Teatro

Le Chemin de la Croix: una serata in compagnia del poemetto di Paul Claudel

Grandissimo successo di pubblico per l’ultimo appuntamento con il festival Tra Sacro e Sacro Monte: Ugo Fiore, giovane talento diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano e Federica Fracassi, vincitrice del premio Eleonora Duse nel 2011, hanno portato in scena per la prima volta in assoluto il testo integrale di Le Chemin de la Croix, poemetto di Paul Claudel  sulla Passione, scritto nel 1911.

 

Ugo Fiore e Federica Fracassi entrano in scena

Un silenzio grave, di attesa, spezzato solo dalla musica sacra, ha accompagnato l’ingresso degli attori; Fiore portava con sé due legni, un martello e dei chiodi: gli strumenti per costruire in scena la Croce.

Un particolare ha attirato la mia attenzione: anche il cielo sembrava voler partecipare al dramma sacro, in lontananza lampi minacciosi facevano da sfondo naturale alla tragedia rievocata. Si susseguivano intrecciandosi le parole in Francese e in Italiano, raggelanti, hanno riecheggiato nel profondo silenzio: «Abbiamo giudicato Dio e Lo abbiamo condannato».

É un poema riflessivo quello di Claudel, sorretto da una serie incessante e martellante di quesiti esistenziali. Così dalla voce di Federica Fracassi una domanda a Gesù caduto per la prima volta: «Come la senti la terra che Tu hai creato?».

La quinta Stazione è dedicata al Cireneo ed è occasione di riflessione sul rapporto tra Cristo e l’uomo, la Sua creatura. È la Fracassi che legge la domanda titubante dell’essere umano: «Tu permetti che anche noi entriamo nelle vicende della Croce?». E qui le voci della narratrice e di colui che in scena rappresentava il «Portatore di Croce» si sono fuse insieme incalzandosi a vicenda.

 

Ugo Fiore sulla Croce

La seconda caduta di Gesù irrompe sulla scena alla settima Stazione e risuona implorante una richiesta del genere umano al Redentore: «Salvaci dalla caduta volontaria per noia». Cristo cade una terza volta e Ugo Fiore presta la voce ai Suoi pensieri: «Vorrei alzarmi, ma è finita». Puntuale l’intenso commento letto dalla narratrice: «Moriamo dunque, meno facile vivere che morire, restare sulla Croce che sotto. Salvaci dalla disperazione». Mentre le parole scorrono intense e rapide, Fiore costruisce in scena la Croce. Il battere del martello sui chiodi crea un’eco naturale che resta nelle orecchie degli spettatori.

Alla Stazione decima Gesù è spogliato delle Sue vesti e anche l’attore si libera metaforicamente della sua maglia. E qui la delusione dell’essere umano che urla la sua disperazione, la voce dell’attrice si fa più intensa e più acuta: «Egli non è Dio, è un mentitore».

Alla Stazione undicesima Gesù è inchiodato sulla Croce. È sempre la voce di Federica Fracassi che commenta angosciata: «La mano torta è quella dell’Onnipotente, il Corpo è ferocemente squartato perché si adempissero le parole del profeta: hanno forato le mie mani e i miei piedi». Qui Fiore rivela tutte le sue abilità come attore: steso sulla Croce la sua voce fende forte il silenzio carico di emozione. Di nuovo i due attori recitano assieme creando quasi un “canone” tra recitazione in Francese e in Italiano.

 

Ultima Stazione: Gesù muore sulla Croce. Commenta la narratrice: «È solo come Adamo nell’Eden.  […] Qui la Passione si conclude e la compassione continua. Gesù è con Maria, nel seno di Sua Madre». È un momento potente quello conclusivo in cui le voci dei due protagonisti si fondono ancora assieme.

Una serata davvero emozionante in compagnia di un testo pregno a livello concettuale che ha visto gli spettatori intensamente commossi e che ha lasciato me con moltissime domande aperte.

Francesca Rossetti

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