Commento

Negoziati CH-UE: tra Accordo Quadro e Bilaterali III

Bandiere Svizzera e Unione europea

È imminente l’annuncio del Consiglio federale dell’apertura ufficiale dei negoziati per un accordo con l’Unione europea. Questa volta non si potrà più tergiversare in una tattica d’attesa da quando la Commissione UE, ormai da un quindicennio, aveva indicato la necessità di superare i trattati bilaterali del 1999 e del 2004. Tre anni sono passati dal 26 maggio 2021 quando il governo annunciò, unilateralmente, di interrompere dopo altri sette anni, le trattative per un Accordo quadro. Finalmente – con difficoltà e qualche polemica per l’avvicendamento di diversi segretari di stato incaricati del dossier – si può immaginare la conclusione della rivisitazione degli accordi esistenti e la stesura di due nuovi. Siamo ai Bilaterali III, come vedremo una denominazione impropria. I negoziati dovrebbero concludersi entro l’inizio del prossimo anno e – dopo l’iter parlamentare – nel 2026, con una cruciale votazione popolare e la non facile ratifica dell’UE e dei suoi Stati membri.

Cos’è cambiato? Relativamente molto, a condizione di andare oltre le posizioni preconcette e agli slogan sovranisti che vanno per la maggiore. Evitando, per esempio, di esplicitare delle linee rosse quando ormai siamo in fase di atterraggio a vista.

Dapprima, si è salvato l’approccio a pacchetti negoziali. Dopo la nostra non adesione allo Spazio economico europeo a seguito della votazione del 6.12.1992 (con il 50,3% di no dei votanti e, soprattutto, di 16 cantoni), l’approccio per pacchetti bilaterali rappresenta un compromesso unico e eccezionale, come sottolineato dal direttore degli archivi diplomatici svizzeri Sacha Zala.

Un grande nodo è poi stato sciolto rispetto a quelle norme quadro, considerate dalla UE imprescindibili per dare un minimo di elasticità e dinamicità agli accordi; esse in parte rimangono, ma evitando la formula di un cappello introduttivo generale, ormai percepito dal nostro Paese come una pericolosa concessione. Se le negoziazioni di questi prossimi mesi andranno in porto si sarà trovato un consenso confinando e precisando l’ambito delle norme quadro all’interno di ogni specifico trattato.

Infine, un bel segnale è arrivato il 2 febbraio scorso dall’assemblea straordinaria della Conferenza dei Governi cantonali. Finalmente consultati dal Consiglio federale sul progetto di mandato di negoziazione l’hanno approvato alla quasi unanimità (tranne Svitto); dimostrando, con costruttive e puntuali considerazioni, di saper trovare i termini per una effettiva loro partecipazione alla politica esterna della Confederazione; quindi al fine di un consenso – o almeno di un compromesso – tra posizioni ormai radicalmente polarizzate e poco dialoganti. Premessa importante per un voto maturato e consapevole quando il pacchetto di accordi sarà al vaglio di popolo e cantoni.

Remigio Ratti

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