Letteratura

La vita può sfiorare la morte: gli ultimi giorni di Kafka

Franz Kafka nel 1906. Fonte: Wikimedia Commons – Klaus Wagenbach Archiv, Berlino.

Franz Kafka (1883-1924) è certamente uno tra gli autori più noti nel Novecento e ciò che più emerge dalla sua penna è l’attenzione verso l’alienazione e l’unione tra il fantastico e il realistico. A prova di ciò, esemplificativa è l’opera La metamorfosi, in cui il protagonista si risveglia una mattina nel corpo di uno scarafaggio. Partendo dalla trasformazione, l’uomo richiama temi a lui cari come quello identitario e del rapporto società-individuo. Kafka viene studiato e approfondito partendo quindi da un’analisi critica dei suoi scritti, ma dietro a un grande autore c’è un uomo, con mancanze e sentimenti. Un uomo, in questo caso, che non nasce scrittore, ma che usa la carta e l’inchiostro quasi per esigenza personale nei momenti liberi dal lavoro (laureato in giurisprudenza, ricopriva una professione nell’ambito legale-assicurativo). Molto giovane si ammala di tubercolosi e così la sua riservatezza caratteriale inizia a fondersi anche con la debolezza fisica. È a questo proposito che risulta interessante poter osservare Franz Kafka nella sua umanità più intima ed è possibile farlo ancora meglio leggendo La meraviglia della vita di Michael Kumpfmüller (2013).

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