I viaggi di Manuela

Non ci sono più i treni d’antan

Gli unici biglietti con cui tento la fortuna sono quelli del treno (ItsCetty, Twitter)

Dopo un periodo di oscuramento, di tagli dei “rami secchi”, di trionfi automobilistici, il treno sta vivendo una seconda giovinezza grazie all’alta velocità che sta conquistando anche zone decentrate del terzo mondo, ad esempio. Per non parlare dello slancio dato dal turismo e quindi del ripristino di linee storiche. Però se si guarda l’insieme e la praticità… La gente che decide di salire su un convoglio ferroviario è la minoranza, sarà questa la ragione per cui a volte i collegamenti con le città europee diventano difficili. Da ragazza ho viaggiato per l’Europa senza problemi, in treno. Adesso, provate a chiedere un biglietto per Barcellona: in Italia, guardandomi come se fossi un’eccentrica originale, mi hanno risposto tranquillamente che non si può andare in treno nella città catalana. Come? Hanno abolito la stazione e i binari? No, semplicemente non esistono treni diretti, né notturni né diurni. Non solo ma all’ufficio è impossibile comprare un biglietto per la Spagna, semmai per la Francia e da lì in poi… Questa è l’Italia, con la Svizzera va un po’ meglio, ma comunque bisogna cambiare come minimo tre volte, mettendoci 12-13 ore!

E pensate a Trieste, la città più mitteleuropea d’Italia oggi è tagliata fuori da ogni circuito ferroviario internazionale grazie al provincialismo delle ferrovie italiane. Ai tempi dell’impero asburgico si poteva viaggiare da Vienna a Trieste. Oggi non più. Scrive un gran viaggiatore come Paolo Rumiz: “ai tempi della cortina di ferro andavi a Parigi via Sempione, a Vienna attraverso il mitico passo del Sommering (vi potrete imbattere qui anche nel più grande plastico ferroviario d’Europa ndr), e poi a Budapest e a Belgrado, via Lubiana…”. Oggi, anche solo per andare in Slovenia, occorre ripiegare sull’autobus, se si vogliono usare i mezzi pubblici. Oppure c’è il trucco che spiega sempre Rumiz: prendere il tram a cremagliera, a pochi passi dalla stazione di Trieste, fino a Opicina e da lì farsi tre chilometri magari a piedi per arrivare al confine, dopo di che si può andare ovunque, raggiungendo la stazione di Sezana. Un giorno lo farò. Sono stata in Croazia nel 2017 e in Slovenia nel 2016, ma in pullman e a me non piace. Poi le coincidenze non sono così facili. Ci sono autobus per tutta Europa, economici, destinati agli immigrati, una vera e propria tortura.
La conclusione è che, se si vuole difendere l’ecologia, un turismo sostenibile, ma anche la bellezza contemplativa, oggi è più difficile muoversi di una volta. E volete sapere l’ultima? Esistono due treni che vi potrebbero portare in meno di due giorni nella capitale russa, il Parigi-Mosca e il Nizza-Mosca, ma i ministeri esteri fanno presente che si verificano casi di respingimenti di persone munite di regolare visto alla frontiera con la Bielorussia. E perché mai? La motivazione addotta dalle autorità russe è che non si tratta di una frontiera internazionale presidiata. Il consiglio, se si vuole raggiungere la Russia via terra, è di farlo attraverso l’Ucraina o la Lettonia…! Se continua così, quei due treni citati non avranno più nessuna ragione di esistere. Insomma si parla di un mondo sempre più piccolo, delle possibilità di arrivare ovunque, ma non è affatto così, se il mondo appare più piccolo, è che in certi posti non si può proprio arrivare, almeno non se si amano i treni.

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