Giornalismo

Luci ed ombre del giornalismo: le riflessioni emerse al LAC

«Una festa del giornalismo della Svizzera italiana» – così Roberto Porta, presidente dell’Associazione Ticinese dei Giornalisti, ha definito la cerimonia di premiazione dei vincitori del Premio di giornalismo della Svizzera italiana, svoltasi ieri sera al LAC di Lugano. Una “festa” in cui non ha giustamente mancato di evidenziare luci e, soprattutto, ombre, circa la situazione attuale del giornalismo svizzero (e non solo), settore che sta attraversando anni difficili: il fallimento del Giornale del Popolo, il recente licenziamento di sette collaboratori del Corriere del Ticino, la mancanza di un nuovo contratto collettivo di lavoro (assente dal 2004), sono solo alcuni esempi. Molteplici e diversificate le problematiche messe in luce dal presidente dell’ATG: la costante perdita di ricavi pubblicitari da parte dei media tradizionali svizzeri (l’80% delle entrate finisce nelle casse dei giganti del web); l’aumento dei cosiddetti “deprivati delle notizie”, ossia chi consuma sporadicamente informazioni, spesso di bassa qualità, o non si informa affatto (secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’istituto Fög dell’Università di Zurigo, nella fascia d’età tra i 16 e i 29 anni, rientrano nella categoria il 53%); la diffusione della discriminazione razziale (il quarto rapporto del Servizio per la lotta al razzismo ha evidenziato che «i discorsi d’odio razziale in Internet hanno raggiunto dimensioni qualitative e quantitative tali da rendere difficile la dialettica democratica»). Obiettivo dell’ATG – ha concluso Roberto Porta – è quello di promuovere un giornalismo di qualità e autorevolezza, possibile solo se si creano condizioni di lavoro adeguate per tutti, giornalisti freelance compresi, che spesso hanno contratti di lavoro inadeguati o del tutto assenti.

Sulla tematica è poi intervenuto Manuele Bertoli – direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport – sottolineando che «il giornalismo di qualità è l’elemento che potrà salvare il giornalismo». Per salvaguardare uno spazio democratico nel quale i media possano essere presenti è altrettanto necessario l’intervento della politica, ha poi aggiunto, facendo inoltre notare ulteriori problematiche acuitisi con l’avvento di internet, e legate tanto ai “produttori” di informazioni quanto ai suoi “fruitori”. Da una parte, a causa dell’agevolato accesso alle informazioni e alla loro enorme diffusione, i giornalisti (o meglio, presunti tali) tendono a voler rendere più accattivanti le notizie, a discapito della ricerca della verità; dall’altra parte, vi è la dilagante convinzione che l’accesso alle informazioni debba essere gratuito, e non sia quindi necessario investire il proprio denaro per averne accesso.

Quanto sia importante e indispensabile il ruolo dei giornalisti in un paese democratico lo ha sottolineato Curzio De Gottardi, responsabile della pianificazione strategica e della comunicazione di BancaStato, principale promotore – insieme all’ATG – del Premio di giornalismo della Svizzera italiana. A tal proposito è poi intervenuta Franca Verda Hunziker, presidente della giuria che ha decretato i vincitori del Premio, la quale ha dichiarato che il primo compito di un giornalista sia quello di rendere il pubblico attento e sensibile riguardo tematiche anche spinose. Dopo aver espresso soddisfazione per i contributi in concorso (apprezzati per la capacità di suscitare emozioni e domande), riferendosi in particolare agli articoli giunti per la categoria “giornalisti di domani”, ha invitato i giovani a non cadere nel conformismo e a privilegiare prospettive ed analisi originali (su sei partecipanti la metà ha scelto di approfondire lo stesso tema, ossia la crisi del giornalismo, motivo per il quale è stato infine deciso di non assegnare alla categoria un premio). Trattando poi del giornalismo d’inchiesta – irto di ostacoli, dato che richiede tempo per la ricerca e verifica di fonti e testimoni, ma di grande utilità – ha così introdotto l’ospite d’onore della serata: Marco Travaglio.

Il giornalista Marco Travaglio.

Il giornalista Marco Travaglio.

Il noto giornalista d’inchiesta italiano, direttore della testata Il Fatto Quotidiano, è stato intervistato dalla collega Alessia Candelari, la quale ha premesso che la discussione avrebbe anche coinvolto la crisi di governo italiana, risalente all’8 agosto, data in cui l’ex vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha posto fine al governo gialloverde. Altrettanto interessanti, e meno vincolate al contesto italiano, le ulteriori tematiche trattate. Tema a cui è stato dato ampio spazio è quello della censura. Prendendo come esempio il tristemente noto ponte Morandi (crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone) a Genova, il giornalista ha sottolineato che, inizialmente, solo Il Fatto Quotidiano e La Verità avevano fatto il nome di Luciano Benetton (principale azionista di “Atlantia”, la holding che possiede l’88,06 % di Autostrade per l’Italia, ed ha come attività la gestione in concessione di tratte autostradali, tra cui quella coinvolta). Tutte le altre testate giornalistiche italiane, che non a caso avevano la pubblicità dell’azienda tessile Benetton Group, lo nominarono solo a distanza di una settimana. Il giornalismo ha quindi un grande nemico, il conflitto di interesse, ma anche le “Fake news”, con una precisazione: sono sempre esistite, non sono legate all’avvento dei social network e rappresentano un’antica arma politica tramite la quale è possibile manovrare talune testate, e, di conseguenza, l’opinione pubblica. In veste di direttore, ha aggiunto Marco Travaglio, non ha mai imposto alcun tipo di censura ai suoi collaboratori (avendola provata sulla sua stessa pelle, specialmente quando lavorava per La Repubblica, ha lui stesso precisato), dando voce a tutti coloro che provano con precisi riscontri le proprie tesi, indifferentemente dal fatto che lui le condivida o meno. Il giornalista è infatti dell’opinione che il proibizionismo sia l’arma peggiore (creando curiosità e approvazione) e che un metodo molto più efficace sia quello di combattere le idee (per quanto pericolose, provocatorie o estremiste) con altre idee. Conviene forse concludere ricordando alcuni consigli che Marco Travaglio ha dedicato ai giornalisti di oggi e di domani: scrivere pensando a una sola persona, il lettore, rimanere sempre curiosi e aggiornarsi continuamente, sempre e comunque.

Lucrezia Greppi

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