Cultura

Le due giornate bernesi hanno rispecchiato la poliedricità di Giovanni Orelli

Gioco e impegno dello «scriba». L’opera di Giovanni Orelli – Nuove ricerche e prospettive. È questo il titolo del convegno che si è tenuto a Berna il 6 ed il 7 dicembre alla Biblioteca nazionale svizzera. Il progetto è nato grazie alla collaborazione tra l’Istituto di Lingua e Letteratura italiana dell’università di Berna e l’Archivio svizzero di letteratura (ASL).

Un convegno originale perché strutturato, in entrambe le sue due giornate, in due momenti, ognuno di carattere distinto e complementare. Una prima parte di carattere prettamente scientifico e una seconda dedicata a «Omaggi e letture», nella quale sono intervenuti “scrittrici e scrittori che sono stati compagni di strada di Orelli e che, in varie forme, hanno con lui dialogato”, come ha precisato Giovanna Cordibella (Università di Berna). Tra questi vi sono stati Donata Berra, Paolo Di Stefano, Alberto Nessi, Pietro De Marchi, Fabio Pusterla, i quali hanno mostrato il lato più privato di Giovanni Orelli, ricordandolo con “gratitudine ed amicizia” come dichiarato da De Marchi. Orelli per loro è stato un amico affettuoso, un uomo dalla straordinaria sensibilità e generosità, un maestro di vita e di scrittura con il quale scambiare fitte corrispondenze, idee, testi letterari. Pusterla a conclusione del congresso aggiunge: “Senza Giovanni Orelli non avrei mai pensato che la letteratura sarebbe stata meritevole di essere studiata per il resto della mia vita”, proprio a testimonianza del forte legame che lo ha legato a Orelli.

Il carattere innovativo del convegno si è mostrato anche grazie alla grande varietà delle tematiche proposte, nelle tipologie di interventi e nella grande abilità di far uso, a dipendenza delle necessità, di una diversa lingua nazionale. La prima giornata è stata riservata a relazioni sui romanzi tra i più studiati e famosi di Orelli (come L’anno della valanga o Il giuoco del Monopoly), con lo scopo di incentivarne nuove letture e interpretazioni.

Ad apertura del congresso, dopo i saluti e le introduzioni da parte delle due istituzioni organizzatrici, hanno preso la parola Niccolò Scaffai (Università di Losanna) e Fabio Soldini (Lugano), i quali si sono soffermati sul primo romanzo dell’autore: L’anno della valanga (1965). Scaffai si è concentrato su un elemento essenziale della costituzione del testo orelliano, ovvero la temporalità. Soldini ha invece messo in luce il rapporto di Orelli con Vittorio Sereni (all’epoca direttore editoriale della casa editrice Mondadori) al fine di ricostruire i retroscena che hanno condotto alla pubblicazione de L’anno della valanga e quindi al vero e proprio esordio narrativo orelliano. È stato poi il turno di Carlo Tirinanzi De Medici (Università di Trento) che, concentrandosi su La festa del ringraziamento (1972), secondo romanzo di Orelli, ha dapprima presentato un’analisi dell’opera, con particolare attenzione alle sue strategie ironiche, e successivamente ne ha tracciato una contestualizzazione nella produzione romanzesca dell’epoca. A chiudere la giornata di giovedì è stato Daniel Rothenbühler (Losanna) con una relazione in lingua francese su Il giuoco del Monopoly (1980) con la quale ha mostrato come Orelli nel romanzo si richiami al gioco del Monopoly non solo nella vera e propria strutturazione dell’opera, ma anche per svolgere un discorso più ampio sul neoliberalismo.

Ad aprire la seconda giornata è stata Rossana Dedola (Roma) che, sulla base di uno studio delle carte orelliane relative al Il sogno di Walacek, ha ricostruito il lavoro compositivo che ha poi portato alla definitiva pubblicazione del romanzo, proponendo una riflessione sui cambiamenti apportati dall’autore. Dedola si è inoltre concentrata, nell’analisi, sulla rappresentazione degli ultimi giorni del pittore Paul Klee e sulla connessa riflessione di Orelli sulla fuga dal totalitarismo, nonché sulla capacità di accoglienza dell’intera Europa. Il focus è poi stato spostato su un altro romanzo, Il treno delle italiane (1995), con l’efficace relazione di Massimo Migliorati (Università Cattolica di Milano) che ne ha esaminato alcuni motivi già sviluppati in opere precedenti da Orelli, mostrando le connessioni tra il romanzo e altre sue opere, così come il processo di ripresa e variazione da parte dell’autore della materia trattata.

È poi seguita una sessione dedicata alle raccolte poetiche che è stata composta da tre brillanti interventi. Il primo è stato di Massimo Natale (Università di Verona) che ha esaminato la ripresa da parte di Orelli della forma sonetto nella raccolta Né timo né maggiorana (1995). Un’ulteriore e approfondita analisi è stata eseguita da Uberto Motta (Università di Friburgo) il quale si è concentrato sulla silloge in versi Un eterno imperfetto (2006) per documentare, tra le altre cose, il tormentato percorso elaborativo che ha portato il libro alla sua versione finale. Sull’uso orelliano del dialetto si è invece soffermato lo studioso Guido Pedrojetta (Università di Friburgo) che ha mostrato come “la lingua materna prema da ogni parte anche sul tessuto italiano delle prose creative. […] Il dialetto nutre infatti, e più diffusamente di quanto non appaia a prima vista, l’ordito di gran parte della sua opera scritta” .

La giornata di venerdì ha dato successivamente spazio a interventi altrettanto innovativi che hanno preso le mosse dall’esame dell’attività critica e pubblicistica di Orelli, con studio della sua collaborazione al settimanale ticinese «Azione» grazie al prezioso intervento di Pietro Montorfani (Archivio della Città di Lugano). A concludere questo blocco di relazioni, le ultime della parte scientifica del convegno, sono state le due organizzatrici. Cordibella (Università di Berna) ha dedicato il proprio intervento a un ambito dell’opera di Orelli non ancora preso in considerazione in studi precedenti: l’attività dell’Orelli drammaturgo, con particolare attenzione ai suoi radiodrammi. Con questo genere Orelli aveva sicuramente intravisto la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio rispetto al tradizionale teatro. Infine Annetta Ganzoni (ASL) si è concentrata sull’idea che Orelli ha avuto dell’impegno letterario e sulla sua attiva partecipazione al Gruppo di Olten. Si è giunti così alla conclusione di queste giornate che, grazie a una estrema sistematicità nella scelta delle relazioni in programma e delle loro tematiche, hanno offerto un importante contributo allo studio della poliedrica opera di Orelli in tutte le sue diverse sfaccettature.

Gilda Borasio

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