Teatro

“Lydia tra le nazioni” va in scena allo Studio Foce

“Lydia tra le nazioni” del Teatro De Gli Incamminati. © Federico Buscarino

Mercoledì 2 febbraio, alle ore 20.30, allo Studio Foce di Lugano andrà in scena Lydia tra le nazioni, produzione del Teatro De Gli Incamminati per la Rassegna Garden. Uno spettacolo di Maria Perbellini, con Angela Demattè e Maria Laura Palmeri dirette da Paolo Bignamini. Scene e costumi: Maria Paola Di Francesco; Luci: Simone Moretti; Musiche originali: Riccardo Bignamini; Assistente alla regia: Giulia Asselta; Progetto di Chiara Bettinelli.

 

“Lydia tra le nazioni” – lo spettacolo

Lydia Gelmi Cattaneo è la prima bergamasca ad ottenere il riconoscimento di Giusta tra le nazioni per aver salvato numerosi ebrei tra il 1943 e il 1945. Lo spettacolo prende spunto dalla sua avventurosa vita per raccontare un momento storico complesso. La vicenda di Lydia pone una domanda scomoda: è giusto salvare, oltre alle vittime, anche dei criminali, quando sono in pericolo di vita? La prima a chiederselo è Irene Weiss, una ragazza ebrea che Lydia ha nascosto in casa sua dal gennaio del 1944 fino alla fine della guerra. Lydia è chiamata a rendere conto delle sue azioni di fronte alla sua coscienza e a un simbolico tribunale della Storia. Proprio Irene riuscirà ad andare oltre la logica della vendetta, dell’occhio per occhio e dente per dente, salvando Lydia da una possibile condanna ai nostri occhi. Per le due donne “una vita è una vita”. E colui che salva una vita in pericolo, salva l’umanità intera. A partire da 16 anni, per assistere agli spettacoli è necessario presentare il certificato Covid 2G (guariti e/o vaccinati). Negli spazi interni del Foce e durante gli spettacoli è obbligatorio l’uso della mascherina. Prevendite online su www.biglietteria.ch. Biglietti disponibili in cassa serale fino ad esaurimento posti.

 

Lydia Gelmi Cattaneo – biografia

Figlia di un ufficiale medico, Lydia Gelmi Cattaneo nasce a Presezzo nel 1902. Sposa il veterinario Camillo Cattaneo e si trasferisce a Ponte San Pietro; successivamente abiterà al Castello di Valverde, dove resterà fino alla morte nel 1994. Madre di quattro figli, si distingue sin da giovanissima per il suo spiccato interesse per la cultura. Miniaturista, amica d’infanzia di Papa Roncalli, tra le prime donne ad ottenere la patente di guida è una grande appassionata di archeologia e di popoli lontani, dal 1972 è socia dell’Ateneo di Bergamo. Da alcune testimonianze di partigiani, ancora da verificare con accuratezza, emerge che Lydia sia coinvolta anche nell’organizzazione della fuga in treno verso la Svizzera di numerosi prigionieri della Grumellina. Dalle memorie di chi l’ha conosciuta sembra che non gradisse raccontare, se non in rarissimi casi, ai suoi figli e ai suoi nipoti le vicende di quegli anni e, forse per questo motivo, le sue gesta sono ancora oggi poco note. Sappiamo però che non si prodigò solo per gli ebrei ma anche per i partigiani, per i prigionieri stranieri in fuga e, probabilmente, anche per persone vicine al governo fascista cadute in disgrazia. Le ricerche in corso oggi, nate anche dalla preziosa collaborazione della famiglia, stanno aprendo possibilità inedite di indagine su questa donna coraggiosa e sul suo complesso contesto di riferimento.

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