Un’utile e pratica guida della psichiatra Federica Mormando per un avvicinamento a una realtà nuova con la quale sarà inevitabile confrontarci. Già si confezionano giornali con l’AI. Rivoluzione e speranza.

Federica Mormando
Tanto per cominciare, una domanda franca e secca come esempio su un tema di cui si scrive e si parla molto, ma che spesso non è proprio di familiarità immediata: a parte l’eventuale business, a che cosa giova far scrivere una poesia o far dipingere qualcosa di incorporeo? Risposta tagliente: «Secondo me, giova a chi vuol far credere di saper fare qualcosa che non sa fare». Pare una battuta, ma dice subito molto dell’Intelligenza Artificiale e di Federica Mormando, psichiatra e autrice di un libro agile proprio sull’AI, due lettere di un acronimo che sintetizzano un mondo e un futuro con cui siamo già chiamati a confrontarci. Ormai siamo già arrivati a esperimenti di giornali fatti con l’Intelligenza Artificiale e che interpretano fedelmente la linea editoriale della testata. Come sarà possibile orientarsi in questa immensa nuova foresta e chi o che cosa potrà aiutare a distinguere il vero dal nuovo nebuloso che avanza?
Molte risposte sono date in linguaggio accessibile dalla stessa Mormando, che ha passato metà vita a spendersi per valorizzare al meglio possibile i piccoli geni precoci, che spesso si ritrovano frenati dalla didattica e dai ritmi della normalità scolastica. Il titolo del libro è subito esplicativo e illuminante: «Intelligenza Artificiale – Una “mente” a contatto con la nostra». E ancora, sempre in copertina: «Come dominarla e non esserne dominati», pubblicato nelle edizioni RED!. Sono 140 pagine comunque intriganti e con l’accompagnamento di schede e disegni facilitatori.
Nella citazione d’apertura del libro – dell’imprenditore indiano Anuj Jasani – è scritto che «che grazie al potere del tempo e dell’intuizione umana, ben presto smetteremo di essere soddisfatti della vita nel mondo regolare, e ci troveremo a vivere in un mondo virtuale».
Federica Mormando, siamo sicuri che l’Intelligenza Artificiale (già questo aggettivo desta qualche sospetto…) sarà solo un bene? Il tuo personalissimo parere nel merito…
Ci siamo già da un pezzo, in libera progressione dal ’68, nella illusione del diritto a una vita da balocchi e Pinocchio. Il benessere, la pace, i progressi scientifici soprattutto medici hanno convinto del diritto a “tutto”, dalla salute alla felicità, all’essere serviti senza servire, alla distruzione del rispetto all’autorità. Le regole per cui la libertà tua confina con quella degli altri non godono di molta considerazione al presente. Adiuvati dalle infinite risorse di internet, il mondo di molti è davvero virtuale: rapporti, input, convinzioni, sono su schermo, schermo anche mentale.
Visto il mal di fretta che affligge tutti, l’AI potrà giovare in qualche modo alla riflessione o non rischia di essere un’aggravante della situazione?
Le immediate risposte, immediate e non mediate da una riflessione e scelta, SONO la fretta.
Non si corre il rischio di essere “sempre meno incisivi sulla nostra vita, sempre meno capaci di scegliere, decidere, pensare”? Come farci alleati di questa nuova conquista, quindi padroni e non schiavi?
Educare e educarsi al pensiero complesso, all’analisi critica. Ci troviamo in un’epoca in cui pare non serva riflettere. Ma soprattutto in troppi nono ne sono capaci. L’educazione al pensiero parte da bambini, ma anche gli adulti potrebbero impegnarsi, se ne comprendessero la necessità. Ma per comprenderla bisogna saper pensare…
Fra conquiste e limiti
Un limite dell’Intelligenza Artificiale è indicato nell’incapacità di produrre idee o soluzioni veramente nuove. Già ma allora come rapportarci con questo mezzo? Solo per copiare e per facile appropriazione indebita?
Mi dicono che fa molto bene i riassunti: di libri, di articoli anche scientifici… Però il famoso e classico bigino non aiuta la mente… può essere utile per per una ricapitolazione veloce in vista di esami scolastici… Insomma a chi già pensa può essere utile, per chi non pensa… aiuta a non pensare.
A differenza di Google, che è un semplice motore di ricerca online, cioè che fa le sue ricerche attingendo esclusivamente alle pagine web del proprio archivio, e può non trovare una risposta precisa alla nostra domanda, l’Intelligenza Artificiale genera risposte appropriate anche a domande complesse. Il “però”, cioè l’insidia, dove sta?
