Teatro

“Non ci resta che ridere” con i Legnanesi, lo spettacolo al LAC

© Federico Vagliati

Passato e presente, tradizione e attualità: c’è tutto il mondo de I Legnanesi nello spettacolo Non ci resta che ridere, in Sala Teatro al LAC da venerdì 20 a domenica 22 maggio (Ve, Sa ore 20.30, Do ore 16.00). Uno spettacolo che, tra balletti spumeggianti, colorati e raffinati in perfetto stile parigino, fa divertire e riflettere, ricordando che nonostante i problemi e le difficoltà della vita, “non ci resta che ridere!”.

Nella prima scena, Mabilia ammira la Gioconda insieme a mamma Teresa e papà Giovanni Colombo, che sfoggiano gilet gialli catarinfrangenti nelle sale del Louvre, mentre fuori i manifestanti fanno dei loro gilet gialli il simbolo della protesta. La Monnalisa è al centro della loro attenzione: il capolavoro deve tornare in Italia e Teresa, incurante dell’esistenza di un sortilegio legato al furto del celebre quadro, spinge il marito Giovanni a compiere il misfatto. Il tempo di un gioco di luci, ed ecco la famiglia Colombo catapultata nel 1504, anno di realizzazione dell’opera. Tra un austero Leonardo e un intraprendente Gian Giacomo Caprotti detto il Salai, l’imperturbabile e poco avvenente Monna Lisa, l’arrivo di Michelangelo e di un poco statuario David, ecco che prende il via la solita girandola di battute, malintesi, risate, ritmi incalzanti, omaggi al genio italico, sapientemente mescolati da Antonio Provasio, che firma i testi insieme a Mitia Del Brocco. Il secondo tempo si apre con il celeberrimo brano del 1940 Mamma, portato al successo da Beniamino Gigli e Claudio Villa, in un quadro musicale che allo stesso tempo commuove e lascia senza fiato per la cura di scenografie e costumi, ormai cifra inconfondibile de I Legnanesi. Siamo nel 1918, i bombardamenti lambiscono il cortile, ora adibito a ospedale da campo: Teresa, in veste di infermiera, ha in mente qualcosa per provare a cambiare il corso del futuro… Ma le basterà poco per rendersi conto che ha già nostalgia della sua vita di tutti i giorni, e del suo Giovanni.

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