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Moni Ovadia al festival “Nature urbane” con lo spettacolo “Ponti”

Moni Ovadia sul palco durante lo spettacolo “Ponti”.

Giovedì 26 settembre nell’ambito del Festival varesino Nature Urbane, l’attore e scrittore Moni Ovadia ha dedicato lo spettacolo Ponti alla lettura di brani dello scrittore bosniaco Ivo Andrić e dell’Enciclica Laudato Sii di Papa Francesco.

Ovadia ha introdotto l’opera dell’autore della ex Jugoslavia, soffermandosi su una riflessione sul concetto di ponte: è qualcosa la cui natura intrinseca prevede come fine il collegare, favorire i rapporti e condurre oltre, aldilà. È l’idea stessa di ponte a essere “fertile” per l’umanità. Ha poi proseguito definendo l’Enciclica papale come il documento che ha istituito l’orizzonte di questo nuovo millennio confuso e dalle inquietanti prospettive poiché – ha sottolineato l’artista di origine ebraica – se si continua così, l’umanità rischia di dover fare seriamente i conti con la situazione climatica.

Le profonde parole di Ivo Andrić hanno poi risuonato nei Giardini Estensi, collocazione suggestiva per la serata: «I ponti sono più sacri delle case […], sono uguali per tutti, […], non sono mai asserviti al malvagio. […]. Quando penso ai ponti, penso a quelli in cui mi sono soffermato più a lungo, i ponti di Sarajevo. […]. Ponti di pietra in Spagna, come impensieriti, ponti di legno in Svizzera con il tetto che li difende dalle abbondanti nevicate. Ponti fantastici di Turchia, i ponti di Roma fatti di pietra candida […]».

Meditando sui brani dello scrittore bosniaco, Ovadia ha sottolineato che in tutto ciò che questa vita esprime, tutto tende verso l’altra sponda e in questo acquista senso, i ponti di questa terra non sono che pallidi simboli mentre la nostra vera speranza ci attende dall’altra parte. L’umanità stessa è nata migrando e scavalcando; non esiste che un uomo su questa terra: l’homo sapiens sapiens africano. Come si sono formati i Paesi, le lingue, le culture? Tutto è nato perché gli uomini dall’Africa si sono mossi. Che cosa fecero i Greci? Viaggiarono molto: la civiltà nasce così. Tutti siamo venuti da un’altra parte; solo il primo uomo, Adamo è venuto dalla terra, ma solo nel corpo, l’intelligenza gli è arrivata da fuori, donata da Dio per i credenti, dall’evoluzione per i non credenti. I ponti – ha continuato Ovadia – sono concettualmente il senso stesso dell’umanità.

È seguita poi la lettura di brani dall’Enciclica Laudato Sii di Papa Francesco definito dall’attore e scrittore l’unica autorità attuale a livello mondiale cui l’umanità può ispirarsi. L’Enciclica è secondo Ovadia una lucida analisi dei modelli di sviluppo: abbiamo lasciato che la politica soggiacesse all’economia. Il Papa ci invita a guardare la bellezza del creato secondo lo sguardo di San Francesco, è una spinta a custodire come scritto nella Genesi. È un messaggio universale: è una preoccupazione comune a tutta l’umanità. Non sarà infatti il pianeta a essere distrutto, sarà l’umanità a rischiare di scomparire. Più volte nel documento si parla di bellezza che deve guidare l’etica. Come ha ricordato l’attore e scrittore mancano oggi politici che abbiano uno sguardo lungimirante che vada oltre alle elezioni successive: è la logica spasmodica del profitto dietro all’incapacità di un orizzonte che abbracci le generazioni future. Ovadia ha poi concluso sottolineando come l’Enciclica ci permetta di ragionare in termini nuovi e secondo una diversa prospettiva.

La serata è terminata tra gli applausi, lasciando nel pubblico presente molte domande e questioni aperte su cui meditare e riflettere.

Francesca Rossetti

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