Cultura

Locarno 71, il cinema (e la risata) come antidoto al caos

Ci sarà spazio per la leggerezza della risata, nella 71esima edizione del Locarno Festival, di cui oggi è stato presentato il programma. Se le certezze del nostro presente danno spesso l’impressione di sgretolarsi, ecco che un linguaggio universale come quello cinematografico può aiutare a ridare una coerenza al quadro. Cosa c’è di meglio, allora, della comicità liberatoria, entrata a pieno diritto nella storia del cinema, di Stanlio e Ollio? Proprio l’impareggiabile duo avrà il compito di aprire il programma della Piazza Grande, con il film Liberty (1929), musicato dal vivo, di Leo McCarey, regista a cui è dedicata anche la retrospettiva locarnese di quest’anno.

Liberty (1929), che aprirà le proiezioni di Piazza Grande.

Ancora, le serie TV, spesso terreno di scontro nelle politiche culturali dei festival di cinema, faranno ufficialmente il loro ingresso in Piazza con Coincoin et les z’inhumains, produzione sofisticatissima del regista francese Bruno Dumont, che riceverà il Pardo d’Onore. Nel mezzo, il pubblico avrà modo di vedere (e in molti casi votare) opere più o meno impegnate, tra le quali spiccano BlacKkKlansman di Spike Lee, già premiato a Cannes, Blaze di Ethan Hawke, attore e regista, pronto a ricevere l’Excellent Award 2018, e Seven di David Fincher, proiettato in onore di Kyle Cooper che riceverà il Vision Award. Tra gli ospiti che saranno a Locarno figurano anche l’attore premio Oscar Jean Dujardin (che accompagna I Feel Good di Benoît Delépine e Gustave Kervern) e Diego Abatantuono (interprete dello svizzero Un nemico che ti vuole bene di Denis Rabaglia). Tornerà al Festival per omaggiare il fratello Vittorio Paolo Taviani, che presenterà la versione restaurata di Good Morning Babilonia. Anche Claude Lanzmann, scomparso il 5 luglio, verrà ricordato, con la proiezione del suo lavoro più celebre, il documentario Shoah.

Tra le narrazioni che si intrecciano nelle varie sezioni, dominano le storie private, con la loro capacità di farsi universali grazie al grande schermo. La complessità del presente verrà rappresentata dalle vicende femminili raccontate in Concorso da Yara di Abbas Fahdel, da Diane di Kent Jones e da Alice T. di Radu Muntean. Proprio l’attenzione alla persona risulta essere il tema ricorrente di questa edizione, come confermano le parole del direttore artistico Carlo Chatrian, appena chiamato alla Berlinale: “Mi pare che mai come in quest’epoca le persone abbiano paura di guardare in faccia il prossimo. Si preferisce abbassare lo sguardo, farlo cadere su un piccolo monitor che non ci abbandona mai e che, come una coperta di Linus, ci copre il volto (…) Lo schermo allora diventa il luogo in cui il volto del prossimo ci guarda. E ci pone domande che non sono più eludibili”. In questa prospettiva, il Festival celebrerà i settant’anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Come di consueto, la sezione competitiva di Locarno vuole riunire potenziali scoperte e autori già noti nel circuito festivaliero internazionale, come il sudcoreano Hong Sang-soo, che presenterà in anteprima Hotel by the River; il taiwanese Ying Liang, il cui A Family Tour racconterà la storia di una regista che sfida la censura cinese; e la francese Yolande Zauberman, che con M, ambientato in una comunità ultra-ortodossa in Israele, in cui una donna ha subito numerosi stupri, farà certamente parlare di sé. La Svizzera sarà rappresentata dal road movie di Thomas Imbach Glaubenberg, mentre l’Italia sarà in gara con un’altra storia destinata a far discutere, quella dell’eretico Menocchio, raccontata da Alberto Fasulo, già regista di Tir.

La giuria del Concorso internazionale sarà presieduta dal cineasta cinese Jia Zhang-ke. Gli altri membri sono lo scrittore francese Emmanuel Carrère, il cineasta statunitense Sean Baker, la collega italo-austriaca Tizza Covi e l’attrice italiana Isabella Ragonese.

Il regista cinese Jia Zang-ke.

Alla guida della giuria del Concorso Cineasti del presente sarà il regista Andrei Ujică, che si confronterà con il cineasta britannico Ben Rivers e con l’attrice franco-svizzera Lætitia Dosch. Yann Gonzalez presiederà la giuria dei Pardi di domani, composta dal nepalese Deepak Rauniyar e dalla portoghese Marta Mateus. Della giuria di Signs of Life faranno parte la direttrice di festival svizzera Emilie Bujés, il curatore statunitense Josh Siegel e la curatrice italiana Tiziana Finzi. Infine, la sezione First Feature è stata affidata alla responsabile creativa e acquisizioni statunitense Funa Maduka, alla critica cinematografica tedesca Susan Vahabzadeh e al critico britannico Kieron Corless.

Ad anticipare l’inizio ufficiale della kermesse nella serata di Prefestival sarà un cult come Grease, che proprio quest’anno spegne 40 candeline, con gli iconici John Travolta e Olivia Newton-John, diretti da Randal Kleiser.

Francesca Monti

I film selezionati per il Concorso Internazionale:

A Family Tour – Liang Ying (Taiwan/Hong Kong/Singapore/Malaysia)

A Land Imagined – Yeo Siew Hua (Singapore/Francia/Paesi Bassi)

Alice T. – Radu Muntean (Romania/Francia/Svezia)

Diane – Kent Jones (Stati uniti)

Hotel by the River – Hong Sang-soo (Corea del Sud)

Genèse – Philippe Lesage (Canada)

Glaubenberg – Thomas Imbach (Svizzera)

La flor – Mariano Llinás (Argentina)

M – Yolande Zauberman (Francia)

Menocchio – Alberto Fasulo (Italia/Romania)

Ray & Liz – Richard Billingham (Gran Bretagna)

Sibel – Çağla Zencirci, Guillaume Giovanetti (Turchia/Francia/Germania/Lussemburgo)

Tarde para morir joven – Dominga Sotomayor (Cile/Brasile/Argentina/Paesi Bassi/Qatar)

Wintermärchen – Jan Bonny (Germania)

Yara – Abbas Fahdel (Libano/Iraq/Francia)

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