vegetazione, tutto compreso…

Provare per credere…

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