Economia

Le elezioni europee e il franco svizzero

 Matteo Ramenghi, Elena Guglielmin e Luca Pedrotti – UBS.

Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS Europe SE, Elena Guglielmin, Senior Credit Analyst CIO e Luca Pedrotti, Group Managing Director, Direttore Regionale UBS Ticino hanno commentato l’esito delle elezioni europee. «Il voto non ha scatenato il terremoto che alcuni temevano e forse altri auspicavano», ha rilevato Luca Pedrotti. «La reazione dei mercati è stata controllata; nell’anno continuiamo a vedere un graduale rafforzamento dell’economia europea per la seconda metà del 2019», aggiunge Elena Guglielmin. Le elezioni europee non hanno comportato sorprese negative a parte un processo di instabilità politica e per l’euro-franco le previsioni UBS a tre mesi sono a 1.15 e a sei mesi a 1.17. Per il cambio euro-dollaro, il biglietto verde è una valuta abbastanza cara perché vede dati economici forti e una situazione politica stabile. Ma se consideriamo i fondamentali sottostanti, l’euro li ha più forti, con deficit della bilancia pubblica più bassa, debito inferiore e surplus commerciale molto rilevante. Su 12-18 mesi le possibilità sono in favore di un rafforzamento dell’euro. «Tra l’altro c’è stata una buona partecipazione alle votazioni in tutta Europa», ribadisce Matteo Ramenghi. Sono cresciuti verdi e sovranisti, però non c’è stato alcun ribaltone; gli stessi partiti sovranisti hanno cambiato completamente il messaggio rispetto a mesi fa: se prima dicevano che bisogna uscire dall’Europa, ora affermano che bisogna cambiarla dal dentro o addirittura salvarla. Certo, rimane l’incertezza politica e ciò frena gli investimenti. Subito ci si metterà al lavoro per ricoprire le cariche più importanti, a partire dalla Commissione. Ad oggi il candidato più probabile è Manfred Weber (PPE). La candidatura non è condivisa dalla Francia, che spinge per Michel Barnier, il quale ha un approccio più keynesiano, mentre Weber potrebbe essere fautore della disciplina fiscale. Poi c’è da decidere chi sostituirà Mario Draghi alla BCE. «Che dipenderà da chi verrà eletto alla presidenza della Commissione», aggiunge Elena Guglielmin. Germania e Francia intendono assicurarsi un candidato ciascuno e nel caso in cui Weber la spuntasse alla Commissione, alla BCE potrebbe arrivare il governatore della Banca centrale francese, Francois Villeroy de Galhau, fautore di una politica espansiva. In caso inverso, avremmo Michel Barnier alla Commissione col presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che potrebbe mutare la politica monetaria in senso più restrittivo. Verranno anche rinnovati i membri del consiglio della BCE e quindi ci sarà un cambiamento a livello di rappresentanti. Per l’Italia i risultati elettorali sono stati in parte attesi con la vittoria della Lega, ma ha sorpreso il dimezzamento dei 5S. Il risultato non è allineato, vista la forte partecipazione al nord rispetto a quella più modesta al sud e ciò in parte ha contribuito al gap con la Lega. Se si tornasse alle elezioni, il centro destra sarebbe molto vicino alla maggioranza in Parlamento e questo è un fattore di instabilità importante per il Governo. Questo risultato arriva a ridosso della legge di bilancio, che dovrà prevedere diverse correzioni. «Sarà materia di confronto duro e proprio per questo noi all’UBS», dice Ramenghi, «abbiamo oggi un sottopeso dei Btp a 2 anni. Non perché negativi sull’Italia, ma perchè ci aspettiamo che le discussioni possano implicare fasi di volatilità».

Corrado Bianchi Porro

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