Locarno Film Festival

Nell’apparente normalità

Locarno 78 - Un balcon à Limoges

Un balcon à Limoges di Jérôme Reybaud è uno dei tanti balconi, che dal di fuori sembra attraversato dalla normalità, con Eugénie che vive con il figlio Antoine. Sfoderando il detto comune che l’apparenza inganna, senza anticipare troppo, Eugénie e Gladys si incontrano, animando le loro differenze caratteriali, e le loro esistenze, messe in luce soprattutto dall’abbigliamento e dai modi di essere, decisamente in contrasto e agli antipodi. Eugènie è una sartina morigerata, maniacale per il modo con cui cura i dettagli, stretta in vestiti succinti, chiusi fino al collo, e dedita alle buone azioni. Decisa a salvare l’anima persa di Gladys, confeziona per lei dei vestiti. Ma Gladys è insensibile ai tentativi di salvezza della vecchia compagna di liceo e continua ad esteriorizzare la sua smaccata personalità, ballando e indossando una sorta di autoaffermazione forzata, perché è una libertà apparente. È una gioia di vivere la spontaneità, un modo di porsi che il compagno descrive come “volgare ma allo stesso tempo gioioso”, rendendola immorale. Ma la disinvoltura svalvolata e ostentata di Gladys, così come la castigata e religiosa esistenza di Éugenie celano due verità: per Gladys una perdita che la porta a esorcizzare il dolore, anestetizzandosi alla vita; per Éugenie invece qualche cosa di sopito che reprime, mentre indossa la maschera del buonismo.

La voce fiori campo del filosofo che osserva Éugenie dal balcone di fronte, un vago rimando a ciò che succedeva hitchcockianamente in La finestra sul cortile, poetizza lo scorrere del tempo, descrivendo il susseguirsi dei giorni, ammantati dalla normalità. Quel che si consuma sul balcone di Limoges è la stessa solitudine di sempre, senza colpi di scena, nel battito della noia, dove una madre si occupa del figlio problematico. La storia è la riproduzione di quanto accade realmente quando si sente dire dai vicini di casa, nei casi di efferata crudeltà, che era proprio una persona normale, per bene, non avendo mai dato segni di scompenso psicologico. Siccome l’apparenza veramente inganna, in questo film, è proprio la normalità che deve preoccupare, e non le pazzie, la trasgressione e la disonestà di Gladys.

Nicoletta Barazzoni

In cima