Teatro

Occhi aperti nella notte

Nella tarda serata del 25 gennaio scorso, nel suggestivo Teatro Sociale di Bellinzona, la notevole pièce teatrale Juan Mayorga Animali notturni è riuscita perfettamente a creare nello spettatore il profondo e classico disagio che avvolge ogni visitatore di un parco zoologico. Quel sentirsi fuori posto, quel vedersi “di troppo” davanti a un’animale: quella vuota domanda che ognuno di noi si pone davanti allo spesso vetro che separa la fiera dall’osservatore l’abbiamo provato tutti. «Come ti sentiresti se tu fossi osservato tutti i giorni in una gabbia da centinaia di persone?» Sono loro quelli dietro le sbarre: gli animali che, anche se per poco, riescono a farci sentire intimamente coinvolti nella loro vita, quasi li si potesse comprendere nelle loro dinamiche bestiali all’interno di un contesto artificiale e fittizio come l’habitat dello zoo. Il sentimento d’angoscia nel vedere gli animali oltre le sbarre è quello che Luca Spadaro e Massimiliano Zampetti sono riusciti a ricreare abilmente nella loro versione dell’opera di Mayorga.

Una frase rimane dopo la visione dello spettacolo: «La volpe sa molte cose, il riccio una sola, ma importante.» Versi questi, che oltre che ad essere stati pronunciati dal poeta greco Archiloco, sono il migliore riassunto della pièce, retta abilmente dai quattro protagonisti. Le due coppie che si contendono il palcoscenico non potrebbero essere più diverse. Sul lato sinistro del palco, una moglie sofferente d’insonnia e ossessionata da programmi televisivi di poco valore culturale (Margherita Saltamacchia), assieme al marito (Matteo Ippolito) più interessato alla riparazione di piccoli oggetti piuttosto che al matrimonio minacciato dalla sua evidente incapacità di sfuggire al proprio senso di ingiustificata superiorità.

Come il riccio, scoprirà presto qualcosa di importante che lo renderà solo e assoluto “proprietario” della vita della seconda coppia, quella interpretata da Marco Bellocchio e Vanessa Korn: un uomo di grande talento – ecco la metafora della volpe – e di grande cultura costretto in un lavoro miserabile; e la sua compagna, traduttrice di romanzi scadenti. I due, situati nella parte destra del palco, sono infatti sprovvisti del permesso di soggiorno, quindi vulnerabili alle bizzarre richieste del frustrato vicino di casa, che instaura una dinamica ricattatoria per certi versi infantile.

Stabilita questa relazione di tensione, timore e disagio, la vicenda procede inesorabile verso un finale inaspettato e non del tutto comune, ma che non potrebbe essere più attuale in un’epoca dove l’istruzione, l’erudizione e la conoscenza sono tenuti in ostaggio dall’ordinarietà, dal bigottismo e dalla malizia di alcuni. Non è un caso la scelta di illuminare il palcoscenico con i colori della bandiera italiana; patria, al momento, del più controverso dibattito sull’immigrazione.

Con Marco Bellocchio, Matteo Ippolito, Vanessa Korn e Margherita Saltamacchia. Regia: Luca Spadaro e Massimiliano Zampetti; Scene: Eugenia Tartarelli; Costumi: Alberto Allegretti; Produzione: Teatro d’Emergenza, 2018

Romeo Gasparini

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