Nel fatto che spesso dà risposte molto adeguate e può illudere di poter sostituire il rapporto umano con docenti, psichiatri, amici.
Tu sei una psichiatra e psicoterapeuta che da anni ti stai occupando di precocità nel mondo dell’infanzia e su come si potrebbe capitalizzarla al meglio. Prendiamo internet e l’AI: dalla tua prospettiva, quando si possono far esordire i bambini con le tecnologie sempre più spinte? E quelli precoci in particolare?
Non prima degli 8 anni, quanto a stile di ricerca. Certo, vedere genitori appiccicati al cellulare provoca imitazione o desiderio di imitazione. Quelli precoci possono essere abituati anche prima a vedere, come una volta, con le enciclopedie. Gli adulti possono aiutare accompagnando e guidando, per esempio dicendo: “Andiamo a vedere se… come… quando…”, usando quindi l’AI come dizionario-enciclopedia.
Cuore e informazione
In breve sintesi: quali conseguenze sulle relazioni sociali e affettive dall’eccesso di quelle virtuali?
Dal narcisismo (io al centro di tutto) alla diminuzione conseguente di empatia, alla difficoltà se non incapacità di dialogo, di confronto, di comprendere le posizioni e le azioni degli altri. Difficoltà a creare vere amicizie: quelle virtuali sono in realtà relazioni con sé stessi. Alla prevalenza dell’impulso, che porta – unita al narcisismo – a rifiutare chiunque dica o faccia cose che con si condividono. Si vive come attacco personale ogni contraddizione, e si passa all’azione, che sia l’insulto o la violenza. Aggiungo che queste caratteristiche hanno come conseguenza la labilità di molti rapporti, pronti a spegnersi alla minima contraddizione o difficoltà e troppo spesso creati senza valutarne le caratteristiche (vedi matrimoni e separazioni plurimi al primo scoglio che si presenta).
«Per essere un buono scienziato devi seguire il tuo cuore perché è da lì che arrivano le informazioni». Vale ancora nella modernità del futuro anteriore d’obbligo questa asserzione del fisico svizzero Nassim Haramein?
Certo! È la creatività, il nuovo, l’imprevisto; il valore delle intuizioni, le luci improvvise, lo sberleffo alla logica…
In genere, chi usa l’AI fin dalla scuola primaria è portato a pensare di meno, a produrre sempre meno in prima persona…
Più che altro a non conoscere e quindi cercare i diversi punti di vista, le conseguenze alternative. Ciò coincide in parte con la dissolvenza del condizionale e del congiuntivo, che indicano le possibilità, non i dati di fatto.
Concentrazione e ragionamento
AI e scarsa consapevolezza della propria identità in che rapporto stanno?
L’identità, termine assai difficile da definire, dipende in gran parte dalle risposte che derivano dall’ambiente, dalle persone, dall’immagine di noi che ci viene riportata. Dai sentimenti che ci sono trasmessi. Su questi fronti l’AI non può esistere come non può essere empatica.
Già si è diagnosticata la confusione dalle troppe informazioni: e con l’irruzione dell’AI corre rischi il mantenimento dell’attenzione su un livello elevato…
È dimostrata, e la vivo quotidianamente nella professione, la scarsa concentrazione di bambini e ragazzi. Credo anche di adulti. Concentrazione è calarsi in un ragionamento lungo. Il contrario degli input rapidissimi di internet.
Con l’esubero che cosa può succedere?
Confusione, accavallamento di informazioni non elaborate, non trasformate in cultura.
Giuseppe Zois
FEDERICA MORMANDO è psichiatra, psicoterapeuta, scrittrice. Dagli anni ‘80 si interessa all’iperdotazione intellettiva. Oltre all’unica scuola italiana dedicata ai bambini iperdotati (“Emilio Trabucchi”, 1984-1993), ha fondato Eurotalent Italia e Human Ingenium, associazioni per l’individuazione e lo sviluppo dell’alto potenziale cognitivo e dei talenti artistici. Fa parte della Commissione per la formazione insegnanti del World Council for Gifted and Talented Children. Ha insegnato nelle università di Lugano e Bolzano e tenuto corsi formativi a docenti.
Tra i suoi libri: Altissimo potenziale intellettivo con Erickson (su strategie didattico-educative e percorsi di sviluppo dall’infanzia all’età adulta) e Bambini e ragazzi ad alto potenziale con Red! (Crescere con loro. Una guida per i genitori). Ha collaborato con Corriere della Sera, Sole 24 Ore, Italia Oggi e Radiotelevisione della Svizzera italiana.
