Cultura

La volpe e il leone della politica di fronte alla crisi

Cambieremo tutti casa. Passeremo a più luminosi piani con infinite nuvole e vani. Ma speriamo che mettano almeno un po’ vicini i grandi e i medi ai bambini (Vivian Lamarque)

Cos’è la politica? Gerardo Rigozzi al Circolo cultura insieme di Chiasso, l’ha presa da lontano. È un’arte (implica capacità) difficile (specie oggi) di gestire la “polis”. Già ai tempi dei greci, nasce l’opposizione tra i sofisti (che insegnano la retorica, arte di parlare e convincere) teorici del mondo com’è, rispetto a Socrate che chiede un governo secondo giustizia e saggezza. Il dilemma si ripropone nel ‘600 sul tema delle libertà tra Hobbes, teorico dell’homo hominis lupus (lo Stato deve vegliare, altrimenti gli uomini si sbranano) e Rousseau, secondo cui il primo uomo che tracciò i confini di un orto (tra il mio e il tuo) chiama lo Stato a gestire le libertà individuali e i suoi limiti. Veniamo poi alla nascita dei partiti nell’800 che traggono ispirazione dai giacobini, fautori di un’estrazione popolare e i girondini, più elitari. In Svizzera il confronto avviene tra la Lega dei Cantoni cattolici e i fautori delle libertà d’ispirazione francese. Stessa cosa in Ticino col confronto tra moderati e radicali. Si assiste a scontri di violenza inaudita. Allora vigeva il maggioritario, per cui chi conquista un voto in più si prende tutto e il confronto culmina con l’uccisione nel 1890 del consigliere di Stato, Luigi Rossi. Allora interviene Berna che impone di governare insieme. Nasce la formula proporzionale, foriera poi dell’esordio dei socialisti, partito agrario e comunisti. Nascono altri frazionamenti, nota Rigozzi, che ha pure ricordato varie tematiche cui è confrontata oggi la politica (globalizzazione, ambiente, tecnologie, migrazione, lavoro) compresa la crisi prevista da Roubini nel 2006. Mentre oggi si celebrano 10 anni dal collasso, Roubini prevede una nuova tempesta nel 2020 dato che gli Usa accumulano elevati livelli di deficit fiscali e la Cina lancia politiche accomodanti sul fronte fiscale e credito: crisi generata dal troppo denaro iniettato dalle banche centrali e dall’indebitamento degli Stati che potrà portare l’Italia fuori dall’euro. A prescindere da ciò, ha ancor senso parlare di destra e sinistra? Destra significa accento sulle libertà individuali, meritocrazia, Stato non soverchiante, valori nazionali. La sinistra chiede più equalitarismo, redistribuzione, Stato più forte, cosmopolitarismo. Dall’altro lato vi è l’accento su populismo e sovranismo dovute alla crisi di legittimità delle élites e ai problemi di una classe media in regresso. È la solitudine del cittadino globale, scrisse Baumann. Secondo Rigozzi, lo Stato non dev’essere soverchiante, ma autorevole. Quanto ai politici, loro compito è trasmettere emozioni, progetti, non solo tecnicismi: il pragmatismo non è sufficiente. Seguendo la lezione di Machiavelli, il politico deve leggere la realtà e prevenire, costruendo ripari e argini. Rigozzi ha concluso con un elogio al compromesso che pur non gode di buona fama. Ognuno ha i suoi valori e ciò necessita di un confronto dialettico. La vera politica deve leggere la realtà come la volpe con astuzia e accordi e perseguire i programmi con determinazione come il leone. Il resto, appartiene alla fortuna.

Corrado Bianchi Porro

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