Festival FIT

L’allucinato “Bros” di Castellucci

“Bros”, Romeo Castellucci. © Stephan Glagla

Un esperimento antropologico o anche un gioco (vedere l’effetto che fa…), magari sadico, potrebbe essere definito questo lavoro di Romeo Castellucci, Bros, prima assoluta (mondiale) ieri sera al LAC. Ma affonda pur sempre nelle radici mistiche e visionarie della poetica del regista, in relazione con un originario primitivismo barbarico e violento, tematiche che si ritrovano nelle sue rappresentazioni, è sempre in qualche modo una celebrazione di una genesi e di un’apocalisse. Non a caso, dopo una decina di minuti di buio perforato da una macchina che simula una mitragliatrice ruotante su se stessa, accompagnata da rumore assordante (gli spettatori vengono persino muniti di tappi per le orecchie), mentre un’altra macchina lampeggia, dopo questo, una sorta di prologo è affidato al biblico Geremia, vestito di bianco con il suo ramo secco, l’isolato, l’inascoltato, lo sgradito (l’attore rumeno Valer Dellakeza che recita nella sua lingua), destinato a una brutta fine, perché i profeti di sventura e verità non sono mai piaciuti. Altri due attori professionisti sono presenti, Luca Nava e Sergio Scarlatella.

